Archimede Olbia ruota dentata
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Ignorato lo studio su un reperto ritrovato a Olbia
Il genio di Archimede snobbato in Sardegna di Giovanni Pastore
http://www.giovannipastore.it/26-UNIONE_SARDA_10-09-2009.htm
Nel luglio 2006 è stato ritrovato a Olbia un frammento di un'antica ruota dentata che, dopo attente e scrupolose ricerche, è stato possibile attribuire al Planetario realizzato da Archimede di Siracusa. La sua importanza sta nel fatto che finora ci erano pervenute solo alcune opere scritte (codici A e B) attraverso trascrizioni e traduzioni greche, arabe e latine, e il Palinsesto di Gerusalemme (codice C), l'unico ancora in greco e che è ancora oggetto di studi negli Stati Uniti. Delle sue macchine, invece, non ci era pervenuto finora assolutamente nulla. Il reperto, e non stiamo parlando di un semplice pezzo di coccio, è quindi un contributo unico e inatteso per la conoscenza dell'attività di Archimede.
Il valore e l'importanza di una straordinaria scoperta come questa non sono stati, purtroppo, percepiti dal grande pubblico. Ma quello che è ancora più grave è che anche la classe politica e accademica dell'Isola, che dovrebbe essere la più interessata, è rimasta indifferente, nonostante i vari assessori, sindaco e presidenti di Regione e di Provincia e rettore universitario siano stati ampiamente informati con ogni mezzo: la notizia è stata completamente ignorata.
Anche l'Università di Sassari non ha fatto nulla per valorizzare e divulgare la scoperta. Pur comprendendo che gli aspetti scientifico-ingegneristici del genio di Archimede, che poi sono quelli per cui è stato grande, correlati con il reperto e dettagliatamente illustrati al convegno internazionale di Olbia (dicembre scorso) esulano dalle competenze degli storici-letterati dell'Africa Romana, tuttavia il lavoro è già stato lungamente esposto anche in altri convegni più pertinenti, risultando a tutti molto convincente e senza riscontrare alcun tipo di confutazione. È pur comprensibile che possano affiorare dubbi e perplessità di fronte a una notizia così eclatante, ma in tal caso storici e letterati chiedono chiarimenti e, se necessari, maggiori approfondimenti. Invece silenzio assoluto.
L'articolo de L'Unione Sarda del 20 marzo u.s., che trattava la notizia, ben circostanziato e definitivo, è stato inviato a centinaia di addetti ai lavori, in Italia e all'estero. Anche una tv americana ne ha dato notizia il 21 luglio scorso: in un solo giorno ci sono state centinaia di visite sul mio sito (www.giovannipastore.it) da tutto il Paese. Una troupe della televisione di Stato greca EPT mi ha anche intervistato sull'argomento. In effetti, le straordinarie conclusioni a cui io e l'archeologo Rubens D'Oriano siamo pervenuti all'unisono sono i risultati rivenienti da puntuali risultanze scientifiche, letterarie, storiche e archeologiche, tutte straordinariamente precise e concordanti.
Capisco che così si vanno a toccare i tasti dolenti dei potenti, a cui bisogna rivolgersi sempre con il cappello in mano e quindi "farli partecipi del banchetto", ma io sono un battitore libero, educato ma pur sempre senza padroni. Purtroppo questa è la cruda verità.
Non conosco le ragioni di questa indifferenza, anche se è noto a tutti che il mondo politico e accademico è costellato di menefreghismo, perché sono atti che non portano voti ai politici, o forse solo perché siamo di fronte a un frammento piccolo e insignificante, e non a una statua o un vaso di più immediata e pregnante presa sul grande pubblico. Ma non sempre ciò che è importante è anche appariscente e viceversa, tuttavia questi sono i risultati. Tutti si riempiono la bocca di cultura, ma quando si va nel concreto tutti si defilano o restano indifferenti, il che è peggio perché "il miglior disprezzo è la non curanza".
Sono grato a L'Unione Sarda per aver avuto l'audacia di pubblicare i miei articoli sulla pagina delle Scienze la primavera scorsa, pur con tutta la prudenza nell'asserire quanto risultato dalla ricerca, e solo alla fine di un lungo, meditato e sofferto percorso di studio.
Ognuno tende a mantenere saldo il proprio potere, anche a scapito della conoscenza di tutti. Mi sono ritrovato per caso in questo studio, che se vogliamo esula dalle mie ordinarie attività di "ingegneria moderna", ma, come recita un antico adagio, "dove c'è gusto non c'è perdenza". Mi ha spinto unicamente la curiosità: Giambattista Vico a ragione sosteneva che "la curiosità è figlia dell'ignoranza e madre della scienza". Ben lungi da me, quindi, la voglia di esibirmi, ma questo silenzio è troppo, soprattutto perché riguarda un pezzo della Storia della Scienza universale. Mi rendo conto che la storia è costellata di casi analoghi, ma non posso arrendermi o consolarmi col "mal comune mezzo gaudio".