Bruno Costanza
Costanza Bruno (Siracusa, 31 gennaio 1915 – Nicosia, 23 luglio 1943) è stata un'infermiera italiana, membro del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana e.
Figlia del Generale Francesco Bruno e della Baronessina Concettina Salomone, cadde in combattimento il 23 luglio 1943, durante le operazioni dello sbarco anglo-americano in Sicilia.
A causa di un bombardamento e mitragliamento veniva colpito l'ospedale di Nicosia, dove prestava assistenza come crocerossina. Pur ferita in modo grave, nascondeva il proprio stato, per prestare aiuto alla popolazione che affluiva all'ospedale; nonostante le cure per salvarla decedeva, perfettamente conscia della propria situazione.
A Costanza Bruno sono state attribuite dalla Croce Rossa internazionale il 12 maggio 1947 la medaglia Florence Nightingale, la più alta distinzione internazionale della Croce Rossa, la medaglia d'oro della Croce Rossa Italiana e la Medaglia di bronzo al valor militare. Le sue spoglie sono tumulate in una grande croce rossa all'interno della chiesa dedicata ai caduti di Siracusa, il Pantheon.
Costanza Bruno frequentò con ottimi risultati i corsi di infermiera volontaria e fu assidua in tutti gli ospedali delle città in cui veniva trasferito il padre Generale Francesco Bruno; da principio all’ospedale di Siracusa ed iniziata la guerra in quello di Palermo e poi in quello di Catania.
Aveva chiesto ed ottenuto il permesso di recarsi sui campi di battaglia ed esplicò la sua missione nelle corsie con umanità e sentito senso del dovere, ricercava tra gli ammalati ed i feriti quelli più gravi e meno assistiti, e soprattutto quelli non confortati da affetti intimi o prossimi alla morte, per alleviare loro il dolore.
Il padre Gen. Francesco Bruno, (1886-1976), pur pluridecorato, (era uno dei più giovani generali italiani), poco prima delle operazioni di sbarco alleato, nei primi mesi del 1943, era entrato in forte contrasto con il Comando Supremo dello Stato Maggiore, sostenendo l’evidenza di un prossimo sbarco anglo-americano e l’oggettiva impossibilità di potersi opporre, stante lo strapotere avversario, di fronte alle enorme penuria di mezzi italiana, rilevando il probabile, quanto del tutto inutile, spargimento di sangue. Essendo rimasto del tutto inascoltato, decideva, con coraggio, stante il regime e lo stato di guerra, di abbandonare dopo quaranta anni di servizio l’esercito, e veniva posto in congedo, il 16 febbraio del 1943.
Il precipitare degli eventi bellici (erano in corso, esattamente come paventato, le operazioni alleate per preparare lo sbarco in Sicilia), nel luglio del 1943, aveva consigliato la famiglia di allontanarsi da Siracusa per cercare più sicura dimora al centro dell’isola nella nativa Nicosia paese di origine della madre della giovane Costanza, Baronessina Concettina Salomone, ove tra l’altro la famiglia aveva il palazzo nobiliare.
Tuttavia spostatasi la battaglia rapidamente dalla costa all’interno, faceva affluire in quella cittadina un numero rilevantissimo di feriti fra i civili e le truppe in ritirata.
Stante la situazione sanitaria disastrosa, l’infermiera Costanza Bruno decideva di prestare la propria opera nel piccolo ospedale civile, male attrezzato, assieme ad un solo medico volontario, all’altra infermiera Maria Cirino e ad alcune donne volontarie del paese Per lunghissimi giorni non conobbe riposo dall’alba fino a tarda ora della sera, sempre sorridente e sempre felice del dovere compiuto. Quando la battaglia infuriava alle porte di Nicosia, il padre Gen. Francesco Bruno alle 8:00 di mattina del 22 luglio 1943, mentre la figlia, come al solito, si avviava all’ospedale, la pregava di fermarsi con gli altri parenti in un sicuro ricovero, ma otteneva solo un rifiuto, stante l’enorme numero di feriti che continuavano ad affluire al piccolo ospedale.
Alla fine della mattinata purtroppo un'incursione aerea bombardava, spezzonava e mitragliava la zona attorno all’ospedale, mentre Costanza Bruno era intenta con il medico e l’altra infermiera a prestare le cure ai feriti che sopraggiungevano.
A seguito dell’attacco, la sfortunata infermiera Maria Cirino rimaneva uccisa all’istante, mentre l’infermiera Costanza Bruno veniva colpita da una pallottola che le spezzava tre dita della mano sinistra, due schegge la colpivano al fianco ed una quarta alla tempia. Nonostante la gravità delle ferite, l’infermiera, rifiutava le cure ed invitava il medico a dedicarsi agli altri feriti che continuavano a giungere presso l’ospedale, sostenendo di sentirsi bene.
Avvertito il padre e sopraggiunto in seguito, Costanza cercava di tranquillizzarlo sostenendo trattarsi di cosa da poco e che le ferite non sembravano gravi.
Trasportata al posto di medicazione della vicina divisione, veniva medicata e venivano amputate tre dita, alla presenza dello zio medico Dr. Salomone, che assisteva.
La ragazza cercava di tranquillizzare i parenti anche se era cosciente della gravità delle ferite, dicendo con indifferenza che lo stomaco cominciava a gonfiarsi e ciò era un brutto segno. Sopraggiunta la madre straziata dal dolore, la giovane veniva avviata su consiglio dei medici nell’ospedaletto da campo di Mistretta, per essere operata.
Durante i quaranta chilometri di percorso mentre la battaglia si accaniva ed i bombardamenti si susseguivano, straziata dalle scosse e dal dolore, non ebbe un lamento per non affliggere il padre che la accompagnava chiedendo solo di tanto in tanto quando sarebbe arrivata. Nell’ospedale di Mistretta l’accogliva il tenente medico che aveva lavorato con lei a Siracusa, Dr. Emmolo; nella notte del 22/07/1943 la giovanissima infermiera veniva portata subito in sala di medicazione ove si rilevavano le ferite da schegge e si ravvisava la necessità di operare d’urgenza, ma non era possibile reperire un chirurgo tempestivamente. Quindi il padre si imbarcava in un'ambulanza sotto i bombardamenti correndo durante la notte per cercare un chirurgo che potesse operare.
Dopo poche ore il Gen. Francesco Bruno tornava all’ospedale desolato e solo: non esistevano chirurghi in tutto il territorio vicino. A questo punto si decideva di operare in loco con i mezzi che c’erano.
Dopo l’intervento, mentre cercavano di ricomporla nel letto, la ragazza disse ai medici di mentire al padre sulla situazione reale, confermando di essere pienamente cosciente del fatto che non sarebbe sopravvissuta che per qualche ora. Nonostante la consapevolezza della situazione, l’infermiera, alla presenza dei suoi, cercava di cambiare discorso con i medici, chiedendo informazioni sull’attività dell’ospedale, sulla sorte dei feriti che continuavano ad arrivare a decine, sia tra i soldati italiani e tedeschi che tra i civili.
Come promesso, i medici nascondevano la verità sulla situazione al padre che venne pietosamente rassicurato e gli venne consigliato di trasportare la giovane Costanza Bruno detta familiarmente Ninny, verso Nicosia. Il padre ne fu felice, ma non così la giovane ragazza che era perfettamente cosciente della sua imminente fine, sobbarcandosi anche lo strazio del viaggio di ritorno.
A causa dei bombardamenti, la famiglia con la ragazza dovette fermarsi e rifugiarsi in una grotta, mentre i cannoni tuonavano insistenti. Peggiorando visibilmente il suo stato, ed essendo impossibile a quel punto nascondere la verità, la giovanissima Costanza Bruno disse alla madre che quella era la morte che desiderava ed il Signore aveva esaudito le sue preghiere. Poco dopo spirava.
Religiosa nella sostanza più che nella forma seguiva in tutte le sue azioni il comandamento di amare il prossimo come se’ stesso. A suo nome è intitolato il salone di rappresentanza della Provincia Regionale di Siracusa, la sala conferenze della Provincia, numerose targhe sono state apposte in vari ospedali Siciliani ove l’infermiera aveva operato, ed alcune strade nelle città della Sicilia sono a lei intitolate.
FONTI: Archivio storico dell’Esercito in Roma. Fascicolo personale Gen. Francesco Bruno presso Ufficio Storico Stato Maggiore in Roma. Onorificenze Croce Rossa Italiana. Ufficio Onorificenze Valor Militare, Roma. Libro “Costanza Bruno” Editore Marchese Siracusa 1963. Il Giornale di Sicilia.
Costanza Bruno (Siracusa, 31 gennaio 1915 – Nicosia, 23 luglio 1943) è stata un'infermiera italiana, membro del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana e.
Figlia del Generale Francesco Bruno e della Baronessina Concettina Salomone, cadde in combattimento il 23 luglio 1943, durante le operazioni dello sbarco anglo-americano in Sicilia.
A causa di un bombardamento e mitragliamento veniva colpito l'ospedale di Nicosia, dove prestava assistenza come crocerossina. Pur ferita in modo grave, nascondeva il proprio stato, per prestare aiuto alla popolazione che affluiva all'ospedale; nonostante le cure per salvarla decedeva, perfettamente conscia della propria situazione.
A Costanza Bruno sono state attribuite dalla Croce Rossa internazionale il 12 maggio 1947 la medaglia Florence Nightingale, la più alta distinzione internazionale della Croce Rossa, la medaglia d'oro della Croce Rossa Italiana e la Medaglia di bronzo al valor militare. Le sue spoglie sono tumulate in una grande croce rossa all'interno della chiesa dedicata ai caduti di Siracusa, il Pantheon.
Costanza Bruno frequentò con ottimi risultati i corsi di infermiera volontaria e fu assidua in tutti gli ospedali delle città in cui veniva trasferito il padre Generale Francesco Bruno; da principio all’ospedale di Siracusa ed iniziata la guerra in quello di Palermo e poi in quello di Catania.
Aveva chiesto ed ottenuto il permesso di recarsi sui campi di battaglia ed esplicò la sua missione nelle corsie con umanità e sentito senso del dovere, ricercava tra gli ammalati ed i feriti quelli più gravi e meno assistiti, e soprattutto quelli non confortati da affetti intimi o prossimi alla morte, per alleviare loro il dolore.
Il padre Gen. Francesco Bruno, (1886-1976), pur pluridecorato, (era uno dei più giovani generali italiani), poco prima delle operazioni di sbarco alleato, nei primi mesi del 1943, era entrato in forte contrasto con il Comando Supremo dello Stato Maggiore, sostenendo l’evidenza di un prossimo sbarco anglo-americano e l’oggettiva impossibilità di potersi opporre, stante lo strapotere avversario, di fronte alle enorme penuria di mezzi italiana, rilevando il probabile, quanto del tutto inutile, spargimento di sangue. Essendo rimasto del tutto inascoltato, decideva, con coraggio, stante il regime e lo stato di guerra, di abbandonare dopo quaranta anni di servizio l’esercito, e veniva posto in congedo, il 16 febbraio del 1943.
Il precipitare degli eventi bellici (erano in corso, esattamente come paventato, le operazioni alleate per preparare lo sbarco in Sicilia), nel luglio del 1943, aveva consigliato la famiglia di allontanarsi da Siracusa per cercare più sicura dimora al centro dell’isola nella nativa Nicosia paese di origine della madre della giovane Costanza, Baronessina Concettina Salomone, ove tra l’altro la famiglia aveva il palazzo nobiliare.
Tuttavia spostatasi la battaglia rapidamente dalla costa all’interno, faceva affluire in quella cittadina un numero rilevantissimo di feriti fra i civili e le truppe in ritirata.
Stante la situazione sanitaria disastrosa, l’infermiera Costanza Bruno decideva di prestare la propria opera nel piccolo ospedale civile, male attrezzato, assieme ad un solo medico volontario, all’altra infermiera Maria Cirino e ad alcune donne volontarie del paese Per lunghissimi giorni non conobbe riposo dall’alba fino a tarda ora della sera, sempre sorridente e sempre felice del dovere compiuto. Quando la battaglia infuriava alle porte di Nicosia, il padre Gen. Francesco Bruno alle 8:00 di mattina del 22 luglio 1943, mentre la figlia, come al solito, si avviava all’ospedale, la pregava di fermarsi con gli altri parenti in un sicuro ricovero, ma otteneva solo un rifiuto, stante l’enorme numero di feriti che continuavano ad affluire al piccolo ospedale.
Alla fine della mattinata purtroppo un'incursione aerea bombardava, spezzonava e mitragliava la zona attorno all’ospedale, mentre Costanza Bruno era intenta con il medico e l’altra infermiera a prestare le cure ai feriti che sopraggiungevano.
A seguito dell’attacco, la sfortunata infermiera Maria Cirino rimaneva uccisa all’istante, mentre l’infermiera Costanza Bruno veniva colpita da una pallottola che le spezzava tre dita della mano sinistra, due schegge la colpivano al fianco ed una quarta alla tempia. Nonostante la gravità delle ferite, l’infermiera, rifiutava le cure ed invitava il medico a dedicarsi agli altri feriti che continuavano a giungere presso l’ospedale, sostenendo di sentirsi bene.
Avvertito il padre e sopraggiunto in seguito, Costanza cercava di tranquillizzarlo sostenendo trattarsi di cosa da poco e che le ferite non sembravano gravi.
Trasportata al posto di medicazione della vicina divisione, veniva medicata e venivano amputate tre dita, alla presenza dello zio medico Dr. Salomone, che assisteva.
La ragazza cercava di tranquillizzare i parenti anche se era cosciente della gravità delle ferite, dicendo con indifferenza che lo stomaco cominciava a gonfiarsi e ciò era un brutto segno. Sopraggiunta la madre straziata dal dolore, la giovane veniva avviata su consiglio dei medici nell’ospedaletto da campo di Mistretta, per essere operata.
Durante i quaranta chilometri di percorso mentre la battaglia si accaniva ed i bombardamenti si susseguivano, straziata dalle scosse e dal dolore, non ebbe un lamento per non affliggere il padre che la accompagnava chiedendo solo di tanto in tanto quando sarebbe arrivata. Nell’ospedale di Mistretta l’accogliva il tenente medico che aveva lavorato con lei a Siracusa, Dr. Emmolo; nella notte del 22/07/1943 la giovanissima infermiera veniva portata subito in sala di medicazione ove si rilevavano le ferite da schegge e si ravvisava la necessità di operare d’urgenza, ma non era possibile reperire un chirurgo tempestivamente. Quindi il padre si imbarcava in un'ambulanza sotto i bombardamenti correndo durante la notte per cercare un chirurgo che potesse operare.
Dopo poche ore il Gen. Francesco Bruno tornava all’ospedale desolato e solo: non esistevano chirurghi in tutto il territorio vicino. A questo punto si decideva di operare in loco con i mezzi che c’erano.
Dopo l’intervento, mentre cercavano di ricomporla nel letto, la ragazza disse ai medici di mentire al padre sulla situazione reale, confermando di essere pienamente cosciente del fatto che non sarebbe sopravvissuta che per qualche ora. Nonostante la consapevolezza della situazione, l’infermiera, alla presenza dei suoi, cercava di cambiare discorso con i medici, chiedendo informazioni sull’attività dell’ospedale, sulla sorte dei feriti che continuavano ad arrivare a decine, sia tra i soldati italiani e tedeschi che tra i civili.
Come promesso, i medici nascondevano la verità sulla situazione al padre che venne pietosamente rassicurato e gli venne consigliato di trasportare la giovane Costanza Bruno detta familiarmente Ninny, verso Nicosia. Il padre ne fu felice, ma non così la giovane ragazza che era perfettamente cosciente della sua imminente fine, sobbarcandosi anche lo strazio del viaggio di ritorno.
A causa dei bombardamenti, la famiglia con la ragazza dovette fermarsi e rifugiarsi in una grotta, mentre i cannoni tuonavano insistenti. Peggiorando visibilmente il suo stato, ed essendo impossibile a quel punto nascondere la verità, la giovanissima Costanza Bruno disse alla madre che quella era la morte che desiderava ed il Signore aveva esaudito le sue preghiere. Poco dopo spirava.
Religiosa nella sostanza più che nella forma seguiva in tutte le sue azioni il comandamento di amare il prossimo come se’ stesso. A suo nome è intitolato il salone di rappresentanza della Provincia Regionale di Siracusa, la sala conferenze della Provincia, numerose targhe sono state apposte in vari ospedali Siciliani ove l’infermiera aveva operato, ed alcune strade nelle città della Sicilia sono a lei intitolate.
FONTI: Archivio storico dell’Esercito in Roma. Fascicolo personale Gen. Francesco Bruno presso Ufficio Storico Stato Maggiore in Roma. Onorificenze Croce Rossa Italiana. Ufficio Onorificenze Valor Militare, Roma. Libro “Costanza Bruno” Editore Marchese Siracusa 1963. Il Giornale di Sicilia.
Da galleria roma
Crocerossina, nasce il 25 gennaio del 1915. Nel 1935 decide di entrare nelle file della Croce Rossa Italiana come infermiera volontaria e comincia cosi a prestare la propria opera presso il nosocomio aretuseo. Per una ragazza di soli vent'anni, questo sarebbe già motivo di ammirazione, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale, Costanza Bruno chiede e ottiene di impegnarsi addirittura sul fronte. Muore il 23 luglio del 1943 e la sua indole umanitaria e il coraggio indomito vengono premiati con più medaglie dall'esercito e dalla Croce Rossa. Dal 1948, le sue spoglie sono conservate nel Pantheon di Siracusa.
Costanza Bruno
di Maria Galizia
Come si può, in un momento politico cosi delicato come quello attuale, quando le sorti del mondo sono nelle mani e nella volontà dei potenti della terra, non ricordare la dolce ed eroica figura di una fanciulla siracusana che si oppose con tutta se stessa alla guerra, non sventolando bandiere arcobaleno o partecipando a marce di pace, bensì offrendosi volontaria a lenire con le sue mani e con il suo indomito coraggio, le tante ferite fisiche e psicologiche che ogni guerra, assurda e beffarda, scava nel corpo e nell'animo degli uomini che di essa ne sono i protagonisti, seppur più o meno consapevoli e responsabili. Del resto, tutta la breve vita di Costanza Bruno, fu legata agli eventi bellici della nostra nazione, come un triste e fatidico presagio didolore e di morte.
Costanza nacque il 31 gennaio 1915, durante la prima guerra mondiale e il crepitare delle mitraglie ed il fischio delle bombe furono le sue prime sensazioni sonore. Fin da bambina, manifesto un intelligenza precoce, viva, attenta e curiosa di tutto, anche se la sua infanzia fu rattristata dall'assenza continua del padre in guerra e dalle tante sofferenze che la circondavano. Con gli anni, affinò il dono naturale di osservazione e di partecipazione emotiva verso gli altri, rendendosi cara a tutti, ricercata ed amata da piccoli e grandi per le sue chiare doti di bontà, d'amore, d'abnegazione per tutti, ma soprattutto per gli afflitti ed i diseredati.
Ad essi, donava tutto quanto aveva: dalle sue vesti, agli oggetti più cari, ai suoi piccoli risparmi. In casa, fu figlia obbediente, remissiva, affettuosa, prodigandosi per la madre ammalata e per la sorella più volte operata e sofferente. Non ancora ventenne, ebbe la sua prima ed unica delusione sentimentale che la fece soffrire molto ma che rinsaldo, nel con-tempo, la sua grande forza di perdono e di apertura verso gli altri.
Frequento con profitto i corsi di infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana ed inizio cosi il suo volontariato nelle corsie dell'ospedale di Siracusa prima, di Palermo e Catania dopo, dove la famiglia si era trasferita per seguire il padre in servizio. Per aiutare i nostri soldati in guerra, chiese con insistenza ed ottenne il permesso di recarsi sui campi di battaglia. Qui, fra le corsie dei feriti, modesta e silenziosa, esplico la sua missione con alto senso umanitario accostandosi più volentieri agli ammalati ed ai feriti più gravi di cui confortava e leniva non solo le piaghe fisiche, ma anche le sofferenze morali, trovando sempre il tono adatto e la parola giusta capace di recare sollievo e conforto.
Era amata da tutti: malati, medici, colleghi che operavano attorno a lei tanto da essere chiamata "la piccola fata". Era sempre presente, sempre al capezzale dei sofferenti, instancabile, indomabile. Intanto il precipitare degli eventi bellici, aveva consigliato
la famiglia Bruno ad allontanarsi da Siracusa, per cercare più sicurezza al centro dell'Isola, nella originaria Nicosia. Qui in un piccolo ospedale civile, male attrezzato e con un solo medico, Costanza continuo a prestare la sua opera d'amore e di conforto ai tanti feriti delle truppe in ritirata. Per lunghi giorni non conobbe riposo, spendendosi tra i feriti, dall'alba fino a tarda sera, sempre sorri-dente, sempre felice del dovere compiuto. La sua giovane e delicata mano, si posava confortevole e pietosa sulla fronte dei moribondi per una carezza materna, per un istante di comunione all'assurda sofferenza della guerra.
II 21 luglio 1943, alla vigilia della sua morte, lavo la bocca cancrenosa ad un giovane soldato morente, sussurrandogli dolci parole. II povero giovane, non potendo parlare, la ringrazio con un ultimo profondo sguardo. Dopo due gironi dovevano riposare accanto, nella nuda e fredda terra del cimitero di Nicosia. II 22 luglio, mentre la battaglia infieriva alle porte di Nicosia, una violenta incursione aerea bombardò e mitragliò la zona attorno all'ospedale. Costanza, intenta come sempre a soccorrere i feriti, venne raggiunta da una pallottola che le spezzo tre dita della mano sinistra e da alcune grosse schegge che la colpirono profondamente alla coscia ed all'addome. Trasportata nel posto di medicazione di una vicina Divisione, si fece amputare le dita senza emettere un lamento.
Per la gravità della ferita all'addome venne trasportata con un ambulanza nell'ospedale da campo di Ristretta per essere operata urgentemente. Prima di partire, pregò una sua arnica e parente, la signorina Beritelli, di porgere il suo ultimo e devoto saluto all'Ispettrice Nazionale delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana: Principessa Maria losè di Savoia.
Durante i quaranta chilometri di percorso, mentre fuori la battaglia infuriava ed i bombardamenti si susseguivano incessanti, straziata dalle scosse e dal dolore, non ebbe un lamento, una lacrima, un grido, per non affliggere ancora oltre il padre che l'accompagnava. Ma l'ospedale di Ristretta non disponeva di un chirurgo ed inutilmente il padre disperato, corse dietro alle truppe in ritirata verso Messina per cercarne qualcuno. Venne riportata a Mistretta e da qui a Nicosia, dove in una grotta di ricovero, mentre i cannoni tuonavano insistenti, si spense serenamente circondata da parenti e da estranei. Dopo cinque anni di riposo nella nuda terra del cimitero di Nicosia, per desiderio della famiglia e della Croce Rossa Italiana, comitato di Siracusa, per concessione degli Amministratori della città Aretusea, la salma venne accolta ed inumata definitivamente al Pantheon, dove riposa tutt'ora, esempio umile e luminoso di come alla follia della guerra si possa rispondere immolando la propria giovinezza e, al vento dell'odio, si possa riparare con quello più forte dell'amore e del supremo sacrificio della vita. Alla sua memoria sono state conferite:
- La medaglia Florence Nightingale, la più alta distinzione internazionale della Croce Rossa, istituita a Washington nel maggio del 1912.
- La medaglia d'oro della Croce Rossa Italiana come fulgido esempio dei più nobili sentimenti di pietà e di altruismo nonché simbolo degli ideali di fraterna solidarietà della C.R.I.
- La medaglia di bronzo al valor militare per aver svolto durante la guerra la sua volontaria missione con intelligenza ed abnegazione fino al sacrifico supremo della vita.
La città di Siracusa ha voluto onorare la memoria della crocerossina Costanza Bruno, dedicando a lei una importante via cittadina, mentre la Provincia Regionale di Siracusa ha intitolato al suo nome il salone di ricevimento. Oltre a Siracusa, anche la città di Palermo ha reso omaggio al gesto eroico della infermiera volontaria dedicandole una stele che si trova presso il corpo militare e recentemente e stata scoperta una lapide in sua memoria presso una piazza di un quartiere popolare della città capoluogo, eretta su un terreno confiscato alla mafia.