Lo Surdo Antonio
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Lo Surdo, padre (discusso) della geofisica italiana
L’editore Springer Franco Foresta Martin
PIERO BIANUCCI
Finalmente una buona notizia. E’ un po’ come se una persona che all’anagrafe risulta di 65 anni scoprisse che è più giovane di un anno: da 65 a 64 non fa una gran differenza, ma è sempre meglio un anno in meno che uno in più. Possiamo dire la stessa cosa, fatte le debite proporzioni, della nostra Terra: uno studio appena uscito sulla rivista “Nature Geoscience” ci racconta che il nostro pianeta si formò in appena 30 milioni di anni e non in 100 come finora si riteneva. L’età scende quindi da 4,467 miliardi di anni a 4,537.
Il risultato porta la firma di John Rudge dell’Università di Cambridge e si fonda sul confronto quantitativo tra isotopi di elementi chimici terrestri e gli stessi isotopi trovati nelle meteoriti tenendo conto del loro tempo di decadimento. La conclusione finale è che i due terzi del materiale che forma il nostro pianeta si aggregò in un tempo molto breve; a questa fase convulsa seguì un accrescimento molto più lento.
Con la ricerca di Rudge siamo davvero alle radici prime della geofisica, scienza che ho sempre trovato affascinante anche e soprattutto in quanto la sento come un capitolo speciale dell’astronomia: in fondo, la Terra è essenzialmente un pianeta, e quello più vicino a noi.
Che poi lo studio di questo nostro pianeta si articoli in tante discipline diverse come meteorologia, climatologia, glaciologia, oceanografia, sismologia, geomagnetismo e tante altre, aggiunge altro fascino e interesse. Lo sviluppo della teoria della deriva dei continenti elaborata da Wegener all’inizio del Novecento nella moderna “tettonica a placche” ha inoltre fornito un grande paradigma scientifico che ha permesso, negli ultimi cinquant’anni, di inquadrare in modo unitario molti fenomeni geofisici apparentemente lontani, ponendosi nelle geoscienze un po’ come il Modello Standard rispetto alla fisica delle particelle, l’evoluzionismo rispetto alla biologia e la relatività rispetto alla cosmologia.
Le geoscienze in Italia funzionano bene. L’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha una produzione tra le migliori e più abbondanti al mondo, e nonostante le solite difficoltà di finanziamento (c’è stato il rischio che con la manovra Tremonti appena approvata scomparisse fagocitato nel Cnr insieme con l’Inaf e altri importanti istituti) opera con strumenti d’avanguardia. Tanto per fare un esempio, è in corso nelle profondità del mar Tirreno, dove sorge il vulcano sommerso Marsili, una campagna con sensori sismici Gualp e sensori di pressione Dpg (Differential Pressure Gauge). Ricordiamo che il Marsili è il vulcano più grande d’Europa e tra le più notevoli strutture vulcaniche sommerse del mondo.
Ma quali sono le origini della geofisica italiana? E’ questo il tema del libro che hanno appena pubblicato presso l’editore Springer Franco Foresta Martin (foto), geochimnico e firma autorevole del giornalismo scientifico, e Geppi Calcara, studiosa dell’Archivio Centrale di Stato.
“Per una storia della geofisica italiana””, questo il titolo, è un lavoro di grande interesse per i documenti inediti sui quali si fonda. Ripescati talvolta fortunosamente nel Fondo Cnr custodito all’Archivio centrale di Stato e nell’archivio storico dell’Ing, lettere, pubblicazioni, documenti amministrativi hanno illuminato un capitolo poco noto della ricerca italiana e ridisegnato la figura di uno scienziato, Antonino Lo Surdo, fino a ieri liquidato troppo sbrigativamente.
L’Istituto nazionale di Geofisica nasce nel 1936 quasi dal nulla. All’epoca esisteva soltanto un modesto Ufficio centrale di Meteorologia e Geodinamica che risaliva al 1887. Il Cnr era stato da poco riformato e dal 1927 stava sotto la guida di Guglielmo Marconi, premio Nobel nel 1909 per aver inventato la “telegrafia senza fili”, scienziato assunto dal fascismo come una propria bandiera. A guidare l’Istituto nazionale di geofisica fu chiamato Antonino Lo Surdo, uomo ben inserito nel regime e gradito a Mussolini, circostanze che tuttavia non dovrebbero condizionare il giudizio sul suo lavoro scientifico, come invece è spesso avvenuto. Certo a giocare negativamente hanno contribuito anche il suo carattere controverso, l’attaccamento alla poltrona della presidenza Ing fino al 1949 e, negli Anni 30, le ostilità tra Lo Surdo ed Emilio Segré e il grande gruppo di fisici riunito sotto la guida di Enrico Fermi nell’Istituto di via Panisperna a Roma.
E’ comunque un atto di giustizia quello che compie Franco Foresta Martin ricordando i notevoli contributi scientifici di Lo Surdo, a cominciare da quello che lo portò a sfiorare il premio Nobel per la fisica che fu invece poi conferito nel 1919 a Johannes Stark per la scoperta, nel 1913, dello sdoppiamento delle righe spettrali sotto l’azione di un campo elettrico, fenomeno analogo all’effetto Zeeman dovuto al campo magnetico. Sulla base dei documenti, Foresta Martin ribadisce la priorità di Lo Surdo, che tuttavia fu poi esitante nel comunicare i suoi risultati, favorendo così il sorpasso del fisico tedesco. Magra consolazione, Garbasso si prodigò poi perché la scomposizione delle righe spettrali sotto campo elettrico venisse chiamato “Effetto Stark-Lo Surdo”.
Rimangono in ogni caso, nel campo geofisico, altri indiscussi contributi che vanno dalla costituzione della rete sismica italiana all’oceanografia, ai raggi cosmici, aglki studi sulla ionosfera. Il tutto riassumibile in due cifre: quasi 200 lavori pubblicati in 12 anni.
DA WIKIPEDIA
Antonino Lo Surdo (Siracusa, 4 febbraio 1880 – Roma, 7 giugno 1949) è stato un fisico italiano.
Biografia Fu professore di fisica superiore all'Istituto di Fisica di Roma dal 1919 di cui divenne direttore alla morte di Mario Orso Corbino, nel 1937.
Studioso di fisica terrestre, si occupò anche di sismologia e di geofisica quando il terremoto di Messina del 1908 lo privò di tutti i suoi parenti più vicini, tranne il fratello. Contribuì alla fondazione dell'Istituto Nazionale di Geofisica appoggiato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, quando ne era Presidente Guglielmo Marconi.
Il suo nome però resta legato alla scoperta (realizzata indipendentemente anche da Johannes Stark) nel 1913 dell'effetto di un campo elettrico sullo spettro di emissione di un gas, noto come effetto Stark-Lo Surdo (conosciuto al di fuori dall'Italia semplicemente come effetto Stark). La sua scoperta contribuì notevolmente allo sviluppo della teoria quantistica. Poco dopo, sia Stark che Lo Surdo rigettarono gli sviluppi della fisica moderna e aderirono ai programmi politici e razziali della Germania di Hitler e a quelli promossi in Italia da Mussolini.
Antonino Lo Surdo (Siracusa, 1880– Roma, 1949) è il fondatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica. Conosceva bene la materia, anche per motivi personali. La sua famiglia era stata completamente distrutta dal terremoto di Messina del 1908, che lui poi aveva a fondo studiato.
Dopo la laurea, dirige a Firenze l’osservatorio di geofisica, diventa professore di fisica superiore a Roma nel 1919. Alla morte di Orso Mario Corbino, nel 1937, diventa direttore dell’Istituto presso cui lavorano Enrico Fermi e i “ragazzi di via Panisperna”. Emilio Segré e Laura Capon, la moglie di Fermi, scriveranno, anni dopo, che – a differenza di Corbino – Lo Surdo è un nemico della “nuova fisica” di Fermi.
Recenti ricostruzioni caratterizzano un uomo è meno nemico della “nuova fisica” di quanto i due autorevoli testimoni che abbiamo citato lasciano trasparire. Ha certo un carattere burbero. È e si sente in competizione con Fermi, ma non è un nemico irriducibile né del gruppo di fisici nucleari che lavora a via Panisperna né della fisica che essi studiano. E, infatti, collabora in maniera attiva con Gilberto Bernardini allo sviluppo delle ricerche sui raggi cosmici.
Tuttavia egli è coinvolto con il regime fascista. Anche nei momenti più bui, quando –per esempio – Mussolini vara le leggi razziali non esita a mostrare un certo zelo, impedendo al grande matematico Guido Castelnuovo di accedere alla biblioteca dell’Istituto di Fisica perché ebreo. In ogni caso è dal regime fascista che è nominato alle sue numerose cariche da dirigente.
Alla fine della guerra non subirà l’epurazione. Anche se sarà momentaneamente sospeso dall’Accademia dei Lincei, per poi essere riabilitato (con voto favorevole di Castelnuovo). Molti, tuttavia, non lo guarderanno con simpatia. E alla sua morte, nel 1949, ci sarà una certa difficoltà a trovare che lo commemori alla libera Accademia fondata da Cesi.
Dal punto di vista scientifico Antonino Lo Surdo è fisico sperimentale di gran vaglia, forse persino meritevole di un Nobel per aver messo a punto una tecnica di scomposizione delle righe spettrali in maniera indipendente, ma analoga a quella di Johannes Stark (un fisico tedesco insignito del Nobel e poi fervente nazista).
Io credo che molto della vita e dell’opera di Lo Surdo sia stata trascurata e non sufficientemente riconosciuta.
Giorgio Salvini