Naucellio Giunio - Siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Naucellio Giunio

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Naucèllio (lat. Naucellius), Giunio (o Giulio), a cura di Franzo Migliore


Franzo Migliore (1946), netino di nascita e siracusano di adozione, si è laureato in Lettere classiche discutendo una tesi su Clemente Alessandrino di cui ha tradotto il Quis dives salvetur? Ha insegnato Italiano e Latino nei Licei e ha collaborato con le cattedre di Storia del Cristianesimo e di Storia della Chiesa Antica della Facoltà di Lettere dell'Università di Catania. Ha insegnato altresì presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "San Metodio" di Siracusa e collaborato con la rivista di studi mariani "Theotokos". E autore, per l'editore Rubbettino, di una Introduzione al Nuovo Testamento (1992) e, per la casa editrice romana "Città Nuova", ha tradotto dal greco, nella collana "Testi patristici", alcune opere di Eusebio di Cesarea - Teologia ecclesiastica (1998), Storia Ecclesiastica (2 voli., 2001, in collaborazione), Dimostrazione evangelica (3 voli., 2008) e Preparazione evangelica (3 voli., 2012) — e il Protrettico ai Greci di Clemente Alessandrino (2004).

Tratto da: NAUCELLIO in "Enciclopedia dell' Arte Antica" (treccani.it)
Naucèllio (lat. Naucellius), Giunio (o Giulio). - Letterato (circa 310-405 d. C.) della cerchia di Simmaco, nativo di Siracusa, ma trasferitosi a Roma in gioventù. Autore di una riduzione in latino di un libro greco sulle costituzioni e di alcune poesie ed epigrammi. Fu letterato di gusto classicistico, alieno da ambizioni politiche, fedele al paganesimo, uno dei rappresentanti della rinascita pagana della seconda metà del 4º sec.

NAUCELLIO (Naucellius). Iunius o Iulius Naucellius, nato a Siracusa, venne da giovane a Roma dove sposò una Sabina, da cui ebbe il figlio Sabino; di altri figli parla Simmaco (Epist., iii, 14) che indirizza alcune lettere a N. intorno al 400 d. C. Il poeta aveva praedia a Spoleto. Della morte del poeta si ha notizia in Simmaco (Epist., ix, 50).

Poeta romano che fu ritratto settantenne, intorno al 375-380 d. C., dal pittore Lucillus (v. vol. iv, p. 721), quadro che lo stesso poeta descrive in uno dei suoi epigrammi (Naucelli, Epigrammata Bobiensia, 8, 1 ss.).

bibliografia
Bibl.: Munari, Epigrammata Bobiensia, II, Roma 1955, p. 23 ss.; S. Mariotti, in Annali Scuola Norm. Sup. di Pisa, serie II, 27, 1958, p. 123 ss.; id., in Pauly-Wissowa, Suppl. IX, 1962, cc. 390-391; 411-415; anche W. Speye, Naucellius und seine Kreis, Monaco 1959, p. 66.
Fino alla metà del secolo scorso Naucellio era poco più che un semplice nome, uno dei tanti destinatari di alcune lettere del celebre senatore romano Quinto Aurelio Simmaco dalle quali si ricavavano poche frammentarie notizie sulla vita e l'attività del siracusano. Nel 1950 il filologo romagnolo Augusto Campana ritrovò, all'interno di un codice umanistico miscellaneo, custodito nella Biblioteca Vaticana e appartenuto al celebre umanista Angelo Colocci, la copia di una raccolta di 71 componimenti poetici latini che, nel 1493, erano stati scoperti, nel monastero di Bobbio, in un manoscritto di cui, negli anni successivi, si erano perse le tracce. La raccolta, nota a partire da quel momento col nome di Epigrammata Bobiensia, ha dato modo agli studiosi di poter conoscere meglio la figura e la personalità del fino ad allora semisconosciuto poeta siracusano tardoantico. Rivolgendosi a un pubblico di non specialisti e in un linguaggio semplice e chiaro, l'autore affronta alcuni dei numerosi problemi posti dalla raccolta e analizza, traduce e correda di note illustrative sia gli epigrammi attribuibili a Naucellio sia le lettere indirizzategli dall'amico Simmaco.

Il professor Franzo Migliore riporta alla luce un letterato siracusano misconosciuto che faceva parte di un cenacolo di intellettuali pagani della romanità classica

PAOLO FAI
La pandemia e il duro lockdown che ri hanno inchiodato in casa per alcuni mesi dal 10 marzo del 2020 sono all'origine di una felice ri coperta filologica da parte di Franzo Migliore, siracusano, già professoredi Italiano e latino nei Licei e traduttore di alcune opere di Eusebio di Cesarea per la casa editrice "Città Nuova".
Nel periodo del confinamento casalingo, Migliore, girovagando per le sconfinate praterie di Internet, si im batté nell'articolo del prof. Angelo Luceri dai titolo "Un poeta siracusano misconosciuto: Nauceilìo a sessant'anni dalla scoperta degli Epigram mata Bobiensia". Incuriosito. Migliore cominciò a discuterne con alcuni a mici, tra cui il compianto prof Nello Amato, allora presidente della Società Siracusana di Storia Patria, e a fare delle ricerche per sapere qualcosa di più su quel suo lontano e a lui ignoto concittadino, l'opuscolo, apparso ora 'Naucellio Un siracusano Senatore di Roma e poeta misconosciuto". (Algra editore 2022,12 euro, pp 114), costituisce l'approdo di quelle ricerche sagaci e puntuali su un personaggio, lunio (o lulio) Naucellio, che, in un verso dell'epigramma 8, ci fa sapere che furono «siracusani mio padre, mia madre e la mia patria; ebbi la lingua del Lazio». Fu anche «senatore di Roma e poeta che, fino alla metà del secolo scorso, era noto solo a una ristretta cerchia di studiosi dell'età tardo-antica per essere destinatario di alcune lettere del celebre senatore romano Quinto Aurelio Simmaco»
Il fatto che Naucellio fosse amico di Simmaco gli conferisce una dignità storica di tutto rispetto, perché il senatore Simmaco (304-402/3) fu un personaggio di spicco del tardo IV secolo, quando ingaggiò una vivace disputa con l'imperatore Graziano che, nel 382. sotto la forte influenza di Ambrogio, aveva emanato una serie di provvedimenti contro il paganesimo e, in particolare, aveva fatto rimuovere l'altare della Vittoria dall'aula delle riunioni del senato di Roma (nella famosa "Relatio Terna" all'imperatore, Simmaco scrisse una frase, diventata anch'essa famosa, ispirata alla tolleranza religiosa: «Non per una sola via si può giungere a un cosi grande mistero», cioè a Dio}
Naucellio (305-400 circa) faceva dunque parte di un cenacolo di Intellettuali e di poeti pagani che si inserivano nella tradizione letteraria classica ed ellenistica e della romanità classica e tardo-antica (dall'Antologia Palatina a Catullo e Orazio, da Ovidio a Marziale, da Lucrezio e Virgilio a Claudiano e Rutilio Namaziano. Il suo era però «poco più che un semplice nome finché, nel 19S0, il famoso filologo romagnolo Augusto Campana non scoprì, all'interno di un codice umanistico della prima metà del XV! secolo. la copia di un manoscritto medievale che si riteneva irrimediabilmente perduto e nel quale sono contenuti almeno otto epigrammi sicuramente attribuibili a Naucellio», dei 71 di cui consta quella raccolta di epigrammi, che furono poi chiamati "E pigrammata Bobiensia". dal monastero  di Bobbio in cui furono scoperti.
Se F Munari, l'autore, nel 1955 della "editio princeps". attribuisce a Naucellio la paternità di S6 epigrammi non tutti gli studiosi ne sono convinti Tra questi, alcuni filologi insigni de! Novecento da Weinretch a Giusto Monaco, da Luca Canali a Paul Veyrw da Sabbadini a Schmid e Scevola Mariotti Anche i giudizi sulle poesie di Naucellio oscillano: se per Giusto Monaco è un sempice letterato che ci ha lasciato  delle esercitazioni letterarie spesso garbate e gradevoli, ma nulla di più» per Canali Naucellio è poeta colto e raffinato».
Più sfumato il giudizio di Migliore per il quale gli aperna 49 versi attribuibuitigli dai critici con certezza e per di più, tutti composti quando era avanti negli anni rivelano la tempra del vero poeta sopra tutto negli epigrammi più intimi e personali quelli autobiografici, nei quali in uno stile semplice ma al tempo stesso ricercato ricco di echi dei suoi autori prediletti ci ha lasciato di sè l'immagine di un personaggio discreto e riservato, sobrio e modesto al punto di non dire mai di essere stato senatore romano, alieno dal desiderio irrefrenabile, allora come oggi di fare carriera.
Ritiratoti da Roma nella tenuta di campagru presso Spoleto, ebbe in sorte di giungere alla veneranda età di 95 anni, padrone di se fino alla fine, anche se, com confessa nei vv.5-10 del bell' epigramma 9 indirizzato al dio Saturno < ora varcata la soglia della tua quarta rivoluzione/ ho ceduto e nulla resta del vigore di un tempo. Nondimeno aiutami benevolo e, se e possibile. pur vecchio. restituiscimi un po dell'antico vigore/ oppure liberami subito dalla tarda vecchiaia poter distendere le membra in una morte serena.



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