antica ferrovia - Siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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antica ferrovia

R > Raciti Giovanni
Quando il treno passava sugli scogli......


Premessa:

Mettendo sulla bilancia anche la bellezza del percorso, i ricordi e il fascino del viaggio in treno: abbiamo guadagnato o perso avendo scelto la la via della logistica e la razionalità moderna del nuovo percorso?
Si, capisco: la sosta davanti al passaggio a livello, la cintura di ferro che tagliava in due la città, il traffico bloccato, tutto quello che volete, ma quando ancora in qualche paese della Calabria o della Sicilia, sono costretto a sostare davanti a un passaggio a livello chiuso, non posso che essere felice.
Ma torniamo al racconto:
...questo era per me un posto magico e lo ricordo con commozione perchè ero bambino.
A fianco alla ferrovia scorreva, parallelo, il classico sentierino largo mezzo metro che serviva ai cantonieri in bicicletta per il controllo della linea.
Io e i compagnetti che condividevano con me la voglia di scoperta e di avventura, solevamo, nelle belle giornate d'estate, fare una piccola carovana con le bici. Cinque o sei ragazzetti al massimo, in fila indiana, percorrevamo la rotaia sino a spingerci in posti mai visti. Ci portavamo da bere e da mangiare e scomparivamo per un giorno intero. Ricordo viva, l'emozione di scoprire scorci nuovi, paesaggi nuovi. L'Isola di Magnisi, mai vista prima, ci lasciò tutti ammutoliti. Dall'alto di Santa Panaghia, sul mare blu, senza impianti...
Ma poi....qualche cantoniere ci fece la spiata e mio padre minacciò di togliermi la bici....anzi la bicicletta.
Quando, lungo il cammino, sentivamo arrivare la vaporiera ci scostavamo un pochino dal binario ma non tanto da non essere avvolti dal fumo e dagli sbuffi bassi, orizzontali del pistone e delle valvole...era bellissimo. Difficile descrivere le sensazioni. Un misto di paura, emozione, stupore, soddisfazione. Una esperienza che si poteva fare solo li, col treno in corsa e a distanza ravvicinata. (in stazione usciva poco vapore)
L'odore del treno a vapore...il fumo bianchissimo contro la locomotiva nera, minacciosa che si liberava dalle nuvole bianche per riapparire sempre dominante, potente. Vista dal basso ci sembrava un mostro. Il terreno sussultava sotto di noi. Suoni e profumi che rimangono per tutta la vita. Era così che si cercava "lo sballo" ai miei tempi...
La mia casa era di fianco alle rotaie, circa 15 metri, al di là di un muro. Quando passava il treno, di notte, la mia casa tremava, i vetri vibravano, io mi affacciavo e vedevo solo i nuvoloni bianchi turbinosi, le faville rosse della caldaia che li illuminavano nella notte e il rumore assordante che si allontanava. Così tutte le sere verso le 11 io aspettavo il mio piccolo vulcano che mi scuoteva e incantava. Andava al nord, dove poi anch'io sarei andato...
Davanti a casa mia c'era un casello (la nipote del casellante Italia...chissà se è su FB..), il successivo sarebbe stato quello di Santa Panaghia. In quel preciso punto evidentemente iniziava una impercettibile salita e la vaporiera regolarmente accelerava. Sentire una macchina a vapore che repentinamente accelera i suoi battiti mentre dormi è impressionante...tante volte ho sognato questo come un incubo.
Quando passava in questi canyon scavati nella roccia, da lontano, nella campagna, si vedeva la scena irreale e silenziosa del solo fumo che camminava uscendo dal taglio nella roccia. Poi improvvisamente, come se sbucasse dalla terra, appariva imponente anche la locomotiva che se lo portava dietro rigenerandolo sempre nuovo, bianco, candido e vaporoso.
Quando dal nord arrivavo a Siracusa, già all'altezza di Augusta mi guadagnavo un bel posto al finestrino e mi ubriacavo di ricordi, di commozione e del fumo sporco della vaporiera che quasi mi impediva di tenere gli occhi aperti.
Il treno correva veloce e tra un pieno e un vuoto riconoscevo gli scogli, le insenature...tuuu...tuuuu, dopo una dolce curva a destra appariva, splendida, unica, come in sogno, Ortigia; poi il mio treno si infilava nuovamente nel corridoio chiuso pieno di capperi appesi alle rocce, il vento della corsa, il vapore e lo sferragliare, in quelle strettoie aumentavano, come i miei battiti, ma dovevo stare più attento...in una frazione di secondo avrei visto la mia casa e qualche volta i miei genitori appostati fuori che agitavano le braccia.
I miei ricordi si riferiscono ai giorni della lacrimazione della Madonnina.
Migliaia di persone assiepate nella piazza coperta per l'occasione con tettoie provvisorie. Gli altoparlanti diffondevano il S.Rosario perpetuo che si recitava in continuazione, intervallato da S.Messe all'aperto. Il treno, che passava dentro la città, si fermava lì per alcuni secondi e chi era a bordo, dall'alto del ponte, vedendo questa scena di intensa devozione, si segnava e pregava. Poi a passo d'uomo il treno raggiungeva la stazione distante ancora qualche centinaio di metri ma senza emettere i classici fischi di arrivo per rispetto all'ambiente sacro e accorato del momento.
Adesso, tutti gli anni, percorro in bici, avanti e indietro questa bella pista ciclabile ripensando alla mia infanzia nella città più bella del mondo che lascia un segno profondo nel cuore di ogni vero siracusano. Questo racconto è per i veri amici, quelli della mia età che possono capire e, se ne sono rimasti, per quelli della bicicletta.
(Nella nostra carovana lungo il sentierino c'era SEMPRE anche Angelo C. mite, silenzioso, buono)


 



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