Guido Silvio - Siracusani

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Guido Silvio

G
 
Dante Piazza ricorda

 
 
 
Zio Silvio Guido. Così lo chiamavamo in famiglia per la particolare affezione che lo legava, prima in gioventù, a mio padre e, via via, a tutti gli altri componenti. Apparteneva alla schiera dei cultori, haimè ormai sparita, del canottaggio aretuseo che, insieme ad Alberto Scarselli, Archimede Piazza, Pippo Monteforte, Pippo D’Aquino, Ciccio Abela ed altri, aveva animato dal 1927 le acque del porto grande. Gestiva con uno dei fratelli, in via Maestranza, la più fornita enoteca della città, dove si potevano acquistare i migliori salumi e le profumate miscele di caffè tostato. Il profumo del caffè appena tostato riempiva tutta la via fino a Piazza Archimede, il salotto buono di Siracusa. A differenza del fratello, serio e taciturno, Silvio, appoggiato all’ingresso del negozio, con pronte battute di spirito rallegrava (scuitava) la giornata degli amici e dei concittadini. Apparteneva a quella antica borghesia di provincia, non solo siracusana, dove tutti sapevano di tutti ma mantenevano un sano riserbo. Bastava, però, una mezza parola od un piccolo cenno al momento giusto perché fra amici si scambiavano con bonomia notizie su pregi e difetti di ciascuno. Allora tutti i negozi che affacciavano su via Maestranza non erano semplici negozi, ma salotti in cui conversare amabilmente con gestori e clienti. I salottieri della città, quando erano liberi dagli altri impegni (schiffarati), senza alcuna fretta per gli acquisti e con il piacere di incontrare amici e conoscenti, passavano prima dalla Libreria Mascali, poi dalla Salumeria Guido e concludevano il giro nei tavolini del Caffè Centrale in Piazza Archimede. La temperatura sempre primaverile e le strade, ancora prive di autovetture e dei gas di scarico, consentivano di respirare i profumi della salsedine, degli oleandri e delle zagare, che segnavano i ritmi delle stagioni. Le massaie e le donne di servizio, invece, si affrettavano per gli acquisti nei negozi più popolari di Via della Giudecca e nelle bancarelle del mercato comunale, limitrofo al Tempio di Apollo. Così il tempo arricchiva la vita dell’isola di Ortigia.
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