toponimi Siracusa - Toponomastica Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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toponimi Siracusa

S
IL PANTANO 0 PALUDE SYRACA «Palude in una piana e depressa spiaggia verso Siracusa alla sinistra ripa del fiume; ma da Bonanno posta non lungi dalla spiaggia del mare, alla destra dell'Anapo, dove oggi è il volgarmente detto Pantano. Attesta Scimmo da Chio nella Periegesi, esserne sorta la voce Siracusa. Vien rammentata da Vibio nel Catal. delle paludi e appellasi Tiraca, mutata la S in T, giusta il dialetto attico... Afferma Plutarco nutrirsi una moltitudine di anguille in questi luoghi fangosi e perciò copiosa pesca ricavarsene» (158) (159 ). Ed ancora argomentando sulla palude che avrebbe dato, secondo molti autori, il nome alla città di Siracusa, il Mauceri (160), scrisse: «Ma io non posso persuadermi come mai gli antichi dessero tanta importanza a quel terreno paludoso da imporre il suo nome alla vicina città. Però il trovarsi nel mezzo la fonte Ciane può far supporre che nel tempo in cui i Siculi abitavano la contrada, quest'ultima non avesse margini determinati e che perciò allagasse costantemente gran parte del Pantano, in maniera da costituire l'una e l'altra una cosa sola cui potevasi dare il nome di Syraka. Gli è naturale che in breve tempo a causa delle torbide dei torrenti che si scaricano nel Pantano il fondo di questo dovesse rialzarsi limitando alla fonte il proprio bacino in maniera da apparire affatto separata dalla circostante palude. Allora forse i Greci crearono il mito della Ciane, e della Syraka non rimase che un'incerta tradizione, tanto vero che di essa non fan cenno ne Tucidide, ne Teocrito, nè Plutarco. Del resto, che la fonte Ciane dall'epoca greca in qua abbia ristretto il proprio bacino, possiamo argomentarlo dal fatto che nessuno degli antichi fa cenno dell'altra piccola fonte ora chiamata Pismotta, ed è perciò da ritenersi che in allora esse dovevano formare una sola fonte a cui meglio si poteva adattare lo appellativo di limne (lago) datole da Diodoro». Fu indispensabile costruire, agli inizi di questo secolo, un alveo artificiale in quanto il vallone Cavadonna era in buona parte responsabile dell'acquitrino melmoso e malarico che si veniva a creare nell'area del Pantano Grande, fra il fiume Ciane e l'area sottostante le contrade Renaura e Carrozziere. Nello studio per la bonifica dell'agro siracusano, il Mauceri scrisse: «Tutte le acque che scendono dai burroni sottostanti a Canicattini, anziché convergere in un solo alveo che le conduca all'Anapo, trovano la bassura così detta del Pantano, che forma un grande bacino aperto solamente a tramontana, e quivi perdendo ogni loro velocità si espandono e allagano la contrada. Siccome questo bacino può avere solamente scolo mercè il ramo del Ciane (la quale fonte, trovasi quasi nel centro di quello), è naturale che le acque di massima dapprima fanno sollevare di qualche metro il pelo del Pantano, coprendo la fonte, e poi in quantità sempre crescente vanno a gettarsi nella gola per cui passa l'alveo della Ciane. Se le piogge non durano eccezionalmente a lungo è certo però che il Pantano serve da moderatore, poiché riunisce un grandissimo volume d'acqua e lo scarica, poi, lentamente. Ma quando le piogge sono lunghe e dirotte e l'acqua ha raggiunto una certa altezza, che si può ritenere di un metro, si riversa, come dissi, in gran copia nel piccolo alveo della Ciane e circa 200 metri prima d'arrivare all'Anapo disalvea in una bassura a destra; e di là le acque esuberanti vanno a scaricarsi nel porto, correndo parallelamente al fiume. Siccome, poi, le acque di questo ramo si muovono tanto più lentamente quanto più si abbassa il pelo del Pantano, ne consegue che il suo esaurimento è lento e che i ristagni vi si fermano a lungo anche perchè il suolo circostante alla fonte è pianeggiante, ed ha quasi la stessa quota della polla. Da questa condizione di cose ben si comprende come, se si potesse impedire che le acque dei burroni si riversino nel Pantano e se si potesse dare al fiume una sezione maggiore, si potrebbero evitare i disalveamenti invernali e trarre un maggior utile dai bacini sommergibili». (158) Da V. Amico op. cit. I pag. 621 e II pag. 503. (159) Raccorda con quanto scritto su Siracusa, Ortigia, Pantanelli. (160) Sui problemi di irrigazione e bonifica dell'agro siracusano - SR 1883.
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