toponimi Siracusa
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MILOCCA Ampia località attualmente inserita fra la strada statale 114 (dal Km 403 al Km 405) e la marina posta fra il lido di Arenella e l'ex tonnara esistente all'inizio della Costa Bianca del Plemmirio (190). Da un privilegio del 1336 «De custodia fienda per baronem Milocche in loco maritime dicto lo mundio». Il documento di possesso delle terre a Giovan Battista Montalto nel 1513 riporta «Feudum Mulocca... in valle nothi et territorijs civitatis siracusarum». Il feudo fino all'abolizione della feudalità appartenne alla famiglia Montalto. Comprende località come Terrauzza e Fanusa. Il toponimo Milocca sembra essere, senza ombra di dubbio, di origine araba. Corrado Avolio lo derivò da Maluk che significa «frutteto di ciliegi». Stando a questa ipotesi dobbiamo pensare che il toponimo venne riferito ad un tentato impianto di ciliegi. Dico tentato, perchè, come noi sappiamo, i ciliegi nelle nostre terre di marina non danno buoni frutti. Ciò fino ad oggi che disponiamo, a livello mondiale, di qualche migliaio di varietà di questa specie con un'acclimatazione a varie latitudini (191). Per quanto riguarda la derivazione del toponimo Milocca, si può avanzare anche quest'altra ipotesi. Nella lingua araba del periodo di dominazione islamica della Sicilia (192) il termine Mahluq è riscontrato con significato di pastoso, midolloso. Questi termini ben si addicono al tipo di terra che si ha nella zona. Tanto è vero che l'abate Balsamo nel suo «Giornale di viaggio fatto in Sicilia..., nel 1808» così si espresse a tal proposito «Dal Cassibile sino a Siracusa la campagna non è giuliva per gli sforzi felici dell'arte, ma ella è oltre misura ricca per gli egregi doni di natura. E' essa una larga, ed aprica pianura, la quale ha da un fianco il mare e dall'altro vari monticelli, e colline, che, ora più, ora meno si scostano. Gli alberetti e le campestri abitazioni piuttosto vi scarseggiano, il suolo è però nella maggior parte fertile, ed in alcuni luoghi così nero, grasso, profondo e stritolabile, che mai si potesse vedere o desiderare. Noi con effetto notammo in più siti segni di una robustissima vegetazione, ed eccellenti buoi, che giudicammo generati da tori modicani, e da vacche ordinarie del regno: e pronunziammo, che la naturale ubertà di quei campi non poco dovette contribuire alla vasta popolazione e ricchezza di quelle regioni che furono una volta l'ammirazione dell'universo». Altra ipotesi sull'origine di questo toponimo si può tentare considerando che in lingua Catalana il vocabolo Milocca ha significato di macchina per tirare acqua per lo più provvista di lungo braccio girevole a collo di gru. (190) Dal Camilliano, op. cit.; «... La punta e la spiaggia della Renella con il gorgo della Renella, che è una polla d'acqua mandata dal vicino vallone. Di qui comincia la Marina di Milocca o della Fanusa. Segue la punta del Ciaramiraro e poi la spiaggia del monte dell'arena, la cala e la punta di Milocca; ed in distanza di circa 200 passi dal lido le due isolette di Milocca. Avviandosi poi per la me-desima riviera, seguitano la spiaggia del suolo di Giaimo, la cala di Giaimo, la Puntanegra, la cala di Puntanegra, lo scoglio di Terrauzza o del Luzzo dove termina la Maremma di Milocca». (191) Leggendo vari testi di storia potrebbe sembKare che tutta la Sicilia del periodo Islamico fosse diventata un «giardino mediterraneo». Niente di più errato. Ibn Hawqal nel X sec. riporta la seguente impressione dal suo viaggio nella nostra isola «la più parte del terreno di Sicilia è da seminato» ed Edrisi nel XII sec. « prevalgono immense terre a seminato». Una situazione agraria d'insieme, quindi, che non si differenzia molto da quella del periodo romano. Ne poteva essere altrimenti con il prevalere dei terreni argillosi, impermeabili e quindi siccitosi che si hanno. La situazione doveva presentarsi diversa lungo i litorali con terreni calcarei e permeabili come nel palermitano, nel trapanese, nel siracusano. Fu in queste zone che si tentò la rivoluzione agricola, cercando di introdurre piante come l'aloe, l'arancio, la canna da zucchero, il nespolo, la palma, il banano, il cotone, il melograno, alcuni innesti di mandorlo, di ulivo, melo, cotogno, ciliegio, prugno, ete. (192) Dozy, Supplement aux dictionnaires arabes; I 400.