toponimi Siracusa
M
PIANO MONTEDORO (ORA QUARTIERE DI CORSO UMBERTO) Nel periodo
di Tucidide, Ortigia era diventata una penisola congiunta, tramite un
terrapieno, alla Sicilia. Ciò si rese indispensabile per dare continuità di
spazio ad una città fortemente in espansione che si dirigeva verso la collina
di Acradina. Nella zona ora di via Umberto, in periodo greco vi furono presto
costruiti magnifici edifici di cui, allo stato attuale, non restano che
pochissime tracce. Dalla fine del periodo romano al periodo arabo si sa ben
poco delle variazioni urbanistiche della zona. In periodo normanno in
quell'area esisteva la chiesa di S. Margherita, per cui si suppone che lì
doveva esistere qualche sobborgo o comunque dovevano risiedervi alcune famiglie
di contadini. Il toponimo "Piano Montedoro" è resistito fino ai primi
anni di questo secolo in quanto lì esisteva la piazza d'armi, detta
prevalentemente di Montedoro e che in una pianta della città del 1871 (40)
viene denominata «Forte a Terra detto dei Tre Ponti», forse perchè, superato il
largo denominato Pozzo Ingegneri (ora Piazza Marconi), vi si accedeva dal lato
della terraferma, superando due ponti costruiti su fossati che mettevano in
comunicazione il porto piccolo con il porto grande. Il terzo ponte metteva in
comunicazione la piazzaforte con Ortigia attraverso un ponte che in parte
corrisponde all'attuale (41). Il piano si presentava, nel complesso, come
un'isola posta davanti all'Ortigia; era lungo circa 400 metri e largo 200.
Stupito dalla possanza di tale fortificazione, così si espresse il Balsamo nel
suo giornale di viaggio intorno alla Sicilia, avvenuto nel 1808: «L'entrata di
Siracusa per quattro ponti e fossati ha veramente del grande e la rendono ancor
più nobile i due porti, che le stanno da un lato e dall'altro ed i quattro
ordini di fortificazioni... Con nostra sorpresa e rincrescimento, però, presto
ci accorgemmo che ad un tanto magnifico esterno, altrettanto non corrisponde
l'interno della città; avvenga che non vi trovammo che poco di gente e di
ricchezza». Sull'origine del nome Montedoro furono già state fatte varie
ipotesi. Secondo il Privitera (42) «sanno i vecchi per tradizione che quel
luogo si dice Montedoro per le monete d'oro che vi si trovarono». Secondo il
Capodieci(43) «Fu in seguito alla enorme somma sborsata dai Siracusani per
costruire le fortificazioni del porto piccolo che la zona fu chiamata
Montedoro». Secondo il Fazello (44) in quella zona, nel 1552 in seguito a
scavi, furono trovati oggetti d'oro per cui lì si doveva trovare la zecca e
quindi la rocca di Ierone, costruita su quella di Dionigi. Le fortificazioni di
questa Piazza d'Armi, opera di pregio dell'ingegneria militare del XVI secolo,
(45) furono completamente distrutte dopo l'Unità d'Italia in seguito ad una
vergognosa speculazione edilizia sostenuta da vari deputati e nobili del tempo
con la scusa di cancellare quei simboli di oppressione del viceregno borbonico
(46). Sul piano ricavato (circa 4000 metri quadrati suddivisi in 11 lotti fu
iniziata la costruzione di strade e palazzi che nel primo novecento portarono
all'attuale assetto urbanistico con il Corso Umberto posto centralmente
(Rettifilo) e le strade tutt'intorno disposte a scacchiera. In ricordo del
toponimo Montedoro rimane l'attuale viale (47) sito fra Via Filippo Cordova e i
numeri 34-35 del Foro Siracusano. A lato del porto piccolo esistevano opere
esteriori di difesa della fortificazione. Tali costruzioni venivano denominate
dagli Spagnoli "Rebellin". Da tale termine deriva il toponimo
«Rivellino» che ancora viene dato alla spiaggetta prossima alla darsena
piccola. Un circolo nautico costituitosi in quelle adiacenze è stato denominato
Rivellino. (40) «Le città d'Italia dopo l'Unità» - Vallardi, 1871. (41) Il
ponte che andava dalla piazzaforte al terrapieno di mezzo esiste a tutt'oggi e
corrisponde a quello che viene chiamato ponte della Mezzaluna. Il ponte che
proseguiva dal terrapieno di mezzo per Ortigia fu allargato nel nostro secolo e
fu continuato con il ponte che immette in corso Umberto. (42) Op. Cit. (43) G.
M. CAPODIECI, Antichi monumenti di Siracusa, SR 1813 (44) T. FAZELLO, De rebus
Siculis decades duae, PA 1558. (45) T. CARPINTERI, Siracusa città fortificata,
PA 1983. (46) PARLATO, Siracusa dal 1830 al 1890, CT 1919 «Taluni di questi
voti che riguardano in gran parte il miglioramento e gli interessi di Siracusa,
vennero, con gli anni e con stimata insistenza, raggiunti; trà i quali
principalissimo lo svincolo della piazza dalle servitù militari, pel quale si
era interessato anche vivamente il Bixio, in un discorso tenuto al Senato nel
marzo 1871, e che si ebbe poi nel 1885, con la demolizione dei fortilizi, per
intelligente e solerte opera del marchese An¬tonio Rudinì, mentre era deputato
di Siracusa. Questo abbattimento di fortificazioni, oramai inutili, contribuì
moltissimo al miglioramento edilizio della città ed al suo maggiore
incremento».