toponimi Siracusa - Toponomastica Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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toponimi Siracusa

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PIANO MONTEDORO (ORA QUARTIERE DI CORSO UMBERTO) Nel periodo di Tucidide, Ortigia era diventata una penisola congiunta, tramite un terrapieno, alla Sicilia. Ciò si rese indispensabile per dare continuità di spazio ad una città fortemente in espansione che si dirigeva verso la collina di Acradina. Nella zona ora di via Umberto, in periodo greco vi furono presto costruiti magnifici edifici di cui, allo stato attuale, non restano che pochissime tracce. Dalla fine del periodo romano al periodo arabo si sa ben poco delle variazioni urbanistiche della zona. In periodo normanno in quell'area esisteva la chiesa di S. Margherita, per cui si suppone che lì doveva esistere qualche sobborgo o comunque dovevano risiedervi alcune famiglie di contadini. Il toponimo "Piano Montedoro" è resistito fino ai primi anni di questo secolo in quanto lì esisteva la piazza d'armi, detta prevalentemente di Montedoro e che in una pianta della città del 1871 (40) viene denominata «Forte a Terra detto dei Tre Ponti», forse perchè, superato il largo denominato Pozzo Ingegneri (ora Piazza Marconi), vi si accedeva dal lato della terraferma, superando due ponti costruiti su fossati che mettevano in comunicazione il porto piccolo con il porto grande. Il terzo ponte metteva in comunicazione la piazzaforte con Ortigia attraverso un ponte che in parte corrisponde all'attuale (41). Il piano si presentava, nel complesso, come un'isola posta davanti all'Ortigia; era lungo circa 400 metri e largo 200. Stupito dalla possanza di tale fortificazione, così si espresse il Balsamo nel suo giornale di viaggio intorno alla Sicilia, avvenuto nel 1808: «L'entrata di Siracusa per quattro ponti e fossati ha veramente del grande e la rendono ancor più nobile i due porti, che le stanno da un lato e dall'altro ed i quattro ordini di fortificazioni... Con nostra sorpresa e rincrescimento, però, presto ci accorgemmo che ad un tanto magnifico esterno, altrettanto non corrisponde l'interno della città; avvenga che non vi trovammo che poco di gente e di ricchezza». Sull'origine del nome Montedoro furono già state fatte varie ipotesi. Secondo il Privitera (42) «sanno i vecchi per tradizione che quel luogo si dice Montedoro per le monete d'oro che vi si trovarono». Secondo il Capodieci(43) «Fu in seguito alla enorme somma sborsata dai Siracusani per costruire le fortificazioni del porto piccolo che la zona fu chiamata Montedoro». Secondo il Fazello (44) in quella zona, nel 1552 in seguito a scavi, furono trovati oggetti d'oro per cui lì si doveva trovare la zecca e quindi la rocca di Ierone, costruita su quella di Dionigi. Le fortificazioni di questa Piazza d'Armi, opera di pregio dell'ingegneria militare del XVI secolo, (45) furono completamente distrutte dopo l'Unità d'Italia in seguito ad una vergognosa speculazione edilizia sostenuta da vari deputati e nobili del tempo con la scusa di cancellare quei simboli di oppressione del viceregno borbonico (46). Sul piano ricavato (circa 4000 metri quadrati suddivisi in 11 lotti fu iniziata la costruzione di strade e palazzi che nel primo novecento portarono all'attuale assetto urbanistico con il Corso Umberto posto centralmente (Rettifilo) e le strade tutt'intorno disposte a scacchiera. In ricordo del toponimo Montedoro rimane l'attuale viale (47) sito fra Via Filippo Cordova e i numeri 34-35 del Foro Siracusano. A lato del porto piccolo esistevano opere esteriori di difesa della fortificazione. Tali costruzioni venivano denominate dagli Spagnoli "Rebellin". Da tale termine deriva il toponimo «Rivellino» che ancora viene dato alla spiaggetta prossima alla darsena piccola. Un circolo nautico costituitosi in quelle adiacenze è stato denominato Rivellino. (40) «Le città d'Italia dopo l'Unità» - Vallardi, 1871. (41) Il ponte che andava dalla piazzaforte al terrapieno di mezzo esiste a tutt'oggi e corrisponde a quello che viene chiamato ponte della Mezzaluna. Il ponte che proseguiva dal terrapieno di mezzo per Ortigia fu allargato nel nostro secolo e fu continuato con il ponte che immette in corso Umberto. (42) Op. Cit. (43) G. M. CAPODIECI, Antichi monumenti di Siracusa, SR 1813 (44) T. FAZELLO, De rebus Siculis decades duae, PA 1558. (45) T. CARPINTERI, Siracusa città fortificata, PA 1983. (46) PARLATO, Siracusa dal 1830 al 1890, CT 1919 «Taluni di questi voti che riguardano in gran parte il miglioramento e gli interessi di Siracusa, vennero, con gli anni e con stimata insistenza, raggiunti; trà i quali principalissimo lo svincolo della piazza dalle servitù militari, pel quale si era interessato anche vivamente il Bixio, in un discorso tenuto al Senato nel marzo 1871, e che si ebbe poi nel 1885, con la demolizione dei fortilizi, per intelligente e solerte opera del marchese An¬tonio Rudinì, mentre era deputato di Siracusa. Questo abbattimento di fortificazioni, oramai inutili, contribuì moltissimo al miglioramento edilizio della città ed al suo maggiore incremento».
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