toponimi Siracusa - Toponomastica Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
prototipo
Vai ai contenuti

toponimi Siracusa

A
ARMENIU - ARMICCI Secondo Avolio il toponimo deriva dal greco Almas- Almados che in italiano significa saline. Tali erano le denominazioni delle località a mare comprese fra la foce del fiume Anapo e l'attuale punta Calderini. Armeniu e armicci sono toponimi oramai in disuso fra la popolazione siracusana. Nell'ultima carta topografica d'Italia dell'I.G.M. - F. 274 II S.O. troviamo indicata, nella zona ed in vicinanza del capo Calderini, solo un caseggiato col nome di «Masseria Armenia». Ciò induce a confusione in quanto Armenia è pure cognome locale poco diffuso. Il termine indicherebbe che le saline in questo posto esistettero già in periodo greco. Si sa, d'altra parte, che le popolazioni greche facevano un larpo uso di sale, sia in culinaria che per conservare cibi (185) e la salagione avveniva esclusivamente con sale marino (186). Anche il vino veniva stabilizzato dopo la fermentazione con sale (10 grammi per litro) e resine per cui ne veniva fuori un sapore piuttosto «forte» (187). Purtroppo ci mancano documenti attestanti la presenza di saline in questa zona nei vari periodi storici precedenti al XVII secolo. Sicuramente saranno rimaste per secoli in disuso per cui nelle vasche ripresero il sopravvento le canne e le piante dell'ambiente salmastro. Gli storici locali non fecero mai caso alla toponomastica in questione e non trovando avanzi o documenti attestanti la presenza di saline dentro il porto grande di Siracusa, furono concordi nell'affermare che le saline di queste località vennero fondate nel 1610 dal barone Giuseppe Bonanni (188). Sull'origine del toponimo proposto da Avolio dubita molto G. Alessio (189). Quest'ultimo vorrebbe Armicci derivato dal greco Artemision artemisia, ma in Italia meridionale e Sicilia il toponimo derivato diventa arcimisa e questo fino alle porte della nostra provincia (Pantano arcimusa, canale arcimusa), ragion per cui non concordo tanto con l'ipotesi dell'Alessio. Allo stato attuale, le vasche, che coprono almeno cinquanta ettari di superficie sono in stato di abbandono per cui si è venuto a ricreare un particolare ambiente formato da canneti nelle zone a bassa salinità e salicornie e piante alofile dove ancora riesce ad infiltrarsi l'acqua marina. In quest'ultimo decennio si parlò spesso di manovre speculative tendenti a far sorgere un polo turistico con molo e relative infrastrutture nell'attuale area delle saline. Il pericolo oramai sembra scongiurato, speriamo che alla istituzione della riserva segua la emanazione dei regolamenti e la stipula delle convenzioni con gli enti gestori in quanto la zona si presenta interessante da un punto di vista naturalistico. L'avifauna migrante trova in questi luoghi una piccola oasi di rifugio e di riposo onde rifocillarsi, per poter poi riprendere lunghe migrazioni. (186) Stando alle informazioni di Solino; per quanto si conoscessero i giacimenti minerari di salgemma della Sicilia. (187) Il vino aveva spesso un gusto pecioso, in quanto le botti, per non perdere, venivano trattate con pece. Di regola prima di versare il vino nei crateri, per «diluire» il sapore ed abbassare il grado alcolico, si allungava la bevanda opportunamente con acqua. (188) Privitera; op. cit. lib. Ili pag. 188 «In tanto scadimento non lasciavasi da parte del Senato, dei Vescovi e di alcuni nobili premurosi del benessere della patna, a promuovere l'attività ed il lavoro, e speculare nuovi trovali d'industria, che apportassero utilità al paese, e giovamento ai cittadini... Il barone Bonanni fondava le saline in su la spiaggia del porto grande poco lungi dall'Anapo». (189) Bollettino storico catanese XI e XII 1946-47.
Torna ai contenuti