toponimi Siracusa - Toponomastica Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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toponimi Siracusa

C
LATOMIE DEI CAPPUCCINI Circa la derivazione ed il significato del vocabolo latino Latomiae scrisse V. Mirabella (65) «Per l'autorità di Varrone si devono pronunciare lithotomia, essendo che Litos, nel greco ci significa la pietra, e temmein, tagliate, d'onde Tomos vai tagliamento e tutto il composto suona lapidum sectio, o vogliam dire tagliata di pietre. So ben io, che appresso Celio Rodigino ed altri, questo vocabolo Latomia, fu interpretato, in lingua siciliana, per carcere. Ma se si dovesse dire Lautumiae o veramente Latomie veggasi Tornebo negli Auversarij al cap. 17 del libro XXII. E così nel libro IV delle controversie di Seneca, controversia 17 nell'annotazione che vi fa Andrea Scotto». «Le latomie, che noi appelliamo Tagliate, sono carceri sotterranei, che come piace a Varrone diconsi ancora pietraie; sono un gran lavoro in altezza meravigliosa, tagliate col sudor di molti schiavi. Ne sono ancora 5 famose, tutte mancanti di volta, oltre le quali è una che guarda mezzogiorno, detta dai Siracusani antro di S. Nicola, dov'è il carcere che fu fatto dal tiranno Dionisio (66) Gli antichi autori non fanno distinzione fra le varie latomie; esse ci sono state tramandate senza specifiche denominazioni». Delle cinque latomie riconosciute, il Mirabella ne nominò soltanto tre. Ciò meravigliò il Cluverio: «Noi restiam da sasso come un uomo talmente garbato che vide le Siracuse e le Latomie in Acradina, dove sono oggi gli orti dei Minori Cappuccini e senza dubbio osservò il carcere di Dionisio colle Latomie, abbia potuto addimostrare che un sol luogo o carcere delle Latomie si abbia nelle Epipoli. Le pietraie negli orti suddetti furono usate un tempo per carcere». I frati Cappuccini si stanziarono in vicinanza di quella che attualmente viene chiamata Latomia dei Cappuccini dopo il 1593. In quel periodo quella latomia veniva chiamata Perriera così come si rileva dalla Pianta Topografica di Siracusa di A. Danti datata intorno al 1580. Scrisse A. Holm «Tra le cave di pietra la maggiore e la più rinomata è quella a levante, la Latomia o la Selva dei Cappuccini, dei quali ivi sorge il convento presso l'orlo del declivo. Di petriera diventò giardino, il quale, cinto da rupi tagliate a picco, di colore grigio ed alte ben 35 metri, colle sue erbe e coi fiori, coi muschi e colle piante rampicanti, i boschetti di aranci, di limoni, di fichi, di alloro e di cipressi gode uno spettacolo attraente e singolarissimo. Di mezzo a quella rigogliosa vegetazione si slanciano verso il cielo, sino all'altezza delle pareti che chiudono la latomia, dei pilastri di roccia isolati e di questo uno porta alla sua sommità una serie di gradini, oggidì inaccessibili. Le pareti stesse laterali sono qua e là in basso escavate in modo da formare dei corridoi». (65) Op. Cit. (66) Arezio da Tullio Verr. 5.
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