toponimi Siracusa
F
IL FUSCO Dal latino Fuscus che significa giunco. Pertanto, luogo dove crescono i giunchi. Nella zona bassa e paludosa tali pianticine vi crebbero rigogliose per secoli fino a quando non si procedette al prosciugamento dell'allora esistente palude Lisimelia. Il toponimo ha una sua importanza in quanto è fra i pochissimi nomi di origine latina resistiti fino ai nostri giorni. Nelle zone rialzate del Fusco esisteva una grande necropoli greca. Nella relazione che di tale necropoli Luigi Mauceri indirizzò a W. Helbig si legge: «Nella vallata dell'Anapo, le ultime denudazioni operate dal fiume e dalle acque affluenti, hanno lasciato varie preminenze e piccole colline, il cui strato di affioramento risulta di un tufo arenario giallastro di formazione postpliocenica. La necropoli fuscana e il tempio di Giove Olimpico, furono dai Greci situati in due di queste prominenze; l'una a sinistra, l'altro a destra dell'Anapo. Uscendo dall'isoletta Ortigia, e dirigendosi verso Nord-Ovest, percorrendo la strada nazionale che conduce a Floridia, tra il colle Temenite e il gran porto, precisamente sul sito ove più tardi sorse la Neapoli, si stende la contrada Fusco. Nell'anno 1842, costruendosi quella strada, volendo guadagnare con mite pendenza l'elevazione di questa località, fu mestieri operare una piccola tagliata nel tufo calcare, e nell'eseguire tal lavoro di sterro si incontrarono vari grandi sarcofagi, che per la prima volta misero in luce la necropoli fuscana. Però i dotti del paese che fecero acquisto dei vasi di terracotta e di rame ivi rinvenuti, non trovandovi quei caratteri tanto diffusi dell'arte greca, lo credettero un sepolcreto isolato, di poca entità e quindi non si curarono di farvi ulteriori studi. Sino all'anno 1868, la necropoli restò quasi dimenticata! Nel settembre di quell'anno però, dovendosi ultimare la prossima stazione ferroviaria, apertasi in quella località una cava di pietra, si vennero a scoprire nuovi sarcofagi e varie anticaglie, che vi attirarono nuovamente l'attenzione dei conoscitori...». Negli scavi che P. Orsi condusse intorno al 1893, intercalati ai 362 sepolcri greci furono rinvenuti 69 sepolcri barbarici portanti alcuni qualche contrassegno cristiano. «Poiché all'esame antropologico risultò trattarsi di una razza diversa dall'indigena, egli pensò a gente mercenaria che sotto Teodorico e poi sotto i bizantini, costituì il nerbo delle milizie presidiarie dell'isola». Nelle adiacenze della necropoli si incontrano i nesti di parte delle mura di Dionisio 1° che furono proprio in questa zona rafforzate in modo particolare dopo l'entrata in città, del cartaginese Imilcone (396 a.C.). (155) II primo titolare della cattedra dell'agricoltura presso l'Accademia di Palermo fa trasparire lo scopo politico del suo viaggio in Sicilia. (156) Qui è evidente la polemica con le tesi espresse nello spirito del riformismo napoletano dal marchese Tommaso Gargallo di Castellentini e con quanti lo sostenevano.