toponimi Siracusa
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PIANO DEL POZZO INGEGNERE (GIÀ' LARGO BENGASI) (ORA PIAZZALE MARCONI) Il piano, fino ad ora in vernacolo denominato «puzzu ‘ncigneri», porta il nome da un pozzo d'acqua potabile ed abbeveratoio annesso, esistenti sul luogo dove ora è il distributore di benzina, alle spalle di un bar ed alla estremità del villino di Via Malta. A chiarimento della toponomastica del luogo, mi fa piacere qui riportare una lettera che l'illustre Cav. Francesco Carpinteri inviò al nostro caro amico comune prof. Vittorio Lucca in data 12-10-79: « ... Siamo in Piazza Marconi di Siracusa, quel grandissimo spiazzale che ci ricorda, fra l'altro, a noi anziani, il luogo ove venivano addestrate le reclute destinate al reggimento di fanteria. La piazza d'armi. Vi si tenevano pure le Fiere del bestiame e delle attrezzature della nostra agricoltura, in determinate festività dell'anno: Corpus Domini, Santa Lucia, Sant'Isidoro. Era ed è, la località ove si svolgevano quotidianamente le contrattazioni sia delle merci che della mano d'opera agricola...». La spiegazione, della denominazione "Puzzu 'ncigneri" ce la forniscono due documenti del Senato siracusano. L'abbeveratoio venne progettato dall'ingegnere Ignazio Del Pozzo e, costruttore ne fu il maestro Giuseppe Branciforte. Il 9-10-1721, l'ingegnere Del Pozzo rilascia il prescritto certificato di ultimazione dei lavori, i quali comprendono: «il condotto dell'acqua, nel contenuto di canne centotrenta in circa, con le canne quaranta di ciancata e sua fabbrica attorno di calce e rena. Pertanto l'Illustrissimo Senato gli potrà pagare quel denaro cui va creditore». Vedasi: «Atti del Senato di Siracusa, volume n. 48 pag. 169 e volume n. 49, pag. 169». Pertanto ritengo che il pozzo di Del Pozzo, fece nascere (la toponomastica) "Pozzo Ingegnere"». Notizie storiche. Il piano rappresentava, nei secoli passati, un importante crocevia. Da esso si dipartivano l'unica strada che, nel periodo borbonico, immetteva in Ortigia (50) e le due antichissime vie pubbliche costiere del periodo greco che dall'Agorà conducevano una al porto Eloro (di Netum) e Valtra a Leontini ed Aet- la (via Megara) (51) (52). Che in quel posto preesistesse un abbeveratoio o un pozzo prima del 1721 non si hanno notizie sicure. Di un abbeveratoio detto di S. Antonio (53) e di cui non si è certi che corrisponda a quello qui in discussione, ne fa menzione il Capodieci quando scrisse che un braccio delle acque dell'acquedotto di Galermo fu portato nell'anno 1440 fino all'abbeveratoio detto di S. Antonio (55). Del "Pozzo ingegnere" abbiamo una prima descrizione chiara nel modello ligneo della Piazzaforte Borbonica di Siracusa noto come Plastico di S. Martino, ora conservato al Museo di Palazzo Bellomo e databile intorno al 1770. In quel plastico, il pozzo venne indicato chiaramente in quanto punto di interesse militare da distruggere in caso di assedii alla città. Il Privitera (56) poi ci fa sapere che nel 1837, scoppiato il colera a Siracusa, la cittadinanza, per dissetarsi, utilizzava l'acqua di tale pozzo, ritenuta sicura ai fini della potabilità. Le acque venivano portate in Ortigia con un carro fornito di botte. (49 a) Verr. V, 37; Verr. IV. 53. (50) Quella strada aveva un tragitto che all'incirca coincide con quello della attuale Via Tripoli. All'altezza dell'attuale Via Bengasi si incontrava il primo ponte che immetteva nella Fortezza a terra. Ciò si rileva da un'incisione su disegno del Conte Cesare Gaetani, eseguita ai primi anni del milleottocento e denominata Typus Cwitatis Siracusarum. (51) Aetna città, corrisponde all'attuale Catania. (52) Fra le due pubbliche vie, sulle carte topografiche della città di Siracusa stilate in periodo borl>onico, si può rilevare una strada (detta in dialetto «di Rigina» e corrispondente alle attuali Via Crispi e Viale Ermocrate) che conduceva al Fusco. Da qui una serie di trazzere che portavano a Floridia, Canicattini Bagni, Belvedere via Tremilia. (53) Tede toponimo forse passò dall'allora esistente quartiere S. Antonio (ubi¬cato fra l'attuale mercato ittico e la V. Elorina) all'omonimo molo. Il quartiere era chiamato di S. Antonio in quanto lì fu costruita fra l'XI e il XII secolo una chiesetta poi dedicata al Santo. Poiché detta chiesa si trovava vicino alla spiaggia fu demolita in periodo borbonico in quanto di intralcio alla costruzione delle fortificazioni difensive della città. (54) Antichi monumenti di Siracusa. Tomo I pagg. 94 e 289. (55) «Lo scaricatoio di un antico acquidotto» a mare, vicino al Pozzo Ingegnere è segnalato nella pianta della città di Siracusa tratta dal libro «Le città d'Italia dopo l'Unità» Vallardi, Milano 1871. In seguito, con i lavori di sistemazione del porto grande, ne furono distrutte le tracce. (56) Op. cit., Lib. Ili cap. XV.