toponimi Siracusa - Toponomastica Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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toponimi Siracusa

S
SANTA MARIA Era chiamata la contrada definibile allo stato attuale nell'area compresa fra V. Augusto Von Platen, V. Politi Laudien, la zona est di Viale Teocrito e il mare. Il toponimo deriva dall'omonima chiesa di S. Maria di Gesù tutt'ora esistente, anche se fortemente rimaneggiata, in Viale Teocrito accanto al Collegio S. Maria. All'interno del tempio si può ancora ammirare una volta gotica quattrocentesca. Da una donazione di Tancredi al monastero di S. Giuliano di Rocca Fallucca (Calabria) effettuata nell'anno 1100 (vedi zona di S. Giovanni alle Catacombe) rileviamo già il toponimo «E vae da questa via fini alla via, la quale vene de Seragusa, innanti de Sancta Maria de la parte de lu metzu jornu, et sale de questa via la quale vene de Seragusa...». Il Privitera nella sua opera tenne a ribadire che in quei secoli era già esistente la Chiesa di S. Maria. Infatti così si espresse « Si sa che nella chiesa e convento di S. Maria di Gesù, che fu detto anche di S. Croce e fino ai nostri giorni (siamo nel 1879) vi dimorarono i padri osservanti di S. Francesco, vi fu eretta una chiesa e fondato un monastero di sacre vergini benedettine sotto il titolo di S. Maria delle monache, le quali vivevano in chiostro soggette al priorato di quei monaci che professavano la medesima regola ; le quali vi stettero fino all'anno 1320, quando sia per le distruzioni inferte dai terremoti, sia per le incursioni dei pirati barbareschi, furono trasportate dentro Siracusa e fondato per esse il monastero di S. Maria, che dopo cinque secoli l'abbiamo noi veduto tramutare in palazzo di prefettura ». In vicinanza si aprono le omonime catacombe risalenti al III-IV sec. a.C., facenti parte del complesso cimiteriale di Vigna Cassia fra le più antiche della città e sono formate da un corpo centrale a croce con una galleria principale dai quali si dipartono pochi ambulacri secondari ed arcosoli polisomi. Sul ritrovamento di un ramo delle catacombe di S. Maria così scrisse più di un secolo fa R. Trigona principe di E. Elia nella rivista letteraria scientifica e artistica per la Sicilia: «La Commissione di antichità e belle arti in Sicilia, volgendo sempre le sue mire al rinvenimento ed alla conservazione degli antichi monumenti, sui rapporti e le osservazioni della commissione locale, nel settembre del '52, credea utile divisamente approfondare lo scavo di una scala quasi misteriosa, che presso il camposanto di Siracusa esisteva e per la quale potevasi scendere sino alla profondità di palmi 60 mercè larghi scalini intagliati nella viva pietra, ignorandosi sino a qual punto potea metter termine quel profondo cammino. Progredendo nei lavori, la scala dopo alquanti giorni profondavasi sino a palmi 100, dal primo all'ultimo scalino, dei quali se ne contavano 125. Al piede di essa vedevasi la introduzione a nove partimenti a modo di tragetti o anditi, che poteansi osservare dietro la estrazione del materiale, del quale ogni cosa era ingombra. Grandissima fu la fatica durata dalle braccia addette a tal lavoro, perchè quel materiale era ridotto assai sodo e compatto, a causa delle scolature e della infiltrazione delle acque, che per lungo volger di secoli erano penetrate da un andito, che, partendo da una linea diagonale, va a sfogare in un largo orizzontale entro le chiuse di santa Maria di Gesù. Per la profondità del sito, di già discoverto, giudicavasi che siffatto deviamento avesse potuto mettere in altri sotterranei attigui, i qual i credevansi un vastissimo campo di catacombe organale a più piani e di uno spaventevole sprofondamento, che andavan forse a riuscire in quel gran corpo di cimiteri della villa Cesarea. Tratto tratto osservavansi scaturigini di limpidissime acque, una delle quali sorgea da una vaschetta tagliata nella viva pietra, che appresta tutti i caratteri d'un bagno. E' troppo rilevante e degno di profonda meditazione, ed insieme è il più bello acquisto per la scienza archeologica il rinvenimento di un'opera così stupenda e colossale. Essa ci dà sicuramente a dividere come l'ingegno, il sapere e la civiltà greca fossero pervenuti a tal punto di eccellenza, che nessuna opera di maggior conto, dopo la esperienza ed i progressi naturali dell'umano intelletto, potrà anteporsi alle opere così ardite di quei sublimi maestri. Questi sotterranei, profondi e lunghi cammini, ora alla conoscenza sottoposti queste opere sorprendenti della antichità ; questi slanci arditissimi dell'ingegno umano ci fanno conoscere come le greche non rimarrebbero al di sotto al paragone con quelle opere, che ai nostri giorni si fanno nelle nazioni più opulente e più civilizzate di Europa ; e dai fatti si scorge come quest'opera siracusana per la sua magnificenza non la cederebbe al famoso tunnel di Londra, il quale è stato ed è lo stupore del mondo... (63) Dal nome del proprietario del vigneto al momento del ritrovamento. Queste catacombe possono considerarsi come divise in due grandi regioni poste una a levante e l'altra a ponente ma unite tra loro da un corridoio esterno che mette in raccordo i due accessi. Secondo P. Orsi (notizie scavi 1918 pag. 275) alcune gallerie del lato orientale risalgono al III sec. e in qualche tratto anche al II secolo.
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