toponimi Siracusa - Toponomastica Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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toponimi Siracusa

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I PANTANELLI In siciliano Pantaneddi. In latino Lysimelia palus. E' quell'area pianeggiante, fino ai primi anni del nostro secolo paludosa, posta fra Acradina e le rive del fiume Anapo. Ad essa fecero riferimento Tucidide nel lib VI e Teocrito nell'Idillio 7. Ma leggiamo ciò che scrissero Arezio e Fazello a proposito di tali acquitrini «Occupata la palude dalle acque nello inverno e di molto fango insozzata, nessun accesso presenta, finche non vien seccata dal calore nella primavera e nell'estate». «Era di fuori una palude appellata Lisimelia da Tucidide e volgarmente detta Pantanella, dai di cui vapori e di altre ad essa adiacenti infettavasi tutta la città di Siracusa e principalmente questa parte, come scrive Seneca nel lib. della Consolaz. a Marzia, e come noi sperimentiamo. Era poi una via lastricata di grandi pietre quadrate scoverta al mio tempo, che di la menava al fiume Anapo e sino ad Olimpico; e svelte quelle pietre se ne fabbricò il grande baluardo della città, che ne sovrasta oggi all'unica porta (153)». La bonifica apportò il miglioramento della zona a tutto vantaggio dell'agricoltura e dell'igiene. Finalmente, dopo millenni, nel nostro secolo si è riusciti a debellare, grazie al progresso delle scienze, la terribile malaria (154). I primi tentativi di discussione e studio onde portare a soluzione la bonifica dei pantani si ebbero ai primi anni del 1800 con l'avvio dell'Accademia Georgico-ecclesiastica fondata dal parroco Giuseppe Logoteta. Scopo di tale «scuola» era quello di avviare l'agricoltura del siracusano con corsi teorico-pratici ed aggiornamenti. In questa Accademia il canonico B. Bufardeci, nel 1803, tenne dei discorsi su «I mezzi meno dispendiosi per liberare un gran tratto dei nostri terreni nella contrada dei Pantanelli dalle acque che v'impaludano, e la maniera di raccogliere, e ben dirizzare le acque dell'Anapo per innaffiare le nostre terre e servir di ortaggi». L'abate Paolo Balsamo nel suo Giornale del viaggio fatto in Sicilia... (1808) annotò «(Nei dintorni della città di Siracusa) si ammirano dei terreni così pingui e di tanto eccellente fondo, che non mi ricordo di averne veduti dei simili nei poderi suburbani di qualunque altra delle nostre popolazioni... Ma essi ( Siracusani ) non sanno affatto quali potrebbero essere i vantaggi, se si prosciugassero i pantani, i quali nella quantità di più di 200 salme di Palermo corrompono l'aria in estate, e sono pressoché del tutto inutili alla produzione, e se il celebre Anapo, che è navigabile per 5 miglia, e nel quale nasce spontaneo il papiro, si destinasse alla irrigazione ed al miglioramento dei campi. Si sono letti ed uditi mille progetti per dar vita e procurare il risorgimento dell'esanime ed abietta Siracusa: ma la maggior parte o sono inerti all'uopo, o soffrono insuperabili difficoltà nell'esecuzione : ed alcuno di certo non ve n'ha, il quale in efficacia ed importanza paragonar si possa con quello di proscingare le sue malsane e sterili paludi e di rendere capaci di innaffiamento non pochi terreni della campagna sua, ad imitazione di quelli feracissimi e doviziosissimi di Lombardia. Un campo, il quale adacquar convenevolmente si possa, e nella latitudine di 37 gradi circa bisogna che sia strapazzato e non coltivato: quanto a canapa, lino, cotone, erba medica, etc. rende da cento a dueoent'once di lordo, quale immensa ricchezza adunque non si potrebbe sperare per quelli'insigne Siracusa, ove le abbondanti e placide onde dell'anzidetto fiume, per via di opportuni canali ed acquidotti, e col mezzo di adatte macchine, si facessero all'irrigazione servire di quelle nobili e finitime tenute? E potrebbe la stessa mai non dico essere superata o pareggiata, ma anche comparata con quella, che sarebbe intendimento di alcuni di procacciarle con un'infinità di privilegi, immunità, preminenze, e di non so quali altri compensi della medesima natura? Si dolevano un giorno alla mia presenza alcuni molto istruiti gentiluomini (155) delle ristrettezze del loro territorio e dell'ingiusta obbrobriosa pratica dei così detti peritori, pe' quali il marchese di Sortino fa sprofondare e perdere in voragini a bella posta scavate tutte le acque, che a suoi usi sopravanzano, e che altrimenti calerebbero nella campagna di Siracusa; ed io alquanto turbato risposi (156) : "Voi, signori, da eccellenti cittadini desiderate più terre, e più acque ; ma considerando i pantani, e l'Anapo, dovete pur confessare, che non ne siete molto degni, perchè non apprezzate, e non tirate il convenevole profitto dalle une e dalle altre"». (153) Si utilizarono le pietre che lastricavano la via Elorina per innalzare dei baluardi che l'imperatore Carlo V fece costruire in modo da rinforzare militarmente l'ingresso in Ortigia. (154) Alla luce dei nuovi orientamenti di paleopatologia e della paleodemografia si è potuto appurare che nelle ossa dei crani rinvenuti presso necropoli vicine a zone acquitrinose dell'area mediterranea, in almeno il 10% si è riscontrata l’iperostosi porosa a livello delle ossa parietali. Tale alterazione, connessa con la malaria, indica che quest'ultima malattia esistette prima ancora che si sviluppasse nel Mediterraneo la civiltà greca. A tal proposito sono interessanti gli studi di A. Ascenzi «Thalassemie et lesions osseuses, avec discussion d'exemplaires palèopathologiques italiens». Lyon 1973, e J.L. Angel «Porotic hyperostosis, anemias, malarias and marshes in the prehistoric eastern Mediterranean». 1966 - Chissà se dopo i normali rilevamenti effettuati sui resti ossei rinvenuti alla necropoli del Fusco si siano conservati dei reperti tali da permettere nuovi studi di paleopatologia sulle popolazioni che abitarono la nostra zona.
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