Monica Salvo sacre scritture
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La Bibbia per immagini di Salvo Monica
Molte opere, anche di grande rilievo, nascono per caso; o meglio nascono sol perché da lungo tempo sono chiuse nel cuore, come un seme nascosto nella terra e pronto al germoglio.
Anche Salvo Monica, scultore fra i più illustri di questa nostra isola, covava dentro di sé un seme; lo Spirito che egli ha costantemente rappresentato nelle sue sculture e nelle poesie gli ha fatto nascere un sogno ambizioso, tale da consentirgli di esprimere totalmente e organicamente tutta la sua visione fisica e metafisica dell’arte e dell’uomo. E non solo è stata concepita un’opera tanto impegnativa da sfiorare la temerarietà ma quest’opera è ormai completa e visibile e costituisce indubbiamente l’esito grafico più alto dello scultore ispicese e siracusano.
Si tratta dunque di 71 tavole grafiche, tutte a china, monocrome, che illustrano le Sacre Scritture. Le prime datano 1978 e costituiscono i primi approcci inconsapevoli ai temi biblici, quando non era maturo in testa il progetto di un’opera organica; di anno in anno, poi, è maturata l’idea di una illustrazione dei passi biblici fino a farsi progetto unitario e completo nel corso degli anni ottanta. Oggi, ad oltre venti anni dai primi disegni, a vedere queste opere in sequenza temporale o tematica si resta meravigliati dell’originalità con cui sono stati affrontati gli antichi argomenti biblici e della forza espressiva dell’impianto strutturale che sottende ad agni disegno.
Vediamo dunque di intraprendere un percorso di analisi critica che ci consenta di penetrare nel mondo segnico e tematico di quest’opera. Per farlo, dobbiamo prendere in considerazione almeno tre livelli di lettura: quello formale, quello religioso e quello sociale.
Il livello formale
Tutte le opere di Salvo Monica, sia di scultura che di grafica (in quest’analisi non ci occuperemo di poesia, che è stata oggetto di una nostra antecedente ricerca), poggiano su una struttura equilibrata, bilanciata in tutte le sue parti. Questo equilibrio formale è molto più evidente nella grafica che stiamo trattando poiché la struttura si avvale di forme generalmente circolari o ellissoidi fino alle forme a spirale che gli consentono ulteriori variazioni tecnico-tematiche. Dentro queste forme circolari sono inseriti gli oggetti, i corpi, gli spiriti, gli angeli; inoltre, se si volesse tentare una segmentazione geometrica dell’intero disegno si constaterebbe chiaramente l’equilibrio formale fra le parti. Si prenda l’Erodiade dove tutto è racchiuso nella forma ovale: il viso, il copricapo, i monili, la ghirlanda di fiori, i capelli; tutto ruota attorno al viso, vero centro formale della composizione e punto d’irraggiamento di quel fascinoso e ammaliante potere regale e morale di questa regina che volle su un piatto d’argento la testa del Battista.
La china, trattata nei primi disegni con segni ampi e densi di penna, si fa mano a mano più sottile, più sfumata, più diluita fino a farsi colore, ombra, piega e fondale, come difficilmente si vede in opere di grafica. L’impronta dello scultore è evidente sia nelle forme aeree e stilizzate che rimandano ai suoi altorilievi, sia in quelle chiuse e bloccate che provengono dalla sua esperienza con l’arenaria. Ma soprattutto lo scultore è presente nella concezione dello spazio, nella distribuzione della materia e nel sapiente gioco dei rilievi tonali. Molte di queste grafiche sono dei veri e propri disegni preparatori per possibili realizzazioni plastiche. Altre si affidano invece alla china diluita, morbida e velata, per dare sembianza ai corpi resuscitati o al magma iniziale della creazione. Qui tutto è inserito in un vortice grafico che ben sottolinea il Vento Divino o la Forza Vitale alla quale Monica fa riferimento nelle sue poesie.
Si parlava di espressività: la plasticità delle vesti e delle loro pieghe, i potenti primi piani dei volti, la flessuosa dolcezza delle linee dei corpi, le mani affusolate e vive, l’iperrealismo di certe maschere rappresentano la cifra più significativa di questa espressività; non di fotografismo o di calligrafismo si tratta, come potrebbe sembrare a qualcuno, ma di una concezione classica della formalizzazione plastica e segnica che ha sempre accompagnato la visione artistica di Monica motivandone stile, scelte tematiche e contenutistiche.
2 - Il livello religioso
L’arte religiosa ha modi espressivi del tutto particolari, cioè consoni a una interpretazione e a una visione del divino e del sacro conformi a certi canoni che la lunga tradizione classica di questo genere ci ha tramandato. Uno di questi canoni è certamente rappresentato dalla spiritualità delle figure uraniche da una parte e dalla materiale decadenza della carne dall’altra.
Non tutti gli artisti possono illustrare il divino: ho visto cristi e madonne e angeli dove lo Spirito di Dio era completamente assente: corpi inutili, vuoti d’anima e di mistero, senza nessuna trascendenza. Un Cristo senza trascendenza è solo un uomo comune e una Madonna senza sacralità è una delle tante donne che incontriamo per strada.
La religiosità di Monica parte da lontano; parte da una filosofia e da una spiritualità che affondano le radici in una concezione antroposofica della vita, così cara a Rudolf Steiner e così impregnata di idee orientaleggianti sulla vita prima e dopo la morte. La creazione come atto d’amore di Dio, la presenza divina nell’universo come forza vitale che muove ogni cosa, la reincarnazione dell’anima, il sincretismo spiritualista che accompagna certe forme di religiosità, la posizione centrale dell’uomo nella storia del suo rapporto con Dio, sono alcuni dei caratteri della visione religiosa di Monica; caratteri che vediamo trasferiti nelle sue opere.
Queste illustrazioni della Bibbia poggiano dunque principalmente su due basi archetipali: il divino, come forma assoluta di perfezione cui può giungere l’uomo; il riscatto della sofferenza attraverso l’inserimento del dolore umano nel grande fuoco di purificazione nel quale s’immerge lo spirito eletto. La strada che conduce a questi due esiti è quella tracciata dai grandi pittori del passato: estetica! La bellezza formale, la grazia espressiva, la forza evocativa non sono altro che i vagoni di un treno estetico che ci consente di avvicinarci al divino.
Per Monica Dio è Bellezza, Ordine, Equilibrio; Dio è Forma Perfetta!
Le figure di Monica hanno dunque questo duplice aspetto: un’intensa spiritualità e una carnosa sensualità.
Un altro aspetto, un po’ misterico e un po’ magico, di questa religiosità è dato dalla frequente ricorrenza del numero tre, in queste opere di grafica. Sono molte le rappresentazioni in cui vi figurano tre personaggi; ciò sia per un fatto di equilibrio formale, come abbiamo detto sopra, sia per un sotterraneo e sottinteso riferimento simbolico a quel numero che esprime la perfezione e la stessa divinità.
Anche fortemente simbolico appare quell’altro segno del quale abbiamo già riferito: l’ovale, in cui sono inserite le figure. L’ovale rimanda alla forma dell’uovo e questo è il simbolo di tante cosmogonie mitiche: la creazione è stata vista spesso dai popoli primitivi come generata da un uovo cosmico. L’uovo simboleggia anche Gesù, colui che ci fa nascere a nuova vita e simboleggia ogni atto di rigenerazione della natura, ogni rinascita e ogni trasformazione.
Quindi questo continuo, quasi ossessivo rimando al circolo ovalizzato, nasce da un intimo senso di antica religiosità, scaturito forse incosciamente dal più classico dei mitologemi di ierofanie.
Un altro contatto religioso si può scorgere anche nei fondi di questi disegni: angeli, diavoli, visi e corpi fluttuanti, cerbiatti e colombe, mostri orribili e serpenti, cavalli e carri armati; un mondo intero scorre in questi fondi e il quotidiano dramma dell’uomo viene posto sempre dentro un cono di luce che giunge dall’alto, come una carezza di Dio.
La luce! Eccoci giunti alla dimensione più alta di Salvo Monica. Quest’ossessione della luce, simbolo dell’Eterno e dell’Assoluto, cantata nei versi, scolpita nella pietra, suggerita nei disegni, è dentro ad ogni cosa e illumina ogni forma. La luce è il raggio di Dio, che rischiara non solo i tratti fisici delle figure ma che mette in evidenza le emozioni, la spiritualità e la sensibilità di queste figure. Non dunque una luce fisica che ubbidisce alle leggi dell’ottica e del preciso chiaroscuro ma interiore e che solo intenzionalmente si veste di fisicità.
Questa luce ci porta verso sfumature di rara bellezza in cui il tratto di china si fa ora più denso e fitto ora più largo e morbido; giunge a disegnare l’incarnato fino a fare immaginare i pori della pelle o accenna a figure stilizzate come in una visione gotica proiettata verso il cielo. La luce è lo spirito stesso di Monica che s’annega nell’altra Luce, fonte di tutta la sua ispirazione.
Il livello sociale
Dagli accenni sopra riportati s’è già capito quale attenzione all’umano sia stata data da Salvo Monica nell’eseguire questi 71 disegni. La Bibbia di Monica è un libro aperto sulla società di oggi. Cominciamo con i volti. Vi compaiono due tipologie razziali: quella dai lineamenti marcati e forti dei popoli del mediterraneo e quella esotica, lieve, con gli zigomi alti e gli occhi a mandorla degli orientali. Come dire che vi compaiono le due razze principali della civiltà umana. Spesso questi due tratti somatici si mescolano e danno forma a un tipo umano molto singolare, scarno e ieratico, sofferente e drammatico.
Proseguiamo ora con le figure intere: figure con scialli di tipo siciliano, vesti lunghe, bastoni fra le mani, visi semicoperti, corpi avvinghiati o giacenti uno sull’altro, tali insomma da dare una forte impressione di sofferenza e di dolore non solo fisico. Il Dio di Monica è il Dio dei deboli e degli afflitti, dei vinti di tutte le guerre, delle vedove e degli esclusi.
E proseguiamo ancora con i due piani di lettura sui quali Monica spesso indulge: sul primo piano figure a tutto tondo, di forte tenuta plastica e di particolare espressività; sul secondo piano vi compaiono invece, quasi sempre accennate ed evanescenti, le forme del mondo terrestre o celeste, in sintonia o in contrapposizione con le figure avanzate. E’ qui evidente un tipo di lettura storico-sociale: l’estrapolazione dell’individuo dalla massa e la sua collocazione nel flusso degli eventi. E’ l’antico biblico piano della salvezza voluto da Dio e instaurato col patto d’alleanza, attraverso il sangue di Gesù.
L’unico possibile riscatto dell’uomo è in Dio, nel Dio della Bibbia, come suggerirebbe questa iconografia, ma in effetti nel Dio di tutte le fedi, se invece diamo più credito a quella luce dell’Assoluto che rischiara le vicende umane e della quale abbiamo già parlato. Sicché queste tavole, così intrise di riferimenti umani e divini non sono altro che la storia della creazione così come è concepita proprio dalle pagine bibliche. Ci viene in mente l’abbandono finale di Giobbe nelle mani di Dio, dopo avergli chiesto conto e ragione del suo "irragionevole" operato. L’umanità potrà mai abbandonarsi all’Assoluto?
Infine accenniamo a un altro aspetto che ci interessa più da vicino. Molte di queste figure, soprattutto quelle femminili, hanno riferimenti precisi nella tipologia siciliana; sono le nostre donne, le antiche nostre madri coi volti scavati e rugosi, con le mani ossute, con gli scialli a mimetizzare ogni accenno di femminilità. Queste madri nostre diventano la Madonna, la Maddalena, Sant’Anna, l’Adultera, tutte le figure bibliche femminili, quasi a identificare la gente di Sicilia con l’intero popolo di Javhè.
Non dunque mera illustrazione, come appare in Gustavo Doré e in altri; non opera di superficiale lettura ma opera di interpretazione e di esegesi, di proposta e di attualizzazione, cercando sempre di estrapolare l’intimo messaggio della pagina biblica. Opera di grande respiro artistico e filosofico, questa di Salvo Monica; intensa sia per lo stile in cui si manifesta sia per la Weltanschauung che sottende. Opera di grande spiritualità e di appassionata umanità, degna di comparire accanto alle migliori interpretazioni visive che siano state tratte dalle Sacre Sritture.
Corrado Di Pietro