Caruso Ignazio
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Caruso Ignazio, Palazzolo Acreide il 24/4/1942.
Nasce a Palazzolo Acreide il 24/4/1942. Dopo aver conseguito il diploma di Maestro d'Arte a Siracusa, ed il Magistero d'Arte a Palermo, si è dedicato all'insegnamento di materie artistiche.
Vive ed opera a Palazzolo Acreide
La figurazione di Ignazio Caruso procede per successive aperture di immagini, su un mondo provocatorio che presenta spigolosità mediatiche, fortemente influenzate dal contesto della grande comunicazione,sia per quanto essa passa in linea diretta, di attraversamento e squarciamento del linguaggio espressivo, sia per quanto essa agisce come dimensione atmosferica, induzione soffice del senso comune a plasmarsi e rìplasmarsì.
Le immagini, che si susseguono come scene di un grande racconto a puntate, sono tratte dal catalogo del tempo declinato, dal passato, al presente, al futuro,con scambievole reversibilità di punti di vista; sono invenzioni per sottrazioni o addizioni di realtà. La pittura è piatta, essenziale, senza compiacimento materico, giocata sui colori semplici, per cui si raggiunge un esito cartellonistico di una certa forza visiva, capace di mettere lo spettatore in posizione dialogante, critica, ispettiva. Siamo sulla scia lontana di Paolo Baratella e Giangiacomo Spadari e su quella vicina di Gian Marco Montesano, seppur con differenze e peculiarità che ne distinguono la vocazione ideologica e la concreta prassi narrativa. Ignazio Caruso stende sulle tele una sorta di cronica di situazioni vistose, per affermare una qualità linguistica della sua pittura, per straniarla da tentazioni realistiche, in una sorta di metafisica della quotidianità che viene dai meandri del secolo scorso, s'insinua in questo appena nato, avvolgendo la realtà con un manto di forzata irrealtà e viceversa. E' un modo di affermare la differenza, in nome dello spettacolo che è la quintessenza dell'essere e dell'apparire in questo mondo, dove la proiezione più lontana possibile si specchia con le sensazioni più immediate. Si tratta di una evidente dimostrazione di qualità teatrale, fatta con mezzi semplici, ma con esiti sconcertanti quanto fascinosi. (Francesco Gallo)