Fanciullo Sebastiano - 900 siracusano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Arte e Artisti
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Fanciullo Sebastiano

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Fanciullo Sebastiano, detto Jano,Lentini 1937, Siracusa 1991

Dopo alcune esperienze giovanili nel campo musicale e teatrale, nel 1955 incominciò ad interessarsi della pittura.
Negli anni '50 e '60 frequenta l'ambiente artistico milanese e conosce Marino Marini, Salvatore Fiume, Aligi Sassu, Orfeo Tamburi, Ernesto Treccani. Conosce altresì critici impegnati i quali apprezzano il suo lavoro.
Successivamente come operatore culturale porta in Sicilia le opere dei grandi maestri del Novecento italiano. La sua attività di operatore e di artista gli consente di poter collaborare con Nunzio Sciavarrelo, Renato Guttuso e con poeti come Giueppe Rovella e Corrado Sofia.

I Colori del Mediterraneo

Mi piace pensare che Jano Fanciullo, ormai parte di quel luogo infinito in cui è sempre giorno, stia vigilando con la sua ala di comprensione su questo momento di approfondimento critico della sua pittura.
Mi piace immaginarlo vivo, presente. Ora qui, con quella sua espressione poetica e profetica lasciata scritta sul foglio umile di una rubrica: Questo tramonto per noi/vuoi dire aurora.
Mi piace pensarlo in compagnia di Orfeo Tamburi e Giuseppe Rovella, affinità elettive di primaria importanza, spiriti liberi del nostro tempo anch'essi purtroppo tra ipiù.
Mi piace ricordarlo con le stesse espressioni di simpatia e amicizia di Aldo Parmigiani, con quell'aria un po' scanzonata, con quel tuo sorriso disarmante, con quel tuo grande cuore che non lesinava disponibilità e generosità.
Mi piace sperare che fra qualche tempo, mi auguro non molto lontano, si dia inizio allo studio della cultura artistica regionale della seconda metà del Novecento, riscattando dal torpore e dal silenzio quel patrimonio di idee e di azioni che, grazie ad artisti e promotori culturali come Jano Fanciullo, ha fatto apprezzare anche nell'estremo Sud gli aspetti espressivi delle nuove avanguardie.
Grazie a Fanciullo, Siracusa ha conosciuto Ernesto Treccani, Salvatore Fiume, Aldo Parmigiani, Orfeo Tamburi ...ed altri illustri maestri dell'arte italiana del Novecento. A lui si deve la creazione di quel collegamento straordinario tra la città aretusea e il centro nord dell'Italia. Alle sue iniziative artistiche va dato il merito di aver fatto conoscere il segno libero di Nunzio Sciavarello, la solarità mediterranea dei dipinti di Salvatore Fiume e l'espressionismo forte di Ernesto Treccani. Al suo entusiasmo operativo e alla sua poliedricità culturale si deve l'attuazione di iniziative espositive che hanno creato il solco di una tradizione ormai consolidata.
Certo, non tutto ciò che accade nel tempo presente è degno di quella tradizione. Penso però che da quell'inizio abbiano avuto seguito molte manifestazioni intelligenti, le sole, le uniche di cui è giusto mantenere la memoria. Il resto è solo polvere che di cui tra qualche tempo non ci sarà traccia.
Meno nota è l'attività di Jano Fanciullo come pittore, ciò a torto perché nei suoi dipinti ci sono i colori e il sogno di un'espressione metafisica prettamente mediterranea.
Dipingeva preparando le tele con sabbia, la rena impalpabile dell'Arenella e di Fontane Bianche, prelevata lungo la linea del mare, da quella battigia a cui aveva dedicato alcuni dei suoi versi di maggiore respiro poetico.
Componeva paesaggi e strutture spaziali di grande equilibrio, dando ad ogni luogo il segno gentile della donna, depositando in ogni strato pittorico le sue passioni amorose, i suoi sogni, le sue aspirazioni, il turbine dei suoi sentimenti.
La sua pittura può essere definita come un canto d'amore alla natura, ai luoghi del mediterraneo, alla solarità delle creature umane conosciute, amate, apprezzate.
I colori sempre vivaci, il segno netto e deciso, le strutturazioni compositive rigorose ed equilibrate, costituiscono il carattere distintivo del suo stile, del suo codice pittorico in cui la bellezza si rivela attraverso i ritmi dell'armonia.
Nei dipinti dedicati alle Fanciulle in fiore, il mare, il sole, la natura in tutta la sua forza vitale, la campagna iblea con i suoi campi dorati di grano, creano un fondale di struggente bellezza sul quale si stagliano figure tessute con i caratteri della grecita.
Jano Fanciullo conosceva l'espressionismo cromatico di Guttuso e il rigore strutturale di Orfeo Tamburi, apprezzava la sensualità delle donne di Fiume e la vivacità compositiva di Aligi Sassu.
Dagli insegnamenti di questi maestri del Novecento italiano germogliano il suo stile, il suo palpito pittorico, Usuo colore mediterraneo, la sua voglia di quiete, di serenità compositiva.
Con una lucidità straordinaria descriveva però quali potevano essere i limiti, i rischi di questa quiete. Scriveva infatti Amo la quiete Ila gran quiete marina Ima il mio destino è vivere / balenando in burrasca. Si immaginava gabbiano innamorato sul mare in tempesta della vita.
È una profezia, la visione futura di un'immagine inquietante.

Prof. Paolo Giansiracusa

 
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