Necropoli Castelluccio tomba a corridoio
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Necropoli di Castelluccio, tomba a corridoio.
Castelluccio di Noto è una rocca che si erge tra due aree morfologiche distinte, a S e a W dalla piana del Tellaro, mentre ad E si unisce al sistema collinare Ibleo attraverso una grande area pianeggiante, in parte sede del villaggio. A Nord è isolata dalla Cava della Signora, area destinata alla necropoli.
Com'è noto in letteratura, con delle fortunate indagini condotte più di un secolo fa, Paolo Orsi (Orsi 1892,1893) ritrovò numerose tombe ancora chiuse e gli scarichi del villaggio, mentre a seguito di scavi condotti tra gli anni '80 e '90 (Voza 1996) furono rinvenute numerose capanne e la presenza di una presunta area sacra posta in posizione dominante.
La necropoli è l'aspetto più importante del sito archeologico e ricopre un periodo che va dall'antica età del Bronzo fino al Bronzo recente. Essa si sviluppa quasi interamente lungo i margini della piccola Cava della Signora e comprende ca. duecento tombe. Paolo Orsi indagò poco più di una trentina di tombe ancora non violate, raccogliendo ed analizzando in dettaglio tutti i materiali di corredo e in molti casi descrivendo attentamente deposizioni e riti.
Dall'epoca delle esplorazioni dell'archeologo Roveretano, la necropoli non è stata più indagata, nonostante non sia ancora chiara, ad esempio, l'esatta distribuzione dei gruppi di tombe di diverso periodo.
A seguito di numerose ricognizioni effettuate negli ultimi anni, è stata identificata una tomba già segnalata in pubblicazioni precedenti (Belluardo, Ciavorella 1999; Procelli 2012), ma mai prima d'ora studiata attentamente, che differisce da tutte le altre per le sue caratteristiche architettoniche. La tomba si trova nel versante sinistro dell'antica valle carsica in cui è scavata la necropoli ed è la prima che s'incontra da monte, fatta eccezione per il gruppo di tombe noto (tt. 31-35 Orsi) posto nella parte alta, in corrispondenza con l'inizio della valle.
Questa tomba è caratterizzata da una parte ipogeica e da un'altra costruita: la cella, scavata nella bassa parete rocciosa, è a pianta pseudo circolare molto irregolare e alzato a calotta ribassata. Essa è preceduta, da un dromos di accesso (fig. 1), composto da ortostati calcarei conficcati di taglio nel piano antistante. Di questo corridoio dolmenico, lungo ca m 2, rimangono pochi conci in situ e la probabile copertura con lastre orizzontali è completamente scomparsa. La celletta funeraria, priva di anticella, presenta nell'intradosso delle profonde spaccature naturali della roccia che ne rendono precaria la staticità e la conservazione.
Della tomba sono stati effettuati il rilievo grafico e fotografico (fig. 2).
Per la tecnica mista di realizzazione (cella ipogeica, corridoio costruito) si possono avanzare dei confronti con altri pochi esempi del panorama siciliano, tra cui si ricordano le tombe di Contrada Paolina, nel territorio di Ragusa (Procelli 1981), più altri dalla Sicilia occidentale, come Contrada Pergole (Mannino 1971), Marcita (Tusa 1997), Mokarta (Tusa 2014) e un'altra tomba, inedita, da Monte Petrulla presso Licata.
Al netto del dromos costruito di accesso che la distingue da tutte le altre camere ipogeiche di Castelluccio di Noto, l'aspetto più eclatante ed interessante della tomba sta nella presenza di particolari incisioni rupestri praticate sulle pareti e soprattutto sul soffitto della volta.
Tali incisioni sono costituite, in genere, da linee pressoché parallele che si incrociano con altre a formare griglie, racchiuse in recinti grossomodo tondeggianti. Si contano otto gruppi di incisioni (figg. 2-3), posizionati apparentemente in modo casuale, sei dei quali nel soffitto e due nella parte alta delle due pareti laterali. Altro elemento interessante è la presenza di colorazione, probabilmente ocra rossastra, in corrispondenza di molte incisioni, come a demarcarle maggiormente rispetto allo sfondo della volta (fig. 4). L'eterogeneità di realizzazione e la lettura icnografica complessa, ci portano a pensare che si possa trattare di una primitiva forma di comunicazione grafica, consistente nel gesto di incidere forme poco decifrabili, attraverso la ripetizione del segno nella roccia (cerchi ripetuti e linee incrociate sequenziali).
Per ciò che concerne l'interpretazione, per quanto la trattazione non possa essere affrontata in questa sede, è possibile avanzarne qualcuna in via preliminare. In un primo plausibile scenario, i petroglifi potrebbero essere connessi a un singolo episodio di incisione/comunicazione, effettuato subito prima dell'utilizzo della tomba. In seconda ipotesi, i petroglifi potrebbero collegarsi a più episodi di incisione/comunicazione, da legare ad esigenze di culto. L'esecuzione delle incisioni che richiederebbe una posizione distesa, dato il poco spazio tra il soffitto della cella e il pavimento, richiamerebbe la postura supina del morto, alludendo a una consuetudine legata ad una dimensione rituale della sfera funeraria.
Dal momento che non sono state riscontrate incisioni simili in altre tombe della facies di Castelluccio, si tratterebbe di un evento cultuale sporadico che si manifesta sotto questa particolare sequenza di azioni poco decifrabili, secondo una legge simbolica che esula dalla nostra comprensione. Considerato anche il fatto che la tomba che le accoglie, è una tomba architettonicamente peculiare rispetto a tutte le altre della necropoli e se aggiungiamo che potrebbe essere stata una delle prime ad essere scavate, per lo scavo rudimentale e per i confronti con gli altri contesti conosciuti in Sicilia, tomba e incisioni rupestri rappresentano qualcosa di unitariamente distintivo e inscindibile. È vero che attualmente non sono stati riscontrati altri esempi, ma non è da escludere che potrebbe trattarsi di un retaggio culturale estraneo alla facies di Castelluccio. L'unico confronto stringente lo troviamo in una tomba inedita, individuata da chi scrive presso una piccola necropoli di Cava Grande di Rosolini (SR). Nel piano pavimentale della cella di questa tomba c'è una incisione molto simile a quelle fin qui presentate, composta da linee parallele e incrociate che disegnano una forma grossomodo trapezoidale.
In mancanza del dato archeologico di scavo, la tomba di Castelluccio, già probabilmente svuotata in antico, ancor prima delle esplorazioni di Paolo Orsi, non permette la smentita o la conferma di queste ipotesi. Allo stesso tempo, non si può negare il carattere di unicità delle incisioni rupestri della tomba di Castelluccio, mai rilevate prima nelle centinaia di tombe visitate a seguito dello studio, tuttora in corso, dell'architettura funeraria dell'antica età del Bronzo.