Carpinteri Pasquale - provincia di Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Sicilia
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Carpinteri Pasquale

Canicattini Bagni

Tratto alla rivista "ISIRACUSANI" BIMETRALE DI ARTE STORIA E TRADIZIONI ANNO V N. 23 GENNAIO FEBBRAIO 2000.
Un "Gattopardo" della pittura Pasquale Carpinteri di Milena Dori Gallitto


Conobbi il maestro Carpinteri nel 1984 in occasione della sua mostra antologica alla Cripta del Collegio a Siracusa e rimasi affa¬scinata dalla sua pittura: ero in Sicilia da molti anni e ancora non mi era capitato di incontrare un artista che riuscisse a mettere su tela quella che io reputo l'essenza della Sicilianità. Avevo già letto di storia e narrativa siciliana, proprio nel tentativo di capire quanto più possibile di questa terra che ormai era in parte anche mia, ma soprat¬tutto per contribuire a trasmettere a mio figlio una sorta di "memoria storica" delle sue radici paterne. Ora mi si rivelava, in una carrellata di quadri, acquerelli e disegni, la rappresentazione, attenta e poetica, di questa terra e della sua cultura, espres¬sa con affetto ed ironia, ricca di atteggiamenti cri¬tici positivi, ma anche di provocazione.


Pasquale Carpinteri, artista colto ed attento, amava dire che per comprendere i suoi quadri bisognava leggerli come frammenti di un romanzo che ha per tema la Sicilia della sua infanzia, quando ancora l'Ottocento era vivo con i suoi costumi ed i suoi valori.
Era il tempo degli ultimi baroni e dei borghesi che venivano di prepotenza alla ribalta, del popolo che cominciava a far sentire la sua voce; si costruivano le prime auto, ma ancora c'erano i cavalli e le carrozze; ed ecco, infatti, come descrive Enzo Carli, i suoi quadri popolati di massari, villici e campieri, pretini e monsignori, di notabili in tuba e di nobili. Mentre la cosiddetta "buona società si abbandonava agli svaghi della passeggiata in carrozzella o sulle prime sbuffanti automobili, o nei balli al Circolo, la povera gente si affaticava nel duro lavoro dei campi e nei mestieri più umili. La sua, quindi, è una attenta indagine di una uma¬nità divisa nelle grandi fasce sociali dell'epoca: i nobili, la borghesia, il clero, i contadini. Ci fanno sorridere i suoi bagnanti nei costumi "alla moda" o gli esagerati salamelecchi dei frequentatori del Circolo, e ci colpisce l'arguta ironia espressa nel quadro "11 sindaco parte per Roma" per quel profon¬do inchino del Capostazione e per la rassegnata espressione del portaborse, ma ci pervade una commossa partecipazione davanti al "Ritorno dai campi" intuendo la profonda stanchezza e la solitudine del contadino con il suo asinelio sulla strada assolata. Il maestro riesce sempre a rappresentare suggestivi legami tra figure ed ambiente, e anche i titoli dei suoi quadri sono significativi; un esempio lo abbiamo nel quadro "La vocazione forzata" dove dimostra una sottile sensibilità, sia nelle finezze cromatiche che negli atteggiamenti (piange educatamente la novizia) dei personaggi e nella loro collocazione all'interno di un palazzotto della nobiltà dell'epoca. Ma quando rinuncia, occasionalmente, ai suoi personaggi per rappresentare solamente il paesag¬gio, allora raggiunge un lirismo altissimo: gli spazi si dilatano verso orizzonti lontanissimi, i muretti a secco scandiscono e differenziano i piani cromatici dando profondità a distese di campi solitari. Pasquale Carpinteri conosce alla perfezione anche la difficile tecnica dell'acquerello; con questo mezzo, che non consente errori o ripensamenti, è riuscito perfino ad imprimere il carattere dei suoi personaggi nei loro volti e positura ed a trattare il colore con mano estremamente tenera e leggera. Così in quadri come: "La masseria", "Réverie", "Sogno con mio padre", i colori si fanno delicati e luminosi, la pennellata rapida, sicura e in essi si manifesta una straordinaria forza poetica che con la "memoria" conferisce loro un sognante, magico incanto.
E di poesia ed affetto sono pervasi anche tutti i dipinti dedicati al suo paese natio "Canicattini Ragni" da dove, appunto, ha inizio il suo viaggio a ritroso nel tempo e se lo porterà sempre nel cuore, il suo paese, punto fermo da cui trae ispirazione la sua arte. Lo rappresenterà in tutti i modi, col suo corso principale fiancheggiato da bassi edifici e la bella chiesa barocca sullo sfondo; sotto il caldo sole estivo, nelle chiare notti di luna e perfino lambito da un sognato mare che per lui, soleva dire, era come il porto da dove era partito e dove andavano ad ancorarsi ed acquietarsi le sue fantasie.
Ateliti pagina precedente: "// Pescatore".
A sinistra: "Il sindaco parte per Roma".
Pasquale Carpinteri è morto il 5 novembre 1996: il grande "Romanzo per immagini" che ci ha lasciato, ci dà la chiave di lettura di quasi un secolo di vita. Dobbiamo essere grati a questo artista: la sua opera costituisce il filo conduttore della memoria che ci lega alle nostre origini, ma è soprattutto un grande testamento poetico di un secolo che se ne va.
Nato a Canicattini Bagni (Siracusa) nel 1902, ancora giovane, mentre frequentava la facoltà di Giurisprudenza all'Università di Catania, gli morì il padre; lasciò quindi gli studi e si immerse nella vita, deciso a svolgervi un ruolo da protagonista: così non ci fu campo in cui non operò con successo. Organizzò e gestì, quasi sempre con criteri avveniristici, imprese agricole, commerciali ed industriali; aveva infatti lo spirito del pioniere, l'astuzia del contadino ed il senso pratico del borghese di stampo antico. Dal nonno paterno aveva ereditato la passione per l'agricoltura per cui trasformò terreni incolti in agrumeti con tutte le varietà possibili, creò un grande allevamen¬to di maiali e bovini che nutriva con i rifiuti alimentari provenienti dal distretto militare dal quale aveva otte¬nuto l'appalto per lo smaltimento degli stessi, dando un esempio di riciclo ecologico con largo anticipo sui tempi. Erano gli anni trenta e il trasporto da Siracusa all'allevamento in contrada Canalicchio, come quasi esclusivamente in quel periodo, avveniva con carri a trazione animale.
Nel 1936, intuendo l'importanza crescente dell'automobile, chiese e ottenne la concessionaria Fiat in asso¬ciazione col cugino Messina, e nel 1939, alla vigilia dello scoppio della guerra, ebbe l'opportunità di gestire in esclusiva la concessionaria della Fiat di Catania.
Nel 1945, alla fine della guerra, Pasquale Carpinteri costruì, sempre a Catania, un grande immobile in cui trasferì la concessionaria che diverrà in breve la più importante della Sicilia orientale.
Nel 1950 realizzò a Lentini, vivacissimo centro agrumicolo tra Siracusa e Catania, un complesso alberghiero, il Cannes (dalle iniziali dei cognomi Carpinteri- Messina) che comprendeva anche un cinema ed i locali di una nuova concessionaria Fiat.
Quasi contemporaneamente acquistò la S.A.E.C., un'impresa di autotrasporti che curava i collegamenti fra Sortino, Lentini e Catania e quelli stagionali con Agnone Bagni, dove peraltro costruì uno stabilimento balneare, con bungalows destinati ad essere affittati ai primi americani che non trovano alloggio nella vicina base Nato di Sigonella.
Pur impegnato in queste numerose attività, Carpinteri non dimenticò di essere anche un imprenditore agricolo e fondò, con sede nella sua azienda agricola di Siracusa, la "Citrus Carpinteri" per la lavorazione dei derivati agrumicoli come olii essenziali di limone e di arancia, con annesso oleificio.
Nel 1960 Carpinteri, personaggio ormai noto in tutta la Sicilia, ottenne la nomina di consigliere nazionale delle case automobilistiche italiane (A.I.C.P.A.). Per anni, come abbiamo visto, l'imprenditore canicattinese aveva dato sfogo alla sua creatività ed inventiva negli affari, con risultati molto lusinghieri, ma nel momento di fare un bilancio della sua vita, si accorse che i conti non tornavano. Aveva infatti tenuto in disparte la passione per l'arte e per la pittura in parti¬colare, anche se spesso, nottetempo, disegnava e dipingeva, sorretto dalla comprensione della moglie Tina che, da critica attenta affettuosa e severa al tempo stes¬so, lo incoraggiava, forse intuendo che quella sua segreta passione, era la valvola di scarico della tensione che accumulava nel suo lavoro di imprenditore. La sua "amante segreta", come egli stesso amava defini¬re la pittura, si fece allora avanti con prepotenza e chiese che le fosse finalmente riconosciuto un ruolo di primo piano nella sua vita. Ne parlò con il figlio Nino, ma fondamentale fu l'incontro a Taormina con lo scul¬tore Giuseppe Mazzullo e con il critico d'arte Ferruccio Ulivi a convincerlo a dare la stura alla sua passione ed alla sua genuina vena artistica. Convinti come erano delle grandi potenzialità dell'artista, lo convinsero a tenere una mostra a Roma.
Come facilmente prevedibile, la mostra ebbe un enorme successo e così, a 70 anni suonati, Pasquale Carpinteri esordì nel mondo dell'arte e continuò a esporre i suoi quadri in una serie di gallerie, ricevendo ovunque prestigiosi riconoscimenti.





 


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