Biggemi
Melilli
IL TOPONIMO: BIGENI, BUGGENI O BIGGEMI. a cura di Sebastiano Lanteri
Bigeni, [CUSA, 1172, 487] Buggeni [S.M.I., 1868] o Biggemi [I.G.M., 1969, N.O. 274] è il topos che nomina un ex feudo che costituiva assieme ad altri 35 l’antica Contea di Augusta costituitasi nella prima metà del XIII° sec., successivamente appartenne alla Baronia di Melilli. Il significato della denominazione, secondo un’ipotesi errata, è stato attribuito al termine arabo burg che significa ‘torre’, in siciliano burgiu. ‘bica, paglia o fieno ammonticchiato in forma ogivale’ o ‘villaggio, case costruite in vicinanza delle torri o piccole fortezze’. [DE GREGORIO, 1920, 63-64] Questo perché in quella contrada persisteva una rimanenza archeologica chiamata la Piramide di Marcello o Aguglia di Agosta che dava l’impressione di essere una torre di avvistamento. [Cfr. VITTORIO, 1986, 77] Altra corrispondenza verosimile è quella che si vuole che faccia riferimento al terreno chiamato Belligeni posto nell’agro siracusano al tempo dell’assedio romano che fu donato a un certo Mericus Hispanus per aver fatto introdurre con il tradimento le truppe del console Marcello dentro la pentapoli. [LIVIO, XXVI, 17]
Invece, a mio avviso, potrebbe trattarsi di un antroponimo arabo, risalente al periodo della dominazione musulmana in Sicilia. Quell’appezzamento di terreno, come è ancora usuale, ricevette il nome dell’antico proprietario di stirpe berbera: abū gahīr ‘di bell’aspetto, decente’; [KAZIMIRSKI, I 344a] oppure, bū garrāh ‘chirurgo. [WEHR, 141]
Tratto da: Tito Livio
troviamo citato l'agro Belligeni, di cui si sconosce l'ubicazione. Lo storico ricorda anche un premio, 500 jugeri (circa 125 ettari)
di terreno posto nell'agro siracusano, che il senato donò a Merico (Mericus Hispanus) per avere fatto entrare, con il tradimento, le truppe di Marcello in Ortigia. Merico ed i suoi soldati spagnoli furono insediati in una comunità dell'interno chiamata
Murgantia (da identificare con Morgantina), che si era ribellata ai Cartaginesi præcedentes Sosis Syracusanus et Mericus Hispanus ; quorum altero duce noctumo Syracusas introitum erat, alter Nasum, quodque ibi præsidii erat, prodiderat. His ambobus civitas data et quingena 's jugera agri. Sosidi in agro Syracusano, qui aut regius, aut hostium populi Ro- mani fuisset, et ædes Syracusis cujus vellet corum, in quos belli jure animadversum esset : Merico Hispanisque, qui cum eo transierant, urbs agerque in Sicilia ex iis, qui a populo Romano defecissent, jussa dari. Id M. Cornelio '6 mandatum, ut, ubi ei videretur, urbem agrumque eis assig- naret. In codem agro Belligeni,'7 '-' per quem illectus ad transitionem Mericus erat, quadringenta jugera agri de- creta. Post profectionem ex Sicilia Marcclli, Punica classis octo millia peditum, tria Numidarum equitum ex- posuit. Ad eos Murgantinæ desciverunt terræ.'8 h
Tito Livio, il cui cognomen è sconosciuto (Patavium, 59 a.C. – Patavium, 17), è stato uno storico romano, autore di una monumentalestoria di Roma, gli Ab Urbe Condita libri CXLII, dalla sua fondazione (tradizionalmente datata 21 aprile 753 a.C.) fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto nel 9 a.C..