Archeologia Colle San Basilio
Lentini
Enzo Mulè
BRIKINNIA:
il più straordinario sito archeologico dei Sikàni nella Sicilia Orientale, sviluppatosi in Epoca Siceliota (Greca) e utilizzata fino in Epoca Bizantina. BRIKINNIA si può paragonare a tutte le più grandi opere umane dell'antichità. Il sito è grandissimo e occupa tutto il colle con numerose tombe monumentali degli Eroi, tutte depredate nei secoli, tranne una trovata intatta del grande archeologo trentino Paolo Orsi e i cui resti sono al Museo Archeologico di Siracusa. Il tempio, orientato ai 4 Punti Cardinali, ha 30 colonne squadrate, 5 x 6. Nel 1777 il pittore francese Jean Hoüel, durante il suo viaggio in Sicilia, vi si fermò e lo dipinse. Sia il tempio che l'area circostante sono in stato di completo abbandono.
Colle San Basilio - Lentini (Sr)
(ph. dal Web)
Il cosiddetto Monte San Basilio è un piccolo colle che sorge isolato nella piana di Catania (antichi “campi leontini”), a qualche chilometro da Scordia. I suoi fianchi sono scoscesi e quasi inaccessibili: vi si sale con meno fatica da Sud, per una stradella che giunge fino alla spianata.
Il colle ha attirato fin da epoca molto antica l'attenzione di viaggiatori e studiosi di antichità per le sue vestigia imponenti: è citato già nella seconda edizione delle Decadi del Fazello curata da Vito Amico (1749), con il nome di Scordiae oppidulum e poco dopo nel Dizionario topografico di Vito Amico (1757). Lo conoscono il Principe di Biscari (1781) e J. Houel (1785) che riproduce in disegno il suo monumento più importante, una costruzione sotterranea a pilastri, interamente scavata nella roccia.
Pochi decenni più tardi (1861) un erudito locale, il sacerdote Mauro Di Mauro, pubblica il primo studio sul sito, corredato di disegni.
Alla fine del secolo Paolo Orsi dà il via alle ricerche sul terreno, con due brevi campagne di scavo (1899 e 1922-24), individuando più fasi di vita: età del bronzo (capanna castellucciana), arcaica (necropoli indigena e 4 anfore), protoclassica (cinta muraria e
costruzione sotterranea), ellenistica (necropoli), bizantina (escavazioni in roccia). Tra queste, le scoperte più significative erano la cinta muraria e la costruzione sotterranea a pilastri.
Della cinta muraria, a grandi blocchi regolarmente squadrati, collocati con una tecnica simile a quella della cinta di Leontini, il tratto scoperto dall'Orsi correva lungo il limite ovest della spianata ed aveva quasi al centro un passaggio.
La costruzione sotterranea scavata nella roccia consisteva in una grande sala rettangolare (m. 18 x 16 ca.), con trenta pilastri, anch'essi ricavati nella roccia, scala di accesso e copertura a grandi lastroni della stessa pietra (fig.1).
La costruzione, unica in Sicilia, vista dall'Orsi come una “conserva d'acqua”, trova interessanti confronti nel bacino del Mediterraneo a Perge di Cilicia.
Durante l'ultima campagna, l'Orsi recuperò da una tomba (“tomba del duce ignoto”) scoperta dentro la costruzione sotterranea, un'armatura di bronzo (Siracusa, Museo archeologico).
Il grande studioso, data l'importanza delle scoperte, si propose di continuare le ricerche nel sito, nel quale pensava si potesse riconoscere la Brikinnia citata dalle fonti storiche, ma non vi riuscì.
La ripresa delle indagini, stabilita dalla Soprintendenza archeologica di Siracusa nel 1980 e affidata all'istituto di Archeologia dell'Università di Catania che ne diede la direzione a Sebastiana Lagona (con finanziamenti del M.P.I. e del C.N.R. e due piccoli contributi dei Comuni di Lentini e Carlentini), oltre a confermare l'esistenza delle fasi individuate dall'Orsi, ha portato alla scoperta di altre costruzioni ed all'acquisizione di nuovi dati.
Il primo contributo scientifico riguarda la cinta muraria, scoperta e datata dall'Orsi genericamente al VI secolo a.C. Di essa si conosceva un lungo tratto che seguiva la parte alta del costone dal lato occidentale con un'apertura in corrispondenza del punto vicino alla costruzione sotterranea; con lo scavo sul limite est della spianata si è scoperto un altro tratto del muro che recingeva la collina dal lato Ovest (fig.2) e un ingresso, corrispondente ad una stradella che saliva a zig-zag dallo stesso pendio; si è, inoltre, constatato che la cinta, costruita tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C., ebbe una ricostruzione nel IV secolo.
L'estensione dello scavo sul limite occidentale della spianata (ad Ovest dell'accesso alla costruzione sotterranea), ha, inoltre, consentito la scoperta di un santuarietto rupestre e di una capanna preistorica.
Il santuarietto era costituito da due grottoni scavati nella roccia e da una serie di muri, costruiti a grossi blocchi di arenaria o ricavati dalla roccia (in questo caso erano simulati i blocchi con incisioni sulla roccia stessa); al centro era una strana struttura (una specie di altare rettangolare), anch'essa ricavata nella roccia, con una gradinata dal lato sud (fig.3). Dai materiali rinvenuti (in particolare lucerne e statuette di terracotta riportabili al culto di divinità femminili, forse Demetra), si è tratta la convinzione che si trattasse di un piccolo santuario.
Forse esso era in connessione con la grande costruzione sotterranea dentro la quale si giungeva da un passaggio aperto in una delle grotte (moderno?), dove non si è potuto effettuare nessun saggio, data la pericolosità della copertura, i cui blocchi in bilico rischiavano di crollare. Si spera che la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, che, con la direzione dell'archeologa Beatrice Basile ha operato negli anni scorsi un opportuno restauro, consenta la ripresa dell'indagine, data l'importanza
del monumento.
La capanna preistorica, individuata nell'area del santuarietto, per la presenza di una serie di buchi per pali che ne indicavano il perimetro, molto piccola, apparteneva alla fase
castellucciana (come quelle individuate dall'Orsi nell'altro pendio), fase alla quale si riportava anche una tomba scoperta nei pressi, con scheletro rannicchiato e coperchio in pietra.
Un altro interessante rinvenimento si è effettuato sul pendio orientale del colle, in cui sono venuti in luce due complessi abitativi medioevali, costruiti adattando muri in pietra a grotte scavate nella roccia. Particolarmente interessante quello individuato nella zona più orientale della terrazza, costruito con tecnica a piccoli blocchi davanti a due grandi grotte certamente riutilizzate. L'unità abitativa, cellula familiare e produttiva di un insediamento feudale, era costituita da una serie di ambienti disposti ad U intorno ad un cortile con piano di roccia ed aveva il focolare nell'angolo nord, vicino all'ingresso del grottone maggiore; era molto probabilmente coperto da tettoia a tegole retta da pali; una larga porta consentiva l'accesso al grottone (fig.4). I materiali recuperati confermano la cronologia dell'abitato ai secoli XII-XIII.
La ricerca approfondita sui ruderi e lo studio sistematico dei materiali avviato per la pubblicazione, conferma che il colle di S. Basilio, abitato prima della fondazione di Leontini, divenne alla fine dell'età arcaica una roccaforte della città, per la protezione della strada che collegava la piana di Catania con Siracusa e con i campi geloi. Fu poi frequentato fino all'età ellenistica, poi forse abbandonato e di nuovo intensamente abitato durante il Medioevo.
Pochissime le tracce dell'abitato relativo alla prima fase greca: ad esso si riportano, probabilmente, gli ambienti rettangolari con piano pavimentale scavato nella roccia, individuati nel lato ovest della spianata, privi di alzato e forse databili in età arcaica, come pochi frammenti raccolti nello straterello di terra che li ricopriva.
Non sappiamo dove fosse ubicata la necropoli relativa; sarebbe interessante se essa fosse quella scoperta nel 1922 dall'Orsi sul vicinissimo piccolo colle detto “Cozzo della
Tignusa”, usata a partire da epoca protoarcaica fino all'età ellenistica: i suoi corredi più antichi confermano, infatti, il collegamento con Leontini e con la piana di Catania. Citiamo l'esempio del cratere indigeno con la rappresentazione di un cavallo pascente, che presenta uno schema ed uno stile che ricordano da vicino quello di un'anfora rinvenuta in una tomba di “Cava S. Aloe”, altra necropoli indigena dell'area leontinese, datata fra la fine del IX e gli inizi del VII secolo a.C.
Malgrado i numerosi dati scaturiti dalle ricerche finora effettuate, non siamo in grado di individuare il nome di questo piccolo ma ben difeso centro antico: è, infatti, impossibile, allo stato attuale, riconoscere nei ruderi del colle un centro di cui si conosce solo il nome. Poco valide ci sembrano le due ipotesi finora avanzate, che collegano il piccolo centro fortificato ai nomi BRIKINNIA e di EUBOIA. La prima ipotesi, che attribuisce i ruderi di Monte S. Basilio al centro fortificato leontinese di “BRIKINNIA”
(Tucidide, V 4: Brikànnia$ on ôruma ùn t–Leontàn– ), proposta dal De Mauro (Sul colle di S. Basilio volgarmente detto Casale, Lentini 1861) e “quasi” accettata dall'Orsi (Sepolcro di duce ignoto, Siracusa 1922, p.2), costringe ad ignorare la tradizione locale che colloca il toponimo “BRICINNIA” a Buonvicino, un piccolo colle (“Castelluccio”) vicino a Leontini, forse più vicino alla strada che collegava Gela a Catania, presso la quale la pone lo storico.
La seconda ipotesi, che attribuisce i nostri ruderi al centro fortificato di EUBOIA, colonia dei Calcidesi di Leontini, accettata dal Pareti (Sicilia antica, Palermo 1959, p.66), priva di forzature topografiche, indica un sito che appare più vicino al fiume Gornalunga, presso il quale correva la strada citata dalla fonte; ma è contestata da chi riconosce Euboia nella moderna Licodia Eubea.
Rimane la speranza che ulteriori opportune indagini consentano di recuperare altri dati che risolvano il mistero di questo sito, che, comunque, rimane di grandissimo interesse arc
Colle San Basilio - Lentini (Sr)
(ph. dal Web)
Il cosiddetto Monte San Basilio è un piccolo colle che sorge isolato nella piana di Catania (antichi “campi leontini”), a qualche chilometro da Scordia. I suoi fianchi sono scoscesi e quasi inaccessibili: vi si sale con meno fatica da Sud, per una stradella che giunge fino alla spianata.
Il colle ha attirato fin da epoca molto antica l'attenzione di viaggiatori e studiosi di antichità per le sue vestigia imponenti: è citato già nella seconda edizione delle Decadi del Fazello curata da Vito Amico (1749), con il nome di Scordiae oppidulum e poco dopo nel Dizionario topografico di Vito Amico (1757). Lo conoscono il Principe di Biscari (1781) e J. Houel (1785) che riproduce in disegno il suo monumento più importante, una costruzione sotterranea a pilastri, interamente scavata nella roccia.
Pochi decenni più tardi (1861) un erudito locale, il sacerdote Mauro Di Mauro, pubblica il primo studio sul sito, corredato di disegni.
Alla fine del secolo Paolo Orsi dà il via alle ricerche sul terreno, con due brevi campagne di scavo (1899 e 1922-24), individuando più fasi di vita: età del bronzo (capanna castellucciana), arcaica (necropoli indigena e 4 anfore), protoclassica (cinta muraria e
costruzione sotterranea), ellenistica (necropoli), bizantina (escavazioni in roccia). Tra queste, le scoperte più significative erano la cinta muraria e la costruzione sotterranea a pilastri.
Della cinta muraria, a grandi blocchi regolarmente squadrati, collocati con una tecnica simile a quella della cinta di Leontini, il tratto scoperto dall'Orsi correva lungo il limite ovest della spianata ed aveva quasi al centro un passaggio.
La costruzione sotterranea scavata nella roccia consisteva in una grande sala rettangolare (m. 18 x 16 ca.), con trenta pilastri, anch'essi ricavati nella roccia, scala di accesso e copertura a grandi lastroni della stessa pietra (fig.1).
La costruzione, unica in Sicilia, vista dall'Orsi come una “conserva d'acqua”, trova interessanti confronti nel bacino del Mediterraneo a Perge di Cilicia.
Durante l'ultima campagna, l'Orsi recuperò da una tomba (“tomba del duce ignoto”) scoperta dentro la costruzione sotterranea, un'armatura di bronzo (Siracusa, Museo archeologico).
Il grande studioso, data l'importanza delle scoperte, si propose di continuare le ricerche nel sito, nel quale pensava si potesse riconoscere la Brikinnia citata dalle fonti storiche, ma non vi riuscì.
La ripresa delle indagini, stabilita dalla Soprintendenza archeologica di Siracusa nel 1980 e affidata all'istituto di Archeologia dell'Università di Catania che ne diede la direzione a Sebastiana Lagona (con finanziamenti del M.P.I. e del C.N.R. e due piccoli contributi dei Comuni di Lentini e Carlentini), oltre a confermare l'esistenza delle fasi individuate dall'Orsi, ha portato alla scoperta di altre costruzioni ed all'acquisizione di nuovi dati.
Il primo contributo scientifico riguarda la cinta muraria, scoperta e datata dall'Orsi genericamente al VI secolo a.C. Di essa si conosceva un lungo tratto che seguiva la parte alta del costone dal lato occidentale con un'apertura in corrispondenza del punto vicino alla costruzione sotterranea; con lo scavo sul limite est della spianata si è scoperto un altro tratto del muro che recingeva la collina dal lato Ovest (fig.2) e un ingresso, corrispondente ad una stradella che saliva a zig-zag dallo stesso pendio; si è, inoltre, constatato che la cinta, costruita tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C., ebbe una ricostruzione nel IV secolo.
L'estensione dello scavo sul limite occidentale della spianata (ad Ovest dell'accesso alla costruzione sotterranea), ha, inoltre, consentito la scoperta di un santuarietto rupestre e di una capanna preistorica.
Il santuarietto era costituito da due grottoni scavati nella roccia e da una serie di muri, costruiti a grossi blocchi di arenaria o ricavati dalla roccia (in questo caso erano simulati i blocchi con incisioni sulla roccia stessa); al centro era una strana struttura (una specie di altare rettangolare), anch'essa ricavata nella roccia, con una gradinata dal lato sud (fig.3). Dai materiali rinvenuti (in particolare lucerne e statuette di terracotta riportabili al culto di divinità femminili, forse Demetra), si è tratta la convinzione che si trattasse di un piccolo santuario.
Forse esso era in connessione con la grande costruzione sotterranea dentro la quale si giungeva da un passaggio aperto in una delle grotte (moderno?), dove non si è potuto effettuare nessun saggio, data la pericolosità della copertura, i cui blocchi in bilico rischiavano di crollare. Si spera che la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, che, con la direzione dell'archeologa Beatrice Basile ha operato negli anni scorsi un opportuno restauro, consenta la ripresa dell'indagine, data l'importanza
del monumento.
La capanna preistorica, individuata nell'area del santuarietto, per la presenza di una serie di buchi per pali che ne indicavano il perimetro, molto piccola, apparteneva alla fase
castellucciana (come quelle individuate dall'Orsi nell'altro pendio), fase alla quale si riportava anche una tomba scoperta nei pressi, con scheletro rannicchiato e coperchio in pietra.
Un altro interessante rinvenimento si è effettuato sul pendio orientale del colle, in cui sono venuti in luce due complessi abitativi medioevali, costruiti adattando muri in pietra a grotte scavate nella roccia. Particolarmente interessante quello individuato nella zona più orientale della terrazza, costruito con tecnica a piccoli blocchi davanti a due grandi grotte certamente riutilizzate. L'unità abitativa, cellula familiare e produttiva di un insediamento feudale, era costituita da una serie di ambienti disposti ad U intorno ad un cortile con piano di roccia ed aveva il focolare nell'angolo nord, vicino all'ingresso del grottone maggiore; era molto probabilmente coperto da tettoia a tegole retta da pali; una larga porta consentiva l'accesso al grottone (fig.4). I materiali recuperati confermano la cronologia dell'abitato ai secoli XII-XIII.
La ricerca approfondita sui ruderi e lo studio sistematico dei materiali avviato per la pubblicazione, conferma che il colle di S. Basilio, abitato prima della fondazione di Leontini, divenne alla fine dell'età arcaica una roccaforte della città, per la protezione della strada che collegava la piana di Catania con Siracusa e con i campi geloi. Fu poi frequentato fino all'età ellenistica, poi forse abbandonato e di nuovo intensamente abitato durante il Medioevo.
Pochissime le tracce dell'abitato relativo alla prima fase greca: ad esso si riportano, probabilmente, gli ambienti rettangolari con piano pavimentale scavato nella roccia, individuati nel lato ovest della spianata, privi di alzato e forse databili in età arcaica, come pochi frammenti raccolti nello straterello di terra che li ricopriva.
Non sappiamo dove fosse ubicata la necropoli relativa; sarebbe interessante se essa fosse quella scoperta nel 1922 dall'Orsi sul vicinissimo piccolo colle detto “Cozzo della
Tignusa”, usata a partire da epoca protoarcaica fino all'età ellenistica: i suoi corredi più antichi confermano, infatti, il collegamento con Leontini e con la piana di Catania. Citiamo l'esempio del cratere indigeno con la rappresentazione di un cavallo pascente, che presenta uno schema ed uno stile che ricordano da vicino quello di un'anfora rinvenuta in una tomba di “Cava S. Aloe”, altra necropoli indigena dell'area leontinese, datata fra la fine del IX e gli inizi del VII secolo a.C.
Malgrado i numerosi dati scaturiti dalle ricerche finora effettuate, non siamo in grado di individuare il nome di questo piccolo ma ben difeso centro antico: è, infatti, impossibile, allo stato attuale, riconoscere nei ruderi del colle un centro di cui si conosce solo il nome. Poco valide ci sembrano le due ipotesi finora avanzate, che collegano il piccolo centro fortificato ai nomi BRIKINNIA e di EUBOIA. La prima ipotesi, che attribuisce i ruderi di Monte S. Basilio al centro fortificato leontinese di “BRIKINNIA”
(Tucidide, V 4: Brikànnia$ on ôruma ùn t–Leontàn– ), proposta dal De Mauro (Sul colle di S. Basilio volgarmente detto Casale, Lentini 1861) e “quasi” accettata dall'Orsi (Sepolcro di duce ignoto, Siracusa 1922, p.2), costringe ad ignorare la tradizione locale che colloca il toponimo “BRICINNIA” a Buonvicino, un piccolo colle (“Castelluccio”) vicino a Leontini, forse più vicino alla strada che collegava Gela a Catania, presso la quale la pone lo storico.
La seconda ipotesi, che attribuisce i nostri ruderi al centro fortificato di EUBOIA, colonia dei Calcidesi di Leontini, accettata dal Pareti (Sicilia antica, Palermo 1959, p.66), priva di forzature topografiche, indica un sito che appare più vicino al fiume Gornalunga, presso il quale correva la strada citata dalla fonte; ma è contestata da chi riconosce Euboia nella moderna Licodia Eubea.
Rimane la speranza che ulteriori opportune indagini consentano di recuperare altri dati che risolvano il mistero di questo sito, che, comunque, rimane di grandissimo interesse arc