chiesa Basilica Santa Lucia di Mendola
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Il complesso monumentale di Santa Lucia di Mendola, Chiesa rupestre del IV-V secolodal toponimo altomedievale Munde o Mèndola, testimonia una lunga frequentazione dal periodo paleocristiano ai nostri giorni.
Posto lungo la SS 287 tra Palazzolo e Noto, è costituito da un ipogeo datato al IV secolo d.C., sul quale insistono i resti di una basilica rupestre bizantina del VI-VII secolo d.C., una grotticella con resti di affreschi, un’abbazia normanna del 1103, un romitorio e l'attuale basilica.
A questo luogo è legato il culto dei martiri Lucia vedova romana e del nobile Geminiano, perseguitati alla fine del III secolo d.C., sotto l’imperatore Diocleziano.
Due rampe di scale scavate nella roccia permettono di raggiungere l’ipogeo, a circa 20 metri di profondità, costituito da un ampio ambiente nel quale si trova una ricca sorgente d’acqua, alla quale sono state riconosciute qualità benefiche. Una delle due scale, corrispondente in alto ad un lucernario, presenta nelle pareti una serie di arcosoli sepolcrali cristiani.
La basilica bizantina è scavata in un costone di roccia, al centro di un complesso di ambienti annessi. Si conserva il presbiterio volto ad Ovest, rialzato da tre gradini rispetto alla navata centrale che doveva avere un tetto in legno e concluso dall’abside semicircolare.
La basilica rupestre venne scavata in un costone roccioso proprio per offrire degna sepoltura alle spoglie mortali dei due santi Lucia e Geminiano. Priva dell’originaria copertura lignea, presenta un presbiterio rialzato rispetto al livello della navata e chiuso da un’abside semicircolare al cui centro si trovava l’altare. Sulla sinistra, tre arcate su pilastri alquanto corrosi dividono la navata centrale da una più piccola e secondaria sul fondo della quale trova posto un ambiente atto a contenere un serbatoio per il recupero dell’acqua di stillicidio. Da qui due canalette convogliavano l’acqua: l’una, in una vasca battesimale scavata al centro della navata principale; l’altra, lungo la parete esterna della navatella. Sul lato destro dell’abside, tramite un cunicolo, si accede a due vani contigui: il primo reca le tracce di probabili affreschi ed il secondo lo scavo di alcuni arcosoli.
L’antico eremo con le caratteristiche cellette venne fatto edificare agli inizi del ‘700 da alcuni frati, obbedienti alle regole di san Corrado Confalonieri, per custodire e curare da vicino il complesso basilicale. La loro vita esemplare finì presto per attrarre non solo i sacerdoti ma la stessa gente di Palazzolo dando così inizio alle visite del luogo per venerare i santi martiri ed assaggiare l’acqua “miracolosa” del pozzo. Purtroppo l’incuria ed il degrado hanno di recente provocato il crollo di una delle pareti portanti dell’antica struttura.
All’interno del complesso monumentale paleocristiano di Santa Lucia di Mendola si trova la cavità naturale in cui, secondo la tradizione, trovarono rifugio i santi martiri Lucia e Geminiano incalzati dalle milizie romane e dove, miracolosamente, sgorgò la sorgente d’acqua che ancora oggi alimenta il sacro pozzo. L’accesso è agevolato da una scala intagliata nella roccia e fiancheggiata da numerose sepolture ad arcosolio monosomo disposte lungo le pareti. La basilica si trova a 25 metri di profondità, ha la forma di una “T” ed è composta da un grande ambiente rettangolare con soffitto piano e ripartito in due da un’iconostasi sagomata nella roccia con tre aperture ad arco a tutto sesto. Nel soffitto alcuni anelloni di pietra lasciano desumere la funzione sospensoria di lucerne; mentre nella parete di sud-est è ricavata un’abside e in un’altra di destra una porticina conduce ad un modesto vano, forse un diakonikon. (foto Diego Barucco per SiciliaFotografica.it)
Della basilica normanna rimangono una serie di rilievi decorativi, pubblicati da Giuseppe Agnello e conservati nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa.
Una chiesa rupestre che conserva tutto il suo fascino e la sua storia: a pochi chilometri da Palazzolo ma in territorio di Noto si trova il santuario di Santa Lucia di Mendola, nell’omonima contrada, dove molti palazzolesi vivono e tanti hanno le proprie villette di campagna. Una zona bella, in cui la natura lascia il posto alla storia, e alla riscoperta di un luogo e di un culto antico. Secondo la leggenda Santa Lucia, una vedova romana, visse in questi luoghi, a pochi passi dal bosco di Baulì, gli ultimi anni della sua vita, fuggita alle persecuzioni contro i cristiani da parte dei romani.
Ma la Santa Lucia di questa zona non è la stessa Santa Lucia, patrona di Siracusa, bensì visse nel periodo di Domiziano, riuscì a fuggire e a rifugiarsi in Sicilia, fino ad arrivare nella contrada di Mendola dove visse in una grotta per nascondersi. Per combattere la fame e la sete, si racconta, ci fu un miracolo: da una roccia sgorgò una sorgente di acqua. E proprio quell’acqua, si racconta, fu considerata negli anni successivi miracolosa. Infatti il nome di Lucia, che è legato alla parola luce, portò in questo luogo tanti pellegrini, per curare gli occhi da malattie e cecità. E oggi questo continua: infatti sono stati tanti gli eventi prodigiosi che sarebbero avvenuti in periodo recente. Racconti di persone che con un po’ di acqua di Santa Lucia hanno avuto una piccola guarigione.
E l’impegno per riscoprire questo luogo sacro è dovuto negli ultimi anni ad un’associazione che si è costituita e con cui si cerca di riportare il culto per la Santa com’era un tempo, ma che anche punta a valorizzare le rovine archeologiche che si trovano dietro la chiesa, non di facile accesso, ma che a testimonianza di chi li ha potuti in passato visitare sono davvero un luogo da scoprire e custodire per la storia del territorio.
La chiesa ottocentesca ha una pianta a basilica, con una sola navata, un’abside, un altare. In questi anni sono stati fatti degli interventi per la manutenzione del sito e per la sua sicurezza, anche perché sono in tanti a visitarla. Infatti nel mese di settembre, come da tradizione, si svolge la festa dedicata a Santa Lucia, che viene portata in processione per le strade principali della contrada, evento che richiama tantissimi visitatori provenienti dalla vicina Palazzolo ma anche da Noto.
Il pozzo sacro (o fonte battesimale) che si trova all'interno dell'ipogeo sottostante la chiesa, cela un misterioso ed angusto passaggio semisommerso e una strettoia non molto lunga che conduce in una spettacolare grotta carsica con sviluppo a meandro e sala finale di crollo. La cavità, lunga un centinaio di metri, è percorsa dal corso d'acqua freddissima che alimenta il pozzo sacro.