grotta Palombara Melilli - provincia di Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Sicilia
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grotta Palombara Melilli

Melilli
La grotta Palombara Melilli

La Grotta Palombara (zona A di Riserva), accessibile solo per monitoraggio e ricerca e da speleologi esperti, è una cavità carsica fossile che si sviluppa nel sottosuolo ibleo per 800 metri su un dislivello di circa 80 metri. L’accesso alla Grotta si apre alla base di un pozzo ad andamento semicircolare del diametro di 12 metri con pareti verticali di uguale altezza e alla base del quale si eleva un esemplare gigante di Ficus carica la cui chioma supera l’orlo del pozzo. La Grotta si articola in una serie di stretti cunicoli, alternati ad ampie sale, che si susseguono assumendo diverse denominazioni: il primo grande ambiente è la “Sala dei Vasi”, che prende il nome dal rinvenimento di due rari vasi a clessidra della facies di Castelluccio; il secondo ambiente è la “Sala del Guano”, così nominata per via di uno spesso accumulo di guano posto alla base di una volta a forma di cupola, abitata da una colonia poligenica di pipistrelli il cui numero varia da poche decine di esemplari durante l’inverno a oltre mille nel periodo estivo. In superficie, nella zona B di pre-riserva, la vegetazione è caratterizzata da formazioni a macchia mediterranea e a gariga, alternate a estese formazioni steppiche favorite dal recente abbandono dei terreni agricoli, con prevalenza di Hyparrhenia hirta, habitat prioritario di conservazione 6220*. Nella prateria trovano rifugio diversi mammiferi e per quanto riguarda l'avifauna sono state censite oltre 50 specie.
La cavità (Fig. 1), di origine carsica , è situata a pochi chilometri dalla frazione di Belvedere di Siracusa ; ha uno sviluppo complessivo di circa 800 m e si estende lungo una serie di stretti cunicoli, alternati ad ampie sale, che si susseguono assumendo diverse denominazioni.
Lo scavo fu eseguito nel primo camerone, a circa trenta metri dall'ingresso: in questo am¬biente Tinè rintracciò un deposito stratificato dallo spessore non uniforme di circa un metro venne condotta in sei saggi denominati con le lettere dell'alfabeto[1] a loro volta scavati in più ta­gli, da tre a sette[2].
 
Il livello più antico di frequentazione del­la cavità ha restituito pochi frammenti databi­li al Tardo Neolitico (cultura di Diana) a cui si sovrapponevano strati ascrivibili a tutte le fasi dell'Eneolitico.
Il materiale recuperato, custodi­to nei depositi del Museo Archeologico Regio­nale "Paolo Orsi" di Siracusa, è stato rivisto da G. Odetti, che ha in corso di studio l'edizione defi­nitiva del complesso[3].
Le fasi di frequentazione della grotta risultano interessanti per una serie di motivi legati sia alla controversa presenza della ceramica di tipo Serraferlicchio nei siti della Sicilia orientale, sia per particolare finezza di alcuni reperti vascolari e il recupero di alcuni beni di prestigio potrebbero far ipotizzare l'utilizzo di alcuni ambienti per culti, forse legati allo stillicidio delle acque.
Di particolare interesse i rarissimi manufatti quali il punte­ruolo in rame con immanicatura in osso (Fig. 2)

e sette frammenti riconducibili al bicchiere cam­paniforme decorati apointillé (Tinè 1960-1961, p.



Fig. 1. Planimetria della  grotta Palombara
 
 
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