Siracusa aree Sacre
siracusa aree Sacre
Siracusa aree sacre dedicate agli dei.
Durante l’VIII sec. a.C. si assistette al fenomeno della seconda colonizzazione greca che investì il bacino occidentale del Mediterraneo, solcato da navi cariche di coloni provenienti dalle varie regioni del mondo greco (Boardman 1986; La Torre 2011).
Fra le protagoniste di questa nuova avventura, che portò all’espansione del mondo greco e che ne consentì il suo arricchimento, vi furono le principali poleis dell’Eubea, Calcide ed Eretria e in seconda battuta Corinto.
A capo di queste spedizioni spesso era designato un aristocratico della casa regnante o un cittadino che era inviso alla polis.
Attorno a lui si riunivano masse di persone di varia estrazione sociale. Il più delle volte, davanti all’obbligo di abbandonare la madrepatria furono messi quegli elementi che non avendo trovato posto nel nuovo ordine sociale della polis, speravano di trovare l’isomoria tanto agognata in una nuova terra (Gallo 2009).
Le spedizioni furono quindi, per lo più di carattere misto, composte cioè da gruppi etnici o tribali che accordatisi fra loro, progettavano un futuro comune nel nuovo insediamento.
A vegliare sulla spedizione e sulla fondazione della nuova apoikia non erano solo le divinità poliadi della metropoli, ma anche quelle adorate dai vari gruppi di coloni.
In Sicilia, oltre ai casi ben studiati di Gela ed Akragas (Scirpo 2010-11, 2014, 2016, 2018a, b), si deve a nostro avviso riconsiderare la fondazione di Siracusa (Ampolo 2011) alla luce dei nuovi dati archeologici restituiti dagli scavi recenti in Ortigia.
Sulla base della ricostruzione del pantheon cittadino a nostro avviso, si potrebbe ottenere una conferma indiretta della partecipazione di vari gruppi distinti.
Già dal punto di vista topografico1, è risaputo che il primo punto di approccio della spedizione guidata da Archia, rampollo malvisto della casata dei Bacchiadi, esiliato da Corinto, fu la pianura
alluvionale alla foce dei fiumi Anapo e Ciane, laddove fu fondato sulla collinetta prospiciente il santuario di Zeus Olimpio.
Solo in un secondo tempo, i coloni presero possesso dell’isoletta di Ortigia, già abbandonata dai Siculi che nel periodo precedente avevano un villaggio nei pressi dell’odierna piazza Duomo (Frasca 2015).
Un terzo punto di antica frequentazione è la collina del Temenite, dal cui nome si deduce presto che era dedicato a un temenos o a una serie di temene.
Sulla sua origine argiva, cfr. Manni 1974, 88-89 (1990, 230) e di recente Morakis 2021.
Nulla vieta di pensare che i vari gruppi di apoikoi si siano sparpagliati sul territorio, sì da giustificare anche il toponimo al plurale (Syrakousai): oltre ai coloni provenienti da Tenea, come ci informa
Strabone (Geog., VIII, 6, 22), ed i Corinzi, figuravano probabilmente elementi provenienti da Argo3, dall’Elide, dall’Etolia, dalla Tessaglia (Sammartano 2008-09, pp. 127-136) e forse da Calcide stessa.
3 Sono stati rinvenuti sia alla necropoli del Fusco che in Ortigia, frammenti di crateri di fabbrica argiva o di imitazione. Cfr. Pelagatti 1982.
Fig. 1 - Pianta dei santuari archeologicamente accertati a Siracusa: A. Santuari di Athena e Artemis; B. Santurio di Apollo; C. Santuari sul colle Temenite; D. Santuario di Zeus Olimpio; E. Porta urbica di Scala Greca; S. Mura di Dionisio I - Santuari delle divinità ctonie (Demetra e Persefone). 1. Piazza Archimede; 2. Via Bainsizza; 3. Piazza della Vittoria. 5. Stazione ferroviaria; 7. Fonte Ciane; 8. Grotta della Chiusazza (rielaborato da Hinz 1998).
Oltre alle abitazioni di chiara fattura precaria, una della prima preoccupazioni dei nuovi abitanti fu quello della sistemazione dei santuari, ognuno dei quali rispondeva alle singole esigenze dei vari
gruppi etnici (fig. 1).
Un’area particolarmente interessante per la ricostruzione del primo pantheon siracusano è quella oggi ruotante attorno alla odierna piazza del Duomo in Ortigia, dove le tracce sacre hanno
fatto spesso credere che qui avesse sede la prima “Agorà degli Dei” dell’apoikia. Ma per indirizzare la nostra indagine verso una più completa e sintetica lettura, occorrerà partire dalla zona settentrionale dell’isola, sede secondo Voza (2017) dell’istmo che la legava alla terraferma, dove sono state individuate alcune aree sacre di antica data.