archeologia via Caldarella
Siti dimenticati
Via Zopiro, oggi Caldarela, e via Delfica, sito archeologico abbandonato dall'incuria.
Il sito archeologico si trova a poche centinaia di metri dalla Chiesa dei Cappuccini, prospiciente la Latomia omonima, in via Caldarella (ex via Zopiro).
Scavi condotti prima da Concetta Ciurcina e poi da Beatrice Basile che misero in luce un monumentale complesso archeologico particolarmente importante.
mappa da google earth
A nord, sulla sommità della ed. Balza Achradina, in V. Zopiro, nell'ambito di un'area caratterizzata dalla presenza di latomie e di lembi di necropoli di età arcaica, è stato parzialmente messo in luce'' ed è attualmente in corso di studio, un complesso archeologico a carattere monumentale.
Su un piano che conserva le tracce di due latomie di diverso orientamento e modulo, e quindi non contemporanee, si riconosce il cavo di fondazione di un grande edificio a pianta rettangolare, orientato in senso N.S., di età classica, con successivi rimaneggiamenti {fìg. 14);
Una volta asportato l'elevato dell'edificio, al di sopra dei cavi espoliati e dei resti delle fondazioni, si estese una necropoli costituita da tombe a fossa e incinerazioni.
Sebbene non sussistano, ad oggi, elementi utili per una precisa identificazione della natura dell'edificio e neppure per la sua esatta datazione, i materiali della necropoli depongono a favore dell'abbandono (e conseguente spoliazione) dell'edificio stesso alla fine del III sec. a.C., in concomitanza con la conquista romana, come nel caso dei contesti di V. Zappalà.
Ancora più a nord, non si rinvengono ulteriori tracce di abitato, fatta eccezione per il complesso di strutture rinvenute, da R Orsi, ormai in pieno altopiano, da lui identificate in via ipotetica come il ginnasio ricordato da Cicerone in Tyche.
Anche a non voler attribuire un indebito peso a quello che senza dubbio, almeno in parte, può essere ritenuto un argumentum ex silentio (la ricerca sull'altopiano a nord della balza Achradina è stata soltanto episodica, e l'urbanizzazione selvaggia dei decenni a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta non ha concesso molto spazio al controllo archeologico), dai dati finora disponibili, che restituiscono quasi esclusivamente tracce di latomie di superficie, non sembra che il tessuto urbano si sia mai esteso a settentrione del costone roccioso che orla, con andamento frastagliato e ineguale, il declivio che scende verso il Porto Piccolo. Quindi, fu durante il regno di lerone II, nel lungo periodo di pace e prosperità assicurato dall'accorta politica del principe, dai commerci d'oltremare e dalla fiorente agricoltura, che l'espansione della città raggiunse il suo punto massimo, superando a nord la balza del teatro, dove si estendevano aree fino a pochi decenni prima utilizzate come necropoli, e occupando le prime alture che costituiscono il margine dell'altopiano.
Dalla conquista romana in poi, la città, pur vivendo ancora momenti di prosperità, di fatto contrae il suo abitato, non raggiungendo mai più l'estensione precedente.
Note:
92-scavi 1992 diretti da G. Voza, seguiti da Beatrice Basile, inediti.
93-Guzzardi, La struttura urbanistica di Siracusa cit., p. 373.
94-Cavallari, Holm, Topografìa archeologica cit., pp. 82-83, tav. II. ,5 Scavi Ciurcina 1993-1994 e Basile 2001, inediti.
95-scavi Ciurcina 1993-1994 e Basile 2001, inediti.
l'incuria da sempre segnalata anche con una serie di articoli sui quotdiani locale
il sito ormai invaso da erbacce, immondizia e discariche venne segnatato anni fa anche nei forum locali, facebook in particolare, con una serie di foto di Antonio Randazzo
vedi galleria
Siracusa Via Caldarella-Via Delfica