scala greca antica
Siti dimenticati
Antica scala dei greci
Si trova in fondo a via San Cataldo, traversa di via Avola ed era la via che collegava Siracusa a Thapsos, Megara Hyblea, Leontinoi, e Catania e di accesso alla porta Scea.
localizzazione stradale
tratto da:SIRACUSA-GUIDA AL PARCO ARCHEOLOGICO-SIRACUSA-SULLE TRACCE DEL PASSATO, Editore Morrone,2010 /2008
L’impulso alla viabilità antica nasce in Occidente con la fondazione delle colonie greche. Ma i Greci non diedero certo vita ad una viabilità stabile e regolare frutto di una volontà progettuale. Probabilmente gli stanziamenti di coloni, venuti dal mare, comunicavano fra di loro preferibilmente tramite il mare stesso. Preoccupazioni di carattere difensivo dovettero influire, in un primo momento, sulla scarsa realizzazione di strade. E’ indubbio, tuttavia che il consolidamento delle principali colonie si accompagna ad una politica di espansione territoriale e, quindi, allo sviluppo viario caratterizzato da piste che, col tempo, divenivano definitive per il ripetuto uso. Queste considerazioni valgono, non solo per le strade extraurbane, ma anche, in larga parte per quelle urbane. E’ il caso della colonia corinzia Siracusa che, ancora oggi, nonostante la stratificazione successiva e l’enorme sviluppo dell’edificato moderno, ci offre l’opportunità di osservare tratti di quelle antiche strade che, l’archeologo Paolo Orsi ebbe a definire amaxitoi odoi, cioè strade frequentate da carri (le trazzere utilizzate sino al XIX secolo). Nel nostro territorio, particolarmente caratterizzato dalla presenza di banchi calcarei, la traccia materiale della strada greca è facilmente rilevabile: le ruote dei carri, passando ripetutamente sopra il tenero calcare, vi lasciavano i solchi. Un preciso inquadramento cronologico delle carraie è molto difficile. Tuttavia, si può ritenere certo che a maggiore profondità dei solchi e più ampio interasse, corrisponde maggiore antichità. Numerosi gli esempi di carraie in città: ad esempio sono presenti solchi molto profondi nella contrada Grotticelle nell’area della cosiddetta Tomba di Archimede, la cui lettura è molto facile anche ai non addetti ai lavori. Aveva ragione Paolo Orsi quando sosteneva che la storia che ci raccontano le carraie è una storia in vivo contrasto con lo splendore spiegato dai Greci in tanti altri rami della pubblica edilizia. Ad esempio, le grandiose mura dionigiane ci parlano dell’abilità straordinaria delle maestranze che vi lavorarono. Lungo le mura sappiamo, dallo storico Polibio, dell’esistenza di una porta a 6 aperture (Exapylon): di essa nulla rimane, ma le tracce di una porta scea (termine di omerica memoria che indica un’apertura che ha il lato destro più avanzato e a quota superiore rispetto a quello sinistro, in modo da permettere un migliore controllo degli attacchi esterni e, quindi, una tattica difensiva più efficace) di recente riportate alla luce nella zona Nord di Siracusa, poco distante dalla contrada Targia, fanno pensare ad una probabile pertinenza con l’ Exapylon.
Poco distante una ripida e lunga rampa pedonale a larghi gradoni, la quale, con percorso curvilineo, attraversa il tracciato del muro Dionigiano
La carraia che viene presentata nella foto convergeva nella porta scea; la tipologia della strada evidenzia di come dovevano essere faticosi i viaggi dei Greci, il trasporto delle derrate alimentari e i collegamenti in genere, aspetti veramente umili e forse poco noti ai più.
Tratto di carraia che convergeva nella cosiddetta porta scea.
E’ ubicata nella balza di Scala Greca prospiciente la contrada Targia (uscita Nord per Catania). vedi pianta sopra