grande Hybla - Archeologia Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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grande Hybla

HYBLON, nome del re di Hybla.

grotta del brigante



testo e foto postate da Gianluigi Marotta:https://www.facebook.com/Imaginarium.Ibla3.0

Hybla la leggendaria, il più importante centro della Sicilia orientale preellenica conosciuto per la sua flora, dove "le rose nascono dal sangue di Venere e dai baci d'Amore" e per il suo miele, nettare degli dei. Hybla e il suo miele, in particolare quello di timo, apprezzato fin da quando, secondo la leggenda, si trovò a passare da queste parti il pastore Aristeo che riusciva ad addomesticare le api col suono del suo "friscalettu" e insegnò alle genti di Hyblon l'apicoltura razionale, tradizione ancora oggi ben viva nel territorio. Miele magnificato nei secoli da poeti e scrittori come Omero, Apuleio, Virgilio, Plinio, Ovidio, Teocrito. Montagne il cui nome, anche questo, si fa risalire al re siculo, nel cuore di Pantalica tra gli altipiani e le cave delle valli dell'Anapo, non può che chiamarsi Hyblon. Hybla-Pantalica è la più grande necropoli d'Europa; un'area di grande bellezza e di notevolissimo valore naturalistico e archeologico, testimonianza della vita e delle civiltà esistenti in Sicilia prima dei greci e in epoca bizantina. Nel corso dei millenni è diventato un topos letterario e artistico citato da tantissimi autori anche contemporanei, fino ad essere dichiarato Patrimonio dell'Umanità nel 2005. Hyblon fu l'ultimo re di Hybla, la capitale di questo piccolo regno esistito fra il XIII e l'VIII sec. a. C., uno dei primi centri abitati della Sicilia orientale. Il sito, un altopiano che strapiomba sull'Anapo e sul Calcinara, fu scelto per la sua difficile accessibilità. Dava sicurezza alle popolazioni sicule della fertile fascia costiera che qui si erano insediate per sfuggire agli attacchi dei popoli del sud Italia. Una vera e propria fortezza naturale, dunque. Intorno al 700 a. C., come riporta Tucidide nel VI libro de "La guerra del Peloponneso", Hyblon concesse ai megaresi guidati da Lamis e mandati via da Leontinoi e da Thapsos di stanziarsi in un tratto costiero del suo territorio, vicino la baia della futura Augusta, dove fondarono una città, alla quale in onore del re Hyblon, diedero il nome di Megara Hyblea. Hybla sicuramente fu distrutta, assieme a Megara Hyblea, in seguito alla conquista della costa orientale da parte dei greci di Corinto che fondarono Siracusa nel 734 a. C. e in seguito Akrai nel 664 e Casmene 20 anni dopo circa. Allora, per molti secoli su Pantalica calò il silenzio. Poi a seguito delle scorribande arabe in tutta la Sicilia iniziate nell'827, le popolazioni del posto di fede bizantina cercarono rifugio nella vecchia fortezza naturale di Hybla, la montagna su cui Hyblon aveva posto il suo regno, e sulla cui parete rocciosa erano state scavate più di 5.000 tombe. Le stesse vennero trasformate in abitazioni, rese accessibili e collegate tra loro da scale, pertiche, funi, piattaforme di legno; inoltre furono impiantati quattro piccoli villaggi e scavate tre chiese rupestri. Di questo nuovo popolo di Pantalica si hanno notizie fino al 1169, anno in cui si verificò un tremendo terremoto che costrinse quanti la abitavano a lasciare quei luoghi impervi per sempre.

("Su Hybla mayor ci sono molte ipotesi.
Secondo alcuni l'antica Avola costruita sul monte aquilone veniva chiamata Abola.
E' una città sicula esistente sin da periodo di Tapsos (reperti ritrovati lo confermerebbero) così come confermerebbero l'esistenza fino al periodo repubblicano.
In testi e documenti cinquecenteschi la città di Avola viene citata anche col nome di Ibla. Di Hybla infatti mantiene alcune lettere e consonanti.
Era ubicata non distante del fiume Cassibile necropoli e insediamento rupestre preistorico.")
( testo di anonimo)

Roberto Capozio
Avola,Sr. Cavagrande del Cassibile – Grotta del Brigante “o della cunziria”.



Sin dal neolitico, popolazioni autoctone si insediano a Cavagrande sfruttando il sistema difensivo naturale offerto loro dalle alte pareti di roccia a strapiombo della cava. Nel tempo, con pazienza certosina e maestria incredibile, hanno creato nella roccia centinaia di abitazioni rupestri collegate fra loro da un vero dedalo di corridoi, scalinate, camminamenti e balconi fortificati. Col passare dei millenni quei nuclei abitativi si sono ampliati fino a costituire delle vere e proprie città rupestri disposte su più ordini di piani intercomunicanti fra loro. Sfruttando un anfratto naturale nella parete opposta a quella dei Deri e per la presenza di una sorgente d'acqua potabile i siculi realizzarono un altro complesso abitativo: quello che oggi è conosciuto col nome di "grotta dei briganti" o della Conceria (Cunziria) accessibile da un pericolosissimo sentiero a strapiombo nella cava. In realtà non si tratta di una singola grotta come potrebbe sembrare dal nome che gli è stato attribuito, bensì all'interno dell'anfratto (che sembra un'enorme grotta) sono state scavate decine di grotte. Nei secoli questo complesso rupestre è stato abitato e sfruttato: dai siculi che lo realizzarono, dai bizantini, dagli arabi che vi realizzarono la conceria delle pelli (da qui il nome Cunziria), fino all'ottocento quando i briganti la utilizzarono come rifugio (da cui il nome "grotta dei briganti).



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