porto Tròghilo - Archeologia Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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porto Tròghilo

Porto Trogilo




tratto da IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO NEL TERRITORIO DI SANTA PANAGIA
DI STEFANO AGNELLO

TRÒGHILO, IL TERZO PORTO RITROVATO (?) Nel mondo antico era consuetudine che ogni città, una volta raggiunto una ragguardevole posizione ed elevazione del proprio status nello scacchiere politico del Mediterraneo, sia da un punto di vista economico che militare, fosse dotata di un porto, uno scalo marittimo necessario per mantenere attivi gli scambi commerciali vitali per la sopravvivenza della polis, utile per ridurre i tempi di percorrenza delle principali vie terrestri e fondamentale per fornire aiuti militari o diplomatici ove era necessario. Il luogo dove sorse Siracusa non fu una scelta casuale e questo non sorprende affatto, in quanto grazie alla sua felice posizione strategia poteva vantare l’utilizzo di ben tre porti: Porto Grande, Porto Piccolo (Lakkios) e il Tròghilo. Se dei primi due gli archeologi non hanno mai messo in discussione la loro effettiva posizione topografica ancora oggi mantenuta inalterata e perfettamente descritta segnalata già dalle fonti antiche, sul terzo troppe teorie sono sorte dalle più assurde di cui è pietoso tacere il nome degli inetti studiosi che le hanno formulate, alle pochissime sensate che si contano sulle dita di una mano, da qui la necessità di esporre alcune doverose precisazioni con logica e rispetto. Secondo vecchie ipotesi ormai sconfessate da approfondite ricerche d’archivio e scavi archeologici, in epoca greca col termine Trogilon96 (Τρωγιλον), poi Trogilos97, s’identificava una zona territoriale che comprendeva il tratto costiero tra la penisola di Thapsos e Punta Santa Panagia. Successivamente lungo questo tratto venne installato il porto omonimo, già noto dalle fonti col termine “portum Trogilorum”98 e su cui si sviluppo quasi contemporaneamente un proasteion (piccolo abitato suburbano) fornito allo stesso tempo di una zona sacra e di una necropoli utilizzata dal VI al III sec. 94 Archeologia: Sicilia, zanne d’elefante in mare, su ilgiornaledellarte.com, 28 ottobre 2013. 95 Bertolotti, 1837. 96 Tucidide, Guerra del Peloponneso. 97 Sil.It., XIV, 259. 98 Livio, Ab Urbe condita libri.
a.C.; questa zona era conosciuta con l’appellativo di Tρωγιλος χορα (contrada Trogilos), ma si fa riferimento anche alla torre Galeagra, dove il Cluverio99 ipotizzava l’esistenza del Trogilus vicus (Casale Trogilo). Nel Trogilon si svolgevano le operazioni di approdo e di scarico merci delle imbarcazioni di mercanti e dei marinai agevolati dalla presenza intorno alla cala del proasteion, avente la funzione di stazione di sosta mercantile per ottemperare ai servizi di prima necessita richiesti dai naviganti. Nella cultura popolare il sito di questo antico porto è oggi detto Stentino100, nome derivato dalla vicinanza con il sito archeologico di Stentinello, dove ancora si crede che i suoi resti si trovano nel fondale marino. Il Tròghilo venne citato per la prima volta da Tucidide il quale lo segnalava in connessione con il sistema di fortificazione (il presunto “muro sud – nord”) edificato dagli ateniesi durante l’assedio di Siracusa: a renderlo evidente è stato lo stesso Drögemüller101 il quale evidenzia citando lo stesso Tucidide che “sul pendio nord del kyklos, una parte degli Ateniesi «accatastava pietre e legname, spingendosi verso il cosiddetto Tròghilo, sempre cercando di far seguire al proprio contromuro il percorso più breve dal Porto Grande fino al mare»102”. La domanda a questo punto sorge spontanea: “Che cos’è esattamente e dove si trova il soprannominato punto di riferimento Tròghilo?”. A questa domanda il Drögemüller cercò di dare una risposta quanto più esaustiva: “La topografia tradizionale, riferendosi a Livio 25, 23, 10, sembrava saperlo esattamente. Secondo Livio doveva essere un luogo portuale i cui abitanti si chiamavano troghiloi (mentre, secondo Stefano di Bisanzio, si sarebbero dovuti chiamare troghilioi) e si dovrebbe trovare sulla costa settentrionale, dove tutte le carte precedenti lo indicano, tranne lo schizzo di Piganiol. La maggior parte specifica ancora, in concordanza con la topografia rinascimentale, «ad litus Acradinae septentrionibus subjectum» (Göller 67); secondo tutte queste carte, il tratto settentrionale del muro ateniese orientato verso questo “Tròghilo” si sviluppava in direzione sud – nord.103” Un elemento cardine nell’individuazione topografica del Tròghilo è dato dalla presenza della Torre Galeagra citata a più riprese da vari storiografi104. Va detto che la testimonianza di Tito Livio che nomina a più riprese il porto del Tròghilo posto a Nord delle mura dionigiane, non va presa in assoluta considerazione, in quanto era sua abitudine commettere errori oggettivi quando citava fonti potenzialmente contaminate nei contenuti e quindi corrotte e poco attendibili. Due sono i testi citati e segnalati dal Drögemüller responsabili del successivo errore commesso da Livio: nel primo Polibio 99 Cluverio, 1619. 100 Noterelle di toponomastica antica dei luoghi ove venne ritrovato nel 1414 il simulacro di San Sebastiano – Sebastiano Lanteri 101 Drögemüller, op. cit., pagg. 81-90 e 140-150. 102 Tucidide 99, 1. 103 Drögemüller, op. cit., pag. 81. 104 Livio 24, 33ss.; 25, 23ss.; Polibio 8, 3ss.; Plut. Marc. 15ss. (dopo 18s.: Polyain. 8, 11); Zon. 9, 4s.; Front. Strat. 3, 3, 2; Sil. It. 14, 181; 283s.; 585s. Figura 26: Ipotetica identificazione del fa riferimento ad alcune trattative ufficiali intercorse tra la delegazione siracusana e quella romana in un disperato tentativo di evitare una rovinosa capitolazione con le armi, incontro che si è tenuta proprio nei pressi della Torre Galeagra sul lato nord del plateau; mentre nel secondo similmente si fa accenno ad alcuni contatti segreti tra le parti in causa, nei pressi del portus Trogilorum. Era quindi presumibile tentare di localizzarlo sul mare a poca distanza dal quartiere Acradina, ossia posizionato sulla costa orientale. Una cosa era certa, bisognava rintracciare la posizione del Tròghilo lungo la costa orientale. Si cercava quindi di individuare un luogo che rispecchiasse determinati parametri topografici citati da Tucidide (quegli stessi che poi vennero ripresi in un successivo studio di Ziegler dove definiva il Tròghilo con il termine di “gnawed hole”): di fatti l’unico posto che poteva soddisfare tali requisiti è stato identificato con la Costa della Mazzarona che si protrae con il suo promontorio sul bordo orientale del plateau (fig. 26). La zona si presenta orograficamente come un piccolo seno, caratterizzato dalla presenza di numerose grotte, e come giustamente faceva notare il Serradifalco, rappresentava l’unico accesso dal mare verso l’interno della costa orientale. La dimensione della rada benché molto ridotta, poteva permettere l’approdo di piccole imbarcazioni, perfette per passare inosservati se si volevano condurre attacchi a sorpresa o mandare in avanscoperta un gruppo di esploratori o per condurre ipotetiche trattative (?). Da questa analisi il Drögemüller espone le sue considerazioni: “Sebbene questa piccola baia sia un λιμενίσκιον piuttosto che un portus, può comunque essere chiaramente identificata con il portus Trogilorum nominato da Livio, ma in un contesto oggettivamente sbagliato105. Trogilos, quindi, sarebbe in senso proprio il nome di un promontorio – il «promontorio della grotta», se così si vuole chiamare. Il nome stesso non è unico e là dove possiamo con sicurezza individuare la località omonima si tratta egualmente di un promontorio, un capo”.
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