Eloro - Archeologia Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Archeologia
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Eloro

Colonie siracusane

Eloro, (Kasmenai), colonia fondata da Siracusa.

Tratto da:Da Siracusa a Camarina Itinerario Turistico Archeologico di Giancarlo Germanà e Lorenzo Guzzardi

documentazione PDF

vedi anche:https://www.antoniorandazzo.it/provinciasiracusa/villa-romana-tellaro.html


ved anche: Siracusa / Noto / Archeologia / Eloro | Sicilia Fotografica


La città di Eloro sorgeva su una bassa collina (circa 20 m. s.l.m.) sulla costa ionica, a circa 8 km a sud-est da Noto ed a 400 metri a nord della foce del Tellaro (l’antico Heloros).

Dalla parte settentrionale una profonda insenatura separa la città da una formazione collinare, mentre a sud si estende una spiaggia sabbiosa, rappresentante la parte terminale della valle del Tellaro che sfocia lambendo un’altra bassa collina costiera.
Sia la collina a nord che quella a sud sono interessate da estese latomie da cui si trassero i materiali lapidei usati per la costruzione della cinta muraria.
La più antica menzione del centro si trova in Pindaro (Nemee, 9, 40), mentre in Erodoto (8, 154) leggiamo che nei pressi di questa città si svolse, nel 493 a.C., la battaglia tra Ippocrate di Gela ed i Siracusani.
Tucidide, inoltre, scrive che Eloro era collegata con la madrepatria Siracusa attraverso la Via Elorina.
Dopo avere fatto parte dei domini di Siracusa al tempo di Ierone II ed essere passata ai Cartaginesi, si consegnò a Marcello nel 214 a.C.
Per le fasi successive abbiamo soltanto qualche accenno riportato dalle fonti.
Cicerone nelle Verrine (2, 3, 103) scrive che Eloro fu svuotata delle sue opere d’arte da Verre e che (2, 5, 90 – 91) presso di essa, nel 71 a.C., la flotta provinciale fu sconfitta dai pirati.
Gli scavi effettuati negli anni ’70 hanno permesso di ricostruire le vicende storiche di questo centro, poco note dalle fonti.
Insieme alle strutture architettoniche, gli scavi hanno riportato alla luce ceramica greca che si data, per gli esemplari più antichi, alla fine dell’VIII secolo a.C., periodo questo in cui si deve collocare la fondazione della colonia da parte di Siracusa, che iniziava ad espandersi nella cuspide sud – orientale della Sicilia.
Se si eccettua la sella formata dalle due colline, di cui si è parlato prima, tutto il territorio che circonda Eloro è pianeggiante,
soggetto ad essere pantanoso e, secondo Orsi, “non affatto propizio a ricevere una necropoli”.
Vari gruppi di tombe furono invece identificati ed esplorati sulle collinette che da ovest a nord circondavano il sito urbano. I corredi funebri databili si collocano tra la seconda metà del VI ed il III secolo a.C.; le tombe più antiche sono state rinvenute ad ovest della città.
Ad Orsi si deve il merito di avere individuato, durante le campagne di scavi condotte tra il 1899 ed il 1927, una parte delle fortificazioni sui lati nord e nord-ovest, con una porta urbica, un piccolo tempio, delle case ellenistiche ed una parte della cavea del teatro, tutto nel settore meridionale della città.
L’archeologo pensò ad un generale decadimento durante l’età romana e ritenne che “Eloro non esistesse più alla età bizantina e nemmeno in quella imperiale romana”.
In realtà gli scavi più recenti hanno dimostrato che sul luogo del santuario di Demetra continuò la vita fino all’età bizantina.
L’abitato era circondato da una cinta muraria per una superficie di circa 10 ettari. Alcuni tratti di questa cinta muraria, dotati di torri quadrate, sono stati rinvenuti sul lato nord-ovest, nel punto in cui si doveva aprire la porta di Siracusa. Altri tratti sono stati individuati nella parte meridionale, ma non hanno permesso di individuare la porta sud, che fu distrutta da un canale di bonifica costruito nel 1933.
Attraverso questa porta era possibile raggiungere la vicina foce del Tellaro oltre la quale si trovavano le latomie.
Le mura sono realizzate con due cortine in tecnica pseudoisodomica e si datano al VI secolo a.C., con rifacimenti del IV secolo a.C.
Queste due porte erano collegate da una strada, di cui sono stati individuati alcuni tratti, uno dei quali presso la torre Stampaci, il cui percorso non era regolare e che dovette condizionare il successivo sviluppo dell’impianto urbano.
Al centro della città è stato riportato alla luce un isolato di forma irregolare, che misura m. 100 × 28, a nord del quale si trova un’area di forma trapezoidale (m. 20 × 15), che è stata
interpretata come l’agorà. Quest’ultima era costeggiata sul lato settentrionale da una strada, su cui si affacciavano, a sud e ad est,
alcuni edifici porticati.
La zona più intensamente indagata è quella sud-ovest, dove sono state riportate alla luce alcune parti di tre strade, con orientamento nord-ovest/sud-est e, quindi, del tutto divergenti dall’asse principale.
Gli scavi hanno interessato anche alcune abitazioni databili dall’VIII secolo a.C., che trovano un importante confronto in quelle di Megara Iblea, fino alla metà del IV secolo a.C.
Proprio in questo periodo tutta la città fu interessata da un rinnovamento urbanistico, che vide la costruzione di diversi monumenti, tra cui un piccolo tempio, forse dedicato ad Asclepio, ed un tempio più grande, prostilo tetrastilo (m. 20 × 10,15), collocato nella parte meridionale della città. Il rinvenimento di un’arula fittile e di ex voto rappresentanti la dea con una piccola fiaccola, rinvenuti all’interno di due piccoli ambienti a nordovest del tempio, hanno permesso di attribuire questo edificio al culto di Demetra.
All’inizio del II secolo a.C. il santuario di Demetra fu inquadrato da una stoà con due paraskénia non simmetrici, a due navate divise da pilastri quadrangolari, con colonne doriche in facciata (m. 68 × 7,40 al centro). Il vasto complesso fu eseguito incidendo e spianando il banco roccioso di fondo, mutando il quadro di orientamento delle costruzioni precedenti, determinando, in maniera del tutto innovativa, l’organizzazione urbanistica della città. Si tratta di una struttura tardoellenistica, che riprende modelli architettonici microasiatici.
Un incendio di vaste proporzioni, in epoca imprecisata, portò alla distruzione del complesso della stoà e forse di tutto il santuario.
La documentazione archeologica, costituita soprattutto da ceramica proveniente da varie zone del suolo urbano relativa al II – III secolo d.C., documenta una continuità di vita nei primi secoli dell’età imperiale.
Una basilica bizantina, a tre navate, con abside centrale, e fornita di nartece, fu costruita sui resti della stoà, di cui furono riadoperati i materiali rimasti obliterati dopo la distruzione causata dall’incendio.
A sud-ovest del tempio ed all’esterno della cinta muraria si trova il teatro, databile al IV secolo a.C.
A circa 50 m dalle mura settentrionali della città è stato riportato alla luce un santuario extraurbano dedicato a Demetra e Kore (Koreion), costituito da alcuni ambienti, all’interno dei quali sono stati rinvenuti numerosissimi ex voto collocati su banchine e, in parte, all’interno di fosse.
Per la maggior parte sono statuette fittili, dello stesso tipo di quelle rinvenute all’interno del santuario urbano. Questi materiali archeologici hanno collocato il santuario tra il VI ed il IV secolo a.C.
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