Neaiton-Noto antica
Colonie siracusane
Neaiton-Noto antica.
Tratto da:Da Siracusa a Camarina Itinerario Turistico Archeologico di Giancarlo Germanà e Lorenzo Guzzardi
L’antica Noto si trova dove sorgeva la città distrutta dal terremoto del 1693.
Successivamente la città fu spostata otto chilometri più ad est. In base ai numerosi sepolcri riportati alla luce in prossimità dell’antico abitato, si può supporre che doveva trattarsi di un centro siculo di
considerevoli dimensioni. Questo centro fu progressivamente ellenizzato fino al 263 a.C., quando entrò a far parte del regno di Ierone II in seguito ad un trattato con Roma (Diodoro, 23, 4).
Diverse sono le testimonianze di questo stretto legame con Siracusa, una delle quali è un’iscrizione, conservata presso il Museo Civico di Noto (IG XIV, 240), nella quale si legge l’esistenza di “giovani Ieronici”, interpretata come un’associazione paramilitare simile alla iuventus romana. Questi, inoltre, dovevano essere legati al ginnasio, che, molto probabilmente, fu fatto erigere dallo stesso Ierone II di Siracusa.
Cicerone ricorda che Netum era una delle poche città alleate (foederatae) della Sicilia, in cui abitava un certo Attalo, uomo molto ricco, che aveva realizzato stoffe preziose per Verre.
Ancora in età imperiale troviamo notizie di Netum, citata da Plinio insieme a Centuripe e Segesta.
La città sorgeva su una montagna a 420 m. s.l.m., con una grande visuale che arrivava fino all’isola di Capo Passero. La sua posizione era resa forte per essere circondata da profondi valloni, in uno dei quali scorre l’Assinaro.
Già a partire dal Cinquecento gli eruditi locali parlavano dell’esistenza di antichità. L’esplorazione di tali antichità era resa difficile, però, dalla presenza delle rovine della città medievale, che rendono Noto Antica uno dei più importanti siti archeologici dell’isola.
Nell’itinerario del visitatore non possono mancare i resti del Castello, del Collegio dei Gesuiti e della Chiesa di S. Nicolò.
Nel 1974 furono individuati i resti di un tempietto inglobati nella chiesa di S. Elia.
Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce anche una necropoli greca e quattro necropoli sicule, scavate nei fianchi del pianoro. Molte di queste tombe furono riutilizzate in età tardo-romana, quando furono anche ricavati ipogei catacombali cristiani e giudaici.
Tra i resti archeologici riportati alla luce all’interno di quella che doveva essere l’area dell’abitato, ricordiamo il ginnasio, di cui si parla nell’iscrizione citata poc’anzi.
Lungo le pendici sud – orientali gli scavi archeologici hanno riportato alla luce gli heroa, due ambienti, uno dei quali preceduto da un pronao, e con un bancone lungo le pareti. Sulle pareti degli heroa si aprono numerose nicchie, di varie dimensioni, che originariamente dovevano ospitare dei quadretti (pinakes) realizzati con vari materiali (pietro, legno, terracotta). In alcune di queste nicchie sono visibili dei fori che servivano per fissare questi quadretti, mentre in altri casi sono stati scolpiti dei timpani direttamente nella roccia.
Anche in questo sito sono state trovate delle iscrizioni, alcune delle quali hanno permesso di identificare questo edificio come il luogo di culto dei defunti eroizzati, usanza questa molto comune nel territorio di Siracusa.
Una parte dei reperti archeologici rinvenuti nei vari scavi effettuati presso l’antica Noto si trovano presso il Museo Civico, situato in corso Vittorio Emanuele, presso gli ex monasteri del SS. Salvatore e di S. Chiara, importanti complessi architettonici di età barocca riconosciuti patrimonio dell’umanità.
In questo museo, oggi in fase di risistemazione, sono conservati i materiali di età preistorica e protostorica provenienti dalle necropoli di Castelluccio, Finocchio e Noto Antica, reperti risalenti all’età greca da Eloro, in particolare le ceramiche dipinte, sia di importazione sia di produzione locale, le terrecotte architettoniche e votive relative agli edifici di culto di Demetra, oltre all’importante iscrizione di Netum, di cui si è detto.