scavi archeologici Arcivescovado - Archeologia Siracusa

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scavi archeologici Arcivescovado

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scavi archeologici Palazzo dell'Arcivescovado

vedi anche: palazzo Arcivescovile - palazzi di pregio (antoniorandazzo.it)

disegno mappa scavi archeologici


Le campagne di scavo (1992-93/1996-98) dirette da Giuseppe Voza in piazza Duomo, nell'area in cui ricade il più antico santuario greco della colonia, hanno consentito l'acquisizione di dati interessanti anche per il periodo in esame. L'area viene frequentata sino all'età ellenistica; successivamente sono accertate una struttura muraria, in pietrame con pozzolana, di età romana ed un'area sepolcrale, delimitata da un recinto riferibile alla chiesa cristiana, a seguito della trasformazione del tempio dorico alla fine del VI secolo d.C. La necropoli conserva tombe a fossa, prive di coperture, per inumazioni, anche multiple, ossari, di età bizantina e medioevale, come quelle senza ordine, affioranti a livello superficiale in via Minerva, già indagati da Paolo Orsi; i materiali di corredo, soprattutto vitrei (cerchi - bracciali, ampolline di varia forma, tazze carenate) e i dati numismatici si inquadrano dalla fine dell'impero romano d'occidente al XVI secolo. un ambiente contiguo al portico trecentesco. I limitati saggi A, B, C nel secondo cortile, finalizzati alle verifiche delle fondazioni dell’edificio (fig. 2)8, non hanno consentito un’esplorazione esaustiva e hanno documentato gli sconvolgimenti subiti dall’area anche per interventi di impiantistica e di consolidamento delle fondazioni con strutture a gradoni, avvenuti in età moderna, a testimonianza della storia del luogo. Buche, pozzi, trincee di spoliazione, infatti, hanno interessato le stratificazioni, sino ai livelli più profondi (m -4,5), dove sono evidenti gli interventi di spianamento del fondo roccioso per alloggiamento di una costruzione a blocchi (asportati o spostati) di una struttura rilevante, forse stoà di età greca (arcaico-classica), con orientamento est-ovest, che avvalorerebbe l’ipotesi di un’organizzazione urbanistica e monumentale del santuario comparabile a quella dell’agorà di Megara Hyblaea9. Se i rimaneggiamenti hanno sconvolto la sequenza stratigrafica, il materiale restituito, frammenti di sigillata, vasi a pareti solcate o con motivi a pettine, tra cui un’anforetta lacunosa dal saggio A10, lucerne, parti di brocchette a filtro, con discreta concentrazione soprattutto nel saggio B, monete, documentano la continuità di vita dall'età tardo-romana in poi11.
Labili tracce, comunque, rimangono delle strutture riferibili a questa fase, per gli interventi di cui si è detto, come per il ridotto spazio sottoposto a sondaggio.
La fase islamica è meglio documentata nel saggio B (fig. 3), aperto immediatamente a Est del precedente A. Un muro, denominato US 24, con paramenti esterni in blocchetti irregolari e pietrame di media dimensione ed all' interno anche frammenti di tegole e terra12, con orientamento E-O e breve tratto di altro, US 34, in piccoli blocchi di varie dimensioni, che al primo si appoggia ortogonalmente13, costituiscono, allo stato dello studio, le uniche strutture che, probabilmente insieme ad altre emergenze rinvenute all'interno dell'ambiente prospettante sul cortile, precedono le costruzioni di età federiciana14.
I due muri delimitavano, in origine, un ambiente, che doveva estendersi a Nord ed Ovest oltre i limiti del saggio, la cui distruzione è testimoniata dall'US 35, crollo di tegole ricurve a superficie schiarita. La caduta sigilla lo strato di abbandono sottostante, US 37, composto da un piano di terra battuta, sul quale sono stati ritrovati un'anfora da dispensa decorata con ampie cordonature con anse a nastro ingrossato, impostate a gomito fra spalla e collo15 (fig. 4), frammenti di brocchette a filtro di vetri na in verde ramina e manganese, di pareti di ceramica decorata a pettine, tegole a superficie schiarita. Ad essi si aggiungono i materiali provenienti dall'US 42, corrispondente al cavo di fondazione del muro US 24, che riconducono congiuntamente ad un arco cronologico di fine X - inizi XI secolo.
Tale datazione appare ulteriormente avvalorata dal rinvenimento di una frazione di dirhem in argento di al-Hakim (996-1021), con legenda cufica, sia al D che al R, all'interno della US 30, strato di terra e tegole, sottostante il piano di battuto US 37, che rappresenta dunque un importante terminus post quem. È interessante poi notare che una moneta simile è stata rinvenuta nello scavo di piazza Duomo16, cui prima si è fatto riferimento, dove sono state messe in luce pure alcune tombe di età islamica, individuate per la tipica conformazione, che indurrebbero in via preliminare a istituire una più stretta relazione tra i due episodi, peraltro vicini topograficamente.






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