romanizzazione Siracusa
Romanizzazione
Introduzione Lo studio dei dati archeologici concernenti le fasi romane di Siracusa, e in particolare il periodo immediatamente successivo alla conquista della città da parte di Marcello nel 211 a. C., si presenta allo stato attuale della ricerca, assai difficoltoso. Da sempre, in effetti, l’interesse degli studiosi che si sono avvicinati all’analisi della città dal punto di vista storico-antiquario o archeologico si è concentrato principalmente sulle vestigia greche, trascurando o sottovalutando i ritrovamenti di età romana, e si è limitato alla descrizione delle principali evidenze quali l’anfiteatro, l’edificio conosciuto come “ginnasio romano” o la cosiddetta “Tomba di Archimede”, mentre manca del tutto una ricostruzione archeologica recente degli spazi abitativi o funerari di Siracusa in età repubblicana e alto-imperiale. Tale carenza di informazioni e la mancanza, negli ultimi 20 anni, di scavi sistematici che avrebbero potuto chiarire la topografia di Siracusa in età romana spinge, almeno in una prima fase, ad una revisione dei dati archeologici già editi, con particolare attenzione ai rituali funerari, agli spazi abitativi e alle trasformazioni del territorio. Dal punto di vista topografico, le aree analizzate coprono il territorio della città antica, i cui limiti sono segnati a N dalle mura dionigiane, a S dalla palude Lysimeleia a E dal mare e ad O dal terrazzo dell’Epipoli (Fig. 1), oltre ai principali centri della chora siracusana che, nel periodo in esame, corrispondeva grossomodo alla cuspide sud – orientale della Sicilia (Fig. 2.) Ai fini di una ricostruzione topografico - archeologica dei rinvenimenti si è proceduto, in prima battuta, ad un censimento basato su materiale bibliografico edito. Tale materiale risulta essere molto scarno dal momento che, la maggior parte degli scavi archeologici estensivi a Siracusa è stata condotta tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 secolo, quando il maggiore interesse nei confronti della fase greca della città di Siracusa ha spinto archeologi quali Cavallari e Orsi a occuparsi marginalmente di tali contesti, ritenendoli in misura minore “degni di studio”. Le ricerche e, conseguentemente, le pubblicazioni in merito si sono, in questo modo, ridotte a semplice menzione dei 3 rinvenimenti di età romana. Gli scavi archeologici di epoca successiva, limitati nel tempo e nello spazio, hanno utilizzato in parte la documentazione dei primi archeologi come base delle ricerche e, almeno per quanto concerne le fasi romane di Siracusa si sono limitati nelle pubblicazioni a semplici comunicazioni della Soprintendenza. Per questi motivi, l’analisi urbanistica che si tenterà di fare in questo lavoro è finalizzata alla comprensione dell’organizzazione, all’indomani della conquista romana, degli spazi urbani o delle pratiche funerarie e vuole inserirsi nel recente dibattito scientifico che vede contrapposta l’ipotesi secondo la quale i centri greci o grecizzati della Sicilia mantengono la propria concezione edilizia e rituale, a quella secondo cui vi sia piuttosto un immediato influsso della romanizzazione. La frammentarietà e poca precisione dei dati ha reso difficile l’operazione di posizionamento di gran parte dei rinvenimenti che, in molti casi, fanno riferimento agli scavi condotti a Siracusa e nel territorio ed essa circostante, tra la fine dell’800 e i primi anni del 900, e non tengono conto delle successive ovvie modifiche urbanistiche. Per questo motivi si è deciso di anteporre una sigla ad ogni classe di dati che permetta di identificare immediatamente la tipologia entro cui il rinvenimento si inserisce direttamente nel testo. Il limite principale di questo lavoro è costituito, inoltre, dalla difficoltà oggettiva da parte di chi scrive, di poter accedere allo studio dei materiali ceramici recuperati dagli scavi più recenti, requisito fondamentale per poter fornire una cronologia più precisa dei contesti abitativi, sacri, pubblici e funerari, presi in considerazione. Tale carenza diventa ancora più rilevante nel momento in cui si deve affrontare uno di scavo archeologico all’interno dell’area urbana, dal momento che le prime evidenze che emergono, nella pluristratificazione millenaria della città, soprattutto nell’area sviluppatasi sulla terraferma, sono relative alle fasi tardo-antiche e imperiali, per le quali non esiste, a tutt’oggi, un corpus analitico completo. Per questi motivi, questo lavoro deve essere considerato un approccio, seppur preliminare tuttavia necessario, alla conoscenza di Siracusa in una fase in cui, pur sotto il controllo romano, la città continuava ad essere un punto di riferimento importantissimo per i commerci e la diffusione della cultura di tutto il Mediterraneo.