Torre Fano - provincia di Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Sicilia
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Torre Fano

Pachino

La torre fano
torri del fuoco: torrefano fanus in latino era fuoco

Commento di Enrico Sansone tratto dal libro di Antonello Capodicasa:


La torre di avvistamento posta in cima al “promontorio Pachino” era anticamente denominata Torre di Capo Passero. La sua costruzione risale agli inzi del XV secolo, allorchè le incursioni barbaresche sulle coste siciliane si erano fatte più frequenti e brutali che nel passato. Fu re Martino il Giovane, della dinastia Aragonese, a decidere la realizzazione della Torre, ritenendo il capite pasceris luogo d’importanza strategica non solo per la posizione geografica ma anche e soprattutto per le fiorenti attività economiche che si svolgevano nell’entroterra e nel mare antistante.

In origine la torre aveva forma cilindrica e struttura architettonica estremamente semplice. Nella seconda metà del Cinquecento subì delle modifiche sostanziali, con la realizzazione di una scarpa tronco-conica a rinforzo e sostegno del vechio manufatto e l’aggiunta, in cima, di un coronamento aggettante provvisto di caditoie. La Torre rimase comunque piuttosto piccola, con u diametro di appena sei metri e un’altezza che non superava i dieci metri.

La città di Noto provvedeva alla sua manutenzione e vi teneva un guardiano tutto l’anno per la corrispondenza dei segnali di fuoco e fumo (i cosiddetti fani) con le altre torri del litorale.

L’architetto Tiburzio Spannocchi, che la visitò nel 1578, la ritenne inadeguata per un’efficace azione di contrasto alle incursioni turchesche poichè, date le sue dimensioni, non poteva essere presidiata da soldati ed armata con bocche da fuoco; pur tuttavia fu del parere “che non si abbandonasse per essere così eminente”. Pochi anni più tardi, nel 1583, la Torre fu ispezionata dal capitano Giovan Battista Fresco, commissario generale delle torri e delle guardie marittime, e dall’architetto Camillo Camilliani. Il capitano Fresco trovò la torre “molto male a ordine” ed ordinò ai Giurati di Noto di far effettuare al più presto i necessari aggiustamenti. Il Camilliani la descrisse come “una torretta non molto forte nè molto grande”, destinata ad essere presso dismessa. La Torre, invece, continuò a svolgere la propria importante funzione per molti anni ancora, cadendo in disuso solamente agli inizi del Settecento.

Quel che rimane oggi della Torre è solo una porzione del basamento, un piccolo rudere abbandonato all’incuria e all’azione dei vandali.


foto Roberto Capozio







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