Rondini Giuseppe
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Rondini Giuseppe, Palermo, 7 Febbraio 1881 - Roma,20 Febbraio 1955 .
Attivissimo, presente a Parigi, Anversa, Roma, Venezia. Fu però, attratto dalla vita monastica e i suoi soggetti, quadri ed incisioni, ebbero carattere a tema sacro. Altro argomento prediletto, i paesaggi coloniali, per i quali incise anche bozzetti celebrativi.
Dal sito www.romacastelli.it ,a firma P. Micocci, riportiamo in parte :
" Il Rondini giunse a Roma dalla Sicilia dove era nato il 7 febbraio 1881.
Lì, sotto la guida del pittore Lojacono che gli insegnò soprattutto gli accostamenti cromatici ed il gusto della pittura paesaggistica, iniziò i suoi studi artistici. Giunto nella Capitale frequentò la scuola Libera dell'Istituto di Belle Arti di Roma, dove conobbe un gran numero d'artisti che, ben presto, diverranno suoi amici con cui rimarrà sempre in contatto
fino alla morte. L'incontro con eclettico Duilio Cambellotti, del quale divenne, oltre che amico fedele discepolo, lo avvicinò alla tecnica dell'incisione, da lui già conosciuta, con particolare riferimento all'arte della Xilografia. Questo metodo rappresentava per il Cambellotti la fusione tra l'arte e la natura, infatti, il legno intagliato e ferito con il bulino conteneva in se gli ideali rupestri che fondevano la vita con la rude civiltà contadina.
Come pittore il Rondini seppe in maniera esemplare elaborare le cromie. Il suo profondo amore per il colore, per le visioni luminose si respirano in tutte le sue opere. La luce è la protagonista assoluta di tutti i suoi quadri, infatti, questa unendosi e quasi impastandosi ai colori, crea con essi un'armonia di gamme cromatiche i cui effetti esaltano la plasticità dei soggetti, offrendo una profondità all'immagine da arricchire gli occhi. Ma anche quando il maestro sposta la sua arte su quadri dalle tonalità soffuse e monocordi, fa raggiungere alla sua arte livelli altissimi.
Dopo la morte dell'adorata moglie, la famosa soprano Ulderica Persichini che, per lui aveva abbandonato le scene, il Rondini, che aveva vissuto con lei in simbiosi perfetta, cadde in una profonda depressione. Proprio in questo periodo, il maestro conobbe, per mezzo di un amico, la quiete e la bellezza del Monastero di Grottaferrata circondato dalla natura e dal profondo silenzio, elementi utili, in quel momento, a sollevarlo dal profondo dolore in cui era precipitato. Ma soprattutto fu affascinato, in questo luogo, dall'ospitalità dei monaci ed in special modo dall'affetto sincero a lui dimostrato dall'allora Archimandrita Padre Isidoro Croce con il quale entrò da quel momento in profonda amicizia e stima reciproca.
Il 24 maggio 1938 il Pittore manderà un'accorata lettera all'Esarca dell'Abbazia nella quale chiedeva di essere ammesso a far parte della comunità dei Monaci criptensi offrendo come scrive di suo pugno "indegnamente e con profonda umiltà la sua arte a Dio".
Il 25 dicembre 1938 entrò definitivamente in Monastero accolto come Oblato da tutta la comunità. Qui continuò a lavorare alacremente abbellendo non solo l'Abbazia, ma anche obbedendo alle diverse committenze affidategli e procurategli dallo stesso Padre Isidoro Croce, divenuto il suo più grande mecenate. Certamente la quiete dell'Abbazia ed i suoi operosi monaci
offriranno al Rondini larghi spunti per i suoi quadri. Oltre alle splendide vedute della Badia, nei suoi quadri, prenderà vita l'atmosfera rarefatta di quei luoghi ricchi di silenzi traboccanti di spiritualità. Il mastro vivrà in Monastero fino al 20 febbraio 1955 quando, a causa di un attacco cardiaco, si spense tra i sui fratelli monaci. Oltre alla pittura il Rondini si dedicò anche al bozzetto per i francobolli, basti ricordare le serie da lui realizzate per le Fiere di Tripoli, Libia , Somalia, Eritrea, pei il Bimillenario Oraziano ed il Centenario Belliniano " .