Rosai Ottone
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Ottone Rosai
Senza titolo, (paesaggio), 1948
Ottone Rosai
Ottone Rosai nasce a Firenze il 28 aprile 1885. A undici anni si iscrive all'Istituto d'Arte Decorativa in cui studia disegno ornato. In questi anni inizia anche a lavorare presso il laboratorio di falegnameria del padre. Qui comincia a disegnare i suoi primi personaggi: uomini che lavorano o che riposano. Nel 1910 si iscrive all'Accademia di Belle Arti diventando un assiduo frequentatore della Libera Scuola di Nudo e di Incisione.
Nel 1913, inizia a dipingere e a scolpire. I suoi primi lavori, ispirati dalla lettura dei poeti simbolisti, vengono ammirati dal gruppo di pittori futuristi di «Lacerba» che lo invitano a unirsi a loro. Rosai conosce infatti Marinetti, Palazzeschi, Boccioni, Carrà, Severini e Soffici. Il 1914 è l'anno futurista di Rosai: partecipa alla mostra libera futurista da Sprovieri a Roma, collabora a «Lacerba» e a molte manifestazioni interven-tiste. Nel 1915, allo scoppio della guerra, Rosai parte per il fronte, dove rimane fino al 1918. Nel 1919, tornato a Firenze, costituisce il primo Fascio Fiorentino di Combattimento. Riprende a dipingere rimanendo ancora legato agli ultimi lavori futuristi. Partecipa alla Grande Esposizione Nazionale Futurista alla Galleria Centrale d'Arte di Milano. Il 1920 è un anno determinante per la pittura di Rosai, che assume un diverso ordine di pensiero, una nuova strada; compaiono infatti quei suoi particolari personaggi, quegli «omini» che diventeranno i maggiori protagonisti della sua ricerca intima sulle immagini della vita quotidiana. Sono quasi caricature, figure grottesche che non cadono mai nel ridicolo, dalla colorazione tenue, secondo la tradizione toscana. Nel 1922 realizza Via Toscanella che riassume le caratteristiche espressive di questo periodo. Dal 1923 al 1926, Rosai abbandona la pittura per dedicarsi alla bottega del padre. Nel 1926, inizia a collaborare alla rivista «II Selvaggio» di Maccari. Partecipa alla I mostra del Novecento a Milano. Nel 1929, raggiunge la sua più alta espressività pittorica con l'opera Suonatori, in cui Rosai riesce a esprimere, attraverso una pittura tonale e rarefatta che si dissolve senza alcun particolarismo, immagini ricche di forte espressività. Partecipa in quest'anno alla II mostra di «Novecento» a Milano. Nel 1930 si inaugura la Galleria del Milione di Milano con una mostra di Rosai che risulta un vero fallimento economico tanto da spingerlo ad abbandonare la pittura per almeno un anno. Nel 1932 la sua pittura si trasforma, acquista nuovi spunti cromatici, diviene più chiara e luminosa, quasi impressionistica e i suoi temi sono rivolti allo studio della natura. Partecipa con dodici opere alla Biennale di Venezia e viene nominato, per capacità artistiche professore di Figura disegnata nel Regio Liceo Artistico di Firenze. Espone inoltre con una personale alla Galleria Barbaroux di Milano e alla III Quadriennale di Roma. Sono del 1940 una serie di «Tondini» con i ritratti dei suoi più cari amici, letterati e pittori.
In questo anno, esce a cura di Giovanni Scheiwiller, la monografia di Rosai. Nel 1942 viene nominato professore della cattedra di Pittura all'Accademia di Belle Arti di Firenze. In questo periodo lavora a paesaggi e riprese dal vero, particolarmente caratteristiche per delle velature tonali rosa e azzurre; una pittura che precede un ritorno alla visione espressionista. Dopo la fine della guerra, Rosai viene espulso dall'Accademia con l'accusa di aver usufruito delle agevolazioni e benemerenze fasciste. Nel 1945 dipinge una serie di ritratti con i quali riprende lo studio introspettivo e psicologico dell'individuo. Nel 1946 la Galleria della Spiga di Milano gli dedica una personale. Tra il 1947 e il 1948 è presente in molte esposizioni nazionali e internazionali; i critici parlano di questo periodo come di un momento di vuoto, di assoluta perdita di vitalità.
Partecipa alla XXIV Biennale di Venezia con opere di diversi periodi. Nel 1949 alcune sue opere sono esposte alla mostra «XX Century Italian Art» al Museo d'Arte Moderna di New York e alla mostra d'arte moderna al Cairo. Nel 1950 è presente all'«Exposition d'Art Italien» di Parigi, alla mostra «Futurismo e Pittura Metafisica» alla Kunsthaus di Zurigo e alla «Modern Italian Art» di Londra. Partecipa inoltre alla XXV Biennale di Venezia. Alla XXVI Biennale di Venezia del 1952 viene organizzata una sua ampia retrospettiva con trentanove dipinti e ventisette disegni. Nel 1953 Rosai espone in molte gallerie a Roma, Genova, Torino e Firenze.
La Galleria la Strozzina di Firenze gli dedica un'esposizione monografica con centoquin-dici opere a cura di Ragghianti. Nel maggio del 1957 il critico Pier Carlo Santini organizza una mostra storica al Centro Culturale Olivetti di Ivrea dove Rosai ottiene un consenso unanime e un grande successo. Ottone Rosai durante l'allestimento dell'esposizione a Ivrea, muore colpito da infarto nella notte del 13 maggio.
(FFM)