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Marini Marino

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Marino Marini

Pomona, 1948


Danzatrice seduta, 1949
Marino Marini

Marino Marini nasce a Pistoia il 27 febbraio 1901. Si forma all'Accademia di Belle Arti di Firenze frequentando i corsi di pittura di Galileo Chini e di scultura di Domenico Trentacoste. Nel 1926 prende in affìtto a Firenze uno studio personale. Il suo lavoro parte da un esame attento di modelli quali il morbido luminismo di Medardo Rosso da un lato e il dinamismo plastico di Boccioni dall'altro, tradotto in un'instancabile pratica del disegno e della modellatura. E inoltre attento ai modelli etruschi e primitivo-toscani che cifrano i suoi esordi di scultore. Nel 1929 succede ad Arturo Martini alla Scuola d'arte monzese, dove insegnerà fino al 1940, e nello stesso anno parte per Parigi dove avrà modo di conoscere Maillol, Picasso, Lip-chitz, Braque e Laurens. La sua prima esposizione in qualità di scultore avviene a Milano presso la Galleria Milano, insieme al gruppo novecentista toscano, nel 1928.
E dell'anno successivo la scultura // Popolo, punto di partenza decisivo nella sua attività di scultore; le sue scelte sono precise anche per quanto riguarda i materiali: usa il legno, il gesso, la terracotta che viene successivamente colorata, il bronzo. Marini gravita nell'orbita del Novecento, senza prescindere da un retroterra toserò dalle radici profonde che lo porta a sperimentare i miti del passato liberamente, in una ricerca costante della forma assoluta. Sempre nel 1929 si trasferisce a Milano dove espone alla II mostra del Novecento italiano; insieme al gruppo sarà presente alle mostre all'estero degli anni successivi. Tra il 1930 e il 1931 frequenta Campigli, de Pisis, Braque, Picasso, Tanguy e altri, nel corso dei suoi viaggi che lo portano, tra l'altro, nel 1934, a Francoforte, Norimberga e Bamberg, dove lo colpiscono profondamente i gruppi equestri dei cavalieri-totem della cattedrale, che avranno un'influenza decisiva per il suo ciclo dei cavalieri iniziato nel 1936. Nel 1940 inizia a insegnare a Milano all'Accademia di Brera e l'anno dopo lavora alla serie delle sculture-ritratto degli artisti (de Pisis, Campigli, Tosi, tee.) che seguiteranno nel corso degli anni successivi. Durante la guerra è in Svizzera dove ha rapporti di frequentazione con Giacometti, Richier, Wotruba, Haller, Banninger e Hubacher. Latore di un peso simbolico, // Miracolo entra verso il 1943 a far parte dei temi ricorrenti cari a Marini, insieme ai «Cavalieri», alle «Pomone», all'interesse per il ritratto. Nel 1950 espone, invitato dal gallerista Curt Valentin, alla Curt Valentin Gallery di New York. Il conflitto mondiale influenza la sua ricerca e la carica di drammaticità e della consapevolezza di un dolore universale che corrode ciò che era stato il mito vittorioso ed eroico del Novecento. Una sua monumentale scultura in bronzo (6 metri di altezza) collocata a l'Aja nel 1959 reca incisa la frase: «Si costruì, si distrusse e un canto desolato restò sul mondo». Agli inizi degli anni Sessanta realizza le Composizioni che segnano un'altra tappa nella sua evoluzione, per l'attenzione a una forma sempre più rigorosa ed essenziale. Negli anni successivi espone i suoi lavori in musei e nell'ambito di mostre di importanza internazionale.
Nel 1979 si inaugura a Pistoia nel Palazzo Comunale il Centro di Documentazione dell'opera di Marini.
Muore a Viareggio il 6 agosto 1980.
(DT)
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