Mafai Mario
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Mario Mafai
Tetti di Roma, 1948
Mario Mafai
Mario Mafai nasce a Roma il 15 febbraio del 1902. Dopo aver compiuto studi universitari, dal 1922 al 1925 frequenta a Roma la Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti. Qui nel 1924 conosce Antonietta Raphael e Scipione, con cui incomincia a dipingere all'aperto e dal vero, sia in città che «fuori porta». Nel corso del tempo il sodalizio artistico fra i tre pittori diviene sempre più saldo e nel 1927 il gruppo può venire considerato il primo nucleo della Scuola Romana. La sovraeccitata temperatura emotiva dei dipinti deforma le immagini in modo espressionista. Nonostante le innegabili affinità, la pittura di Mafai è meno visionaria e più intimista rispetto a quella di Scipione.
Nel 1930 l'artista si reca a Parigi dove scopre Derain, Dufy, Chagall e Soutine. Fa ritorno a Roma per partecipare alla sua prima mostra tenuta insieme a Scipione alla Galleria di Roma.
Nel corso degli anni Trenta Mafai persegue una costruzione più solida e in qualche modo metafìsica del dipinto che lo porta a instaurare sulla superfìcie ritmi scanditi da tratti decisamente astrattizzanti. La tavolozza ha una dominante nel colore cinabro che diffondendosi pulviscolarmente, si rivela come la chiave del lumismo diffuso. I soggetti sono sempre quotidiani, intimi e dimessi. Numerose le nature morte. Fiori secchi sul tavolo del 1934 presenta l'attuazione della sintesi di luce e di colore il dipinto è un tessuto pittorico luminoso. Tra il 1936 e il 1939 dipinge la serie delle «Demolizioni», paesaggi di rovine contemporanee studiati sul lungo Tevere e intorno all'Augusteo affrontando un tema sottilmente eversivo in un momento in cui la pittura deve essere soprattutto edificante. Con tele appartenenti a questo ciclo espone alla sua prima mostra personale nel gennaio del 1937 alla Galleria della Cometa di Roma. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1934, nel 1936 e nel 1939.
Sempre nel 1939 tiene una personale alla Galleria Arcobaleno di Venezia e partecipa alla II mostra di Corrente a Milano, esponendo in tutte e due le occasioni le prime «Fantasie» (1939-1943), tragiche testimonianze dei disastri della guerra, in cui il soggetto si rivela presto come pretesto per dar vita a fatti puramente pittorici, concentrati in se stessi fino all'allucinazione. L'ebbrezza dell'immaginazione supera il fatto di cronaca. Il colore è arditamente orchestrato: a volte è prezioso, soave, fiabesco e inventato, altre fondo, sordo e sporco, altre ancora squillante. Le linee esuberanti proliferano in un'affabulazione continua. II.segno è ripido, rapido e rapito. Le figure sono ridotte a larve deformi di colore. Tutta la superfìcie è un saldo tessuto smagliato e incandescente. Un sabba che ha il carattere di un carnevale per la sotterranea vena grottesca. Il riferimento più evidente è il Goya dei Caprichos e si colgono echi di Delacroix e di Gericault. Nel 1940, dopo un'esposizione alla Galleria Barbaroux di Milano, l'artista si trasferisce a Genova dove tiene una personale alla Galleria Genova. In questo stesso anno vince il Premio Bergamo.
Dal 1945 partecipa all'attività dell'Art Club di Prampolini e Jarema. Dopo un breve interludio realista, Mafai ritrova la sua ispirazione più autentica, che lo induce alla composizione di quadri retti esclusivamente da un coraggio estremo del colore a intorpidirsi, impastarsi, aggrondarsi, e dove brevi gesti contratti e trattenuti tormentano la superfìcie {Paesaggio con panorama con cielo blu, 1957, La città, Roma, 1958, Pensieri inutili, 1959), ritrovandosi in tal modo autonomamente partecipe della svolta informale.
Mafai muore a Roma il 31 marzo del 1965
. (EL)