Chillè Valentina
mostre 2012
Oggetto: Mostra personale
Titolo: "P.E.R.S.O.N.A.L.I.T.Y."
Autore: Valentina Chillè
Presentazione Luigi Amato
Luogo: Galleria Roma - Piazza San Giuseppe 2
Data: 12 -22 maggio 2012
Inaugurazione: 12 maggio 2012 ore: 18,30
Orario di Apertura: dal martedì alla domenica
17,00 - 20,30
Organizzazione e
Direzione Artistica:
Corrado Brancato
Addetto Stampa: Amedeo Nicotra
galleriaRoma
artecontemporanea siracusa
Sabato 12 maggio alle ore 18,30 vernissage della mostra personale di Valentina Chillè "P.E.R.S.O.N.A.L.I.T.Y." presentata dal prof Luigi Amato.
Giovane artista calabrese Valentina Chillè vanta un curriculum di tutto rispetto di livello internazionale. Ripensando l’opera di Valentin Chillè non abbiamo potuto fare a meno di ripensare al problema della definizione della sua arte. Non per deliri classificatori e nemmeno per volontà codificatrici, ma per cercare un’approccio inusuale ad una personalità artistica assai ricca e complessa. Sorge inevitabile in un percorso a ritroso intorno al suo essere artista cercare di ricomprendere i confini entro i quali sviluppare la nostra riflessione. Riflessione ed anche meditazione attorno alla definizione di arte che muta nel tempo ed accompagna la produzione della Chillè in un impressionante crescendo attraverso la sua produzione artistica. Un'artista figurativa che opera attraverso tematiche primarie e strutturali che attraversano una filosofia di elementi primari e vitali. Artista giovane, ma dalle profonde venature estetiche frutto di diverse esperienze intellettuali. Quali sono le sue radici dunque. Da Wittgenstein punto di partenza, ad egli stesso come punto di arrivo. Se alla metà degli anni Cinquanta Weitz facendo propria la nozione wittgensteiniana di somiglianze di famiglia sosteneva l’imponderabilità del principio d’arte si è passati attraverso il vortice delle definizioni essenzialiste, ovvero necessarie e sufficienti, funzionali, estetiche, storiche, semantiche, classificatorie e valutative fino ad arrivare al XXI secolo carichi di definizioni indebolite, caratterizzazioni non definitorie che ci riportano ancora una volta a Wittgenstein. Weitz era la punta di diamante di una serie di autori che esaltavano la non definibilità dell’arte, tutte le teorie del passato erano troppo ampie o troppo restrittive, il concetto aperto di arte non può essere chiuso, la creatività stessa che caratterizza la produzione artistica non permette appunto di chiudere il concetto. Successivamente Mandelbaum chiarì come la possibilità che il concetto d’arte possa essere definito può esplicarsi in base a proprietà di tipo relazionale legate a un contesto, con la storia della produzione dell’opera, con le intenzioni dell’autore, con la storia dell’arte, con un’istituzione, con un raggruppamento di teorie. Danto interverrà a più riprese fornendo una definizione essenzialista di arte esclusivamente in base a proprietà relazionali. Le proprietà estetiche sono quello che l’arte stessa ha rivelato non essere essenziale alla sua definizione, almeno da quando(con Duchamp prima, con Warhol poi) ha dimostrato che tra due enti percettivamente indiscernibili può esistere una differenza ontologica che evidentemente deve essere attribuibile a proprietà non manifeste e relazionali. Citerò il grande estetologo Dickie che negli anni ha rifinito la sua definizione di arte in senso classificatorio.
Un artista è una persona che partecipa con comprensione alla creazione di un’opera d’arte.
Un’opera d’arte è un tipo di artefatto creato per essere presentato a un pubblico che appartiene a un mondo dell’arte.
Un pubblico è un insieme di persone i cui membri sono preparati in qualche misura a comprendere un oggetto che viene loro presentato.
Il mondo dell’arte è la totalità di tutti i sistemi di mondo dell’arte.
Un sistema di mondo dell’arte è la cornice per la presentazione di un’opera d’arte da parte di un artista a un pubblico che appartiene a un mondo dell’arte.
Luigi Amato
Docente di Estetica
Accademia di Belle Arti
Reggio Calabria