Melotti Fausto
Genius > M
Fausto Melotti
Un giorno d'anarchia,1963
Fausto Melotti
Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l'8 giugno 1901. Nel 1915 si trasferisce con la famiglia a Firenze dove conclude gli studi secondari. Nel 1918 si iscrive al corso d'ingegneria elettrotecnica della facoltà di Fisica e Matematica dell'Università di Pisa e si laurea in tale disciplina presso il Politecnico di Milano nel 1924. In seguito svolge studi musicali e incomincia a interessarsi alla scultura: frequenta lo studio torinese di Pietro Canonica e si iscrive al corso tenuto da A. Wiltd all'Accademia di Brera a Milano. Qui ha per compagno Lucio Fontana con cui instaura una profonda e durevole amicizia. Diplomatosi nel 1928, dal 1932 al 1934 tiene un corso libero di plastica alla Scuola artigianale del mobile di Cantù. Le sue soluzioni si improntano sempre più a un'astrazione geometrica intesa come metafìsica. La scultura diviene il luogo di equilibri fisici e mentali, di energie contrapposte. Nel maggio del 1935 l'artista tiene la sua prima personale alla Galleria del Milione esponendo alcune sculture astratte (in gesso, creta, metallo verniciato e cromato) dal rigore neoplastico e neometafìsico, assai lontane dai canoni estetici novecentisti allora in vigore («antisculture»). Le sue opere si valgono di forme pure e decantate che si orientano severe e rigorose a dar consistenza e senso allo spazio. Canoni, calcoli, contrappunti, temi con variazione da cui traspare una concezione olimpica della geometria come ritmo pacato dell'esistenza. Sempre nel 1935 aderisce ad Abstraction-Création e partecipa alla «I Mostra dell'arte astratta italiana» tenuta a Torino nello studio di Casorati e di Paulucci.
Le prove plastiche della seconda metà degli anni Trenta registrano una sorta di ripiegamento verso soluzioni apparentemente più tradizionali {I sette savi, 1937). Dal 1941 al 1943 si trasferisce a Roma, dove per lo più disegna e scrive poesie che vengono pubblicate nel 1944 a Milano da G. Scheiwiller con il titolo // triste Minotauro. Nel 1943, mentre si trova a Roma, il suo studio milanese è colpito da una bomba che causa la distruzione di gran parte del lavoro.
Durante i primi anni del dopoguerra Melotti si dèdica prevalentemente alla ceramica, decimandone il linguaggio con una particolare/attenzione ai valori cromatici dei diversi materiali.
Nel 1951 riceve il Gran Premio della Triennale di Milano.
Nel 1956 Melotti espone per la prima volta alla Galleria Annunciata a Milano la sua opera pittorica, che si vale di segni liberi di kleeiana memoria sospesi nella magia del colore.
Negli anni Sessanta l'artista riprende a meditare sulle forme astratto-geometriche arricchite da un sottile senso panico (che a volte fa apertamente riferimento all'ordine naturale) composte in un sistema altamente dematerializzato, sospeso e fantastico. Le forme sono strutture metalliche filiformi esili e leggere che si muovono a ogni spostamento d'aria. Sulla loro sommità spesso vengono fìssati brevi lacerti di stoffa colorata. Con la misura formale dei rapporti matematici si coniuga il forte impeto fantastico del bricolage, fondendo in un magico accordo intenti costruttivisti e brividi surreali. I teatrini, piccole stanze di case in terracotta a cui è stata tolta una parete, non si valgono di alcun effetto teatrale, anzi sono abitate da un senso intimo e privato, e neppure di compiacimenti materici: sono pura, intensa, essenziale invenzione di trame di segni nello spazio.
Nel 1967 con una mostra alla Galleria Toninelli di Milano ricomincia una fìtta attività espositiva sia in Italia che all'estero. In questi anni l'artista svolge anche un'intensa attività grafica realizzando numerose acqueforti e litografìe.
Nel 1974 la casa editrice Adelphi pubblica Linee, una raccolta di scritti e poesie. La Biennale di Venezia del 1986 presenta una rassegna retrospettiva.
L'artista muore a Milano il 22 giugno 1986.
(EL)