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Marussig Piero

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Marussig

Concerto Campestre, 1912


Marusing
Veduta di Trieste, 1914
Piero Marussig

Piero Marussig nasce il 10 maggio 1879 a Trieste e la sua formazione si sviluppa in un ambiente borghese di notevole apertura, il padre era infatti appassionato collezionista d'arte. Nel 1899 appena ventenne, è a Vienna, dove la Secessione, sulle orme dei movimenti tedeschi che l'avevano preceduta, suggerisce agli artisti che vi partecipano un orientamento verso la lezione degli impressionisti frequentata da tensioni simboliste. Tramite l'amicizia con Fritz von Uhde, uno dei fondatori della prima Secessione con von Stuck e Triibner nel 1892, Marussig aderisce al movimento secessionista e, compiendone l'iter a ritroso, si reca a Monaco, entrando in contatto successivamente sia con la Secessione di Berlino sia con quella di Vienna, cui partecipava tra gli altri, Gustav Klimt.
Gli esordi di Marussig, segnati dagli influssi secessionisti, misurano un abbandono graduale delle intonazioni del verismo ottocentesco, mentre si comincia a consolidare la tavolozza e la figurazione su cui il suo stile si baserà intorno al 1915.
Rientrato in Italia, Marussig soggiorna a Roma dal 1903 al 1905 e successivamente parte per Parigi, dove i suoi studi hanno per oggetto, principalmente, l'opera di Van Gogh e di Cézanne, ma anche Matisse e Gauguin. L'incontro con i Fauves influenza la sua attività artistica e va a intrecciarsi con la precedente esperienza secessionista mitteleuropea, conferendole così un'articolazione più viva, ampia e differenziata. Al ritorno da Parigi Marussig si stabilisce a Trieste, nel 1906, e le sue coordinate in questo periodo sono quelle del tardo impressionismo italiano nutrito di influenze nabis e fauves insieme a quelle dell'espressionismo nordico. La sua cifra stilistica è comunque rivolta a un delicato intimismo, spesso attraversato nella sua semplicità apparente, da una sottile vena ironica. Durante il periodo triestino i temi delle sue opere sono quelli della quotidianità più prossima: la vita familiare, il paesaggio. In seguito al conflitto mondiale il suo lavoro acquista una maggiore compostezza e una più viva attenzione per il dato plastico, la volumetria. Nel 1919 Marussig espone a Milano alla Galleria Vinciana e inizia ad avere dei contatti con Carrà, Sironi e Funi. L'anno successivo si trasferisce a Milano dove si verrà elaborando la fase novecentista del suo lavoro. Nel 1923 è tra i fondatori del gruppo del Novecento di cui Marussig rappresenta il versante più intimista e forse il più raffinato.
Nel 1924 partecipa alla Biennale di Venezia e nel 1926 e successivamente nel 1929 espone alla I e alla II mostra del Novecento. La sua attività all'interno del gruppo è costante, Marussig parteciperà infatti a tutte le rassegne del Novecento in Italia e all'estero. Anche la sua presenza alle Biennali veneziane è assidua. Verso il 1930 fonda con Funi e Bortolotti una scuola d'arte in cui le modalità della pratica artistica vengono insegnate e trasmesse secondo un'impostazione non dissimile da quella delle botteghe d'arte del Quattrocento. La sua evoluzione artistica all'interno del Novecento si va evidenziando in una pratica composta che, se si accosta a temi familiari, da interno borghese, non li riduce mai a un grado di piatta convenzione, di repertorio d'uso proponendo, al contrario, sotto le spoglie di un'apparenza consueta, altre indicazioni più impalpabili, di malinconia sotterranea, di amarezza latente risolte in composto, aristocratico distacco. La sua attenzione si rivolge, come già in passato, verso un'iconografìa familiare: i bambini, la vita di provincia, i ritratti di donne. La sua osservazione in presentiti della realtà si produce in un senso di trasposizione a un livello più alto, elevandola e sottraendola alla dimensione temporale. Il lavoro di Marussig nel corso degli anni Trenta risente dell'influenza di Tosi soprattutto nell'andamento più sciolto della pennellata e nell'assottigliamento del colore, più lieve e sospeso.
Piero Marussig muore a Pavia il 13 ottobre 1937.

(DT)

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