Vaccaro Francesco
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Vaccaro Francesco, Caltagirone (CT) 1808-1882
Figlio di un modesto fabbro, si formò da sé, studiò all’Accademia di Belle Arti di Palermo allievo del Patania. Le opere di Pietro Novelli lo impressionarono fortemente, e nei suoi primi quadri l’artista risente l’influenza del suo ispiratore, di cui cercò di assimilare i pregi di figurista. Trascorse la sua vita nella città nativa, recandosi una sola volta a Firenze per ammirarvi le opere d’arte, lasciò in tutta la Sicilia moltissimi lavori, di carattere prevalentemente sacro. A Caltagirone, nella Cattedrale, trovasi quattro tele: San Gaetano che distribuisce l’elemosina; Santa Filomena; La Maddalena e Cristo fra i dottori; nella chiesa delle anime del Purgatorio, oltre le Stazioni della Via Crucis: San Corrado; Sant’Anna; La Natività; Cristo nell’orto e La Madonna degli angeli; nella chiesa di San Francesco: San Gerolamo; Sant’Antonio da Padova e San Francesco d’Assisi; in quella di San Francesco da Paola: San Vincenzo da Paola e L’Immacolata; in quella di San Giorgio: Tobia e l’Angelo; nella ex-matrice: Cristo flagellato. Due Madonne e parecchi altri quadri si conservano nel Museo di Caltagirone. Altri quadri sacri, specialmente Madonne, si trovano a Catania, Piazza Armerina, Ragusa, Acireale. Eseguì anche ritratti, fra i quali si ricordano quello di Salvatore Buongiovanni, conservato nel Palazzo Comunale di Caltagirone, e del Duca Crescimano, nonché il gruppo della Famiglia Polino.
Sue opere sono visibili presso la Chiesa del Carmine di Catania,la Matrice di Giarre,la Chiesa parrocchialedi Montedoro,la Chiesa di San Nicola di Mira,il Palazzo Comunale,la Chiesa di San Domenico,la Chiesa di San Michele,la Chiesa di Santa Venera,la Chiesa di Sant'Agata,la Chiesa di San Giuliano,la Chiesa del Purgatorio,la Chiesa dell'Immacolata,la Chiesa del Carmine,il Museo Civico a Caltagirone .
Fu allievo di Giuseppe Patania e Vincenzo Riolo .
Per M. Accascina, "Neoclassico fu,ma soltanto in apparenza,non riuscendo mai a rinunziare al colore, all'atmosfera chiaroscurata,alle ombre dense,a quanto potè trarre dallo studio amorevole di P. Novelli, a cui lo rimanda l'esempio del Maestro Patania, anch'egli spesso tentato dal realismo seicentesco