Marchesi Salvatore - 800siciliano

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Arte e Artisti
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Marchesi Salvatore

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Marchesi Salvatore, Parma 1852 - 1926

Auto-Ritratto di Luigi Marchesi(Parma,1827 - 1862)

Poco considerato dalla critica moderna fino alla recente mostra delle sue opere e di quelle diello zio Luigi, del 1998, l’artista, sebbene di origine parmense, si può annoverare tra i protagonisti del panorama artistico siciliano a cavallo tra Ottocento e Novecento. Nipote di Luigi, anche lui pittore d’interni, nacque e si formò studiando paesaggio con Giulio Carmignani presso l’accademia di quella città. Si distinse fin dall’inizio della sua attività per la pittura di interni e di cortili, riprendendo la maniera dello zio. Nel 1870 con una delle sue prime significative opere, un cortile nel già convento di S. Giovanni (Parma, Galleria Nazionale) e con altre vedute, alla Prima Esposizione Nazionale di Belle Arti tenutasi a Parma nel 1870. A questa seguirono una lunga serie di mostre, organizzate dalle varie Società Promotrici italiane, alle quali Marchesi non mancò di presenziare con sue opere. Contemporaneamente alla carriera di artista, intraprese e portò avanti con discrete gratificazioni quella di insegnante. Ottenuta la cattedra di prospettiva ed elementi di Architettura presso il Regio Istituto d’arte di Palermo, nel 1886 si trasferì nel capoluogo isolano , entrando a far parte attivamente dell’ambiente artistico e culturale dell’epoca.

Socio del circolo artisti di quella città, prese parte a quasi tutte le esposizioni locali, con opere che ritraevano squarci di monumenti arabi normanni e suggestivi interni chiesastici. Da questi dipinti del periodo palermitano, che segnano la raggiunta maturità dell’artista, emergono in maniera evidente le caratteristiche salienti della sua produzione: il preciso e rigoroso studio prospettico, l’analisi minuziosa dei particolari, l’assoluta conoscenza dei valori pittorici della luce e del colore. Si nota inoltre, soprattutto nelle numerose vedute del coro della Gancia di Palermo, un gusto particolare nell’inquadratura, del taglio compositivo e dell’impostazione del soggetto. Nell’ultima fase della sua attività il suo linguaggio pittorico, suggestionato dagli esempi siciliani di Lojacono e De Maria Bergler, evolve verso una maggiore fluidità e rapidità impressionistica, accentuate da tocchi vibranti di colore intrisi di luce.

Nel suo soggiorno a Roma, dipinse: vedute del Foro e della campagna romana, Chiostro di S. Paolo, Villa d’Este, Tivoli e S. Maria del Popolo.


S. Marchesi ha insegnato all'Istituto BB.AA. di Palermo dal 1886 al 1912 .
Dal  sito  www.fondazionebancodisicilia.it  riportiamo in parte : " le sue vedute di interni chiesastici in genere medioevali ripresero un genere ampiamente diffuso in ambito romantico soprattutto dagli artisti viaggiatori " .

Salvatore Marchesi e lo zio Luigi Marchesi erano soprannominati i magici " pittori della sacrestie"


Dal sito  www.mondopiccolofontanelle.it   si riporta parzialmente :
" Una parte considerevole, anche se non esclusiva, delle tele di entrambi i Marchesi ha un soggetto inusuale anche per degli artisti di interni come essi furono ai massimi livelli: le sacrestie e, accanto ad esse, gli scorci di cappelle e navate di antiche chiese, animate da sacerdoti, monaci, chierichetti, sacrestani e fedeli, fissati nelle tele in situazioni inconsuete. Di questi ambienti, dove sfarzo e polvere spesso si coniugano, Luigi e soprattutto Salvatore Marchesi amano cogliere la quotidianità al di fuori delle cerimonie sacre. C'è il vecchio prete che stampa le ostie, un giovane cantore che vocalizza solitario, sugli antichi corali, il chierichetto costretto a togliere da un antico tappeto le gocce di cera incautamente fatte cadere, il ragazzino arrampicato a spolverare un Cristo, la giovane donna prostrata ai piedi dell'altare a supplicare il perdono divino, sino ad un monaco riverso ai piedi di un pozzo, forse al termine di una robusta libagione o al suo confratello che si occupa delle verzure che prosperano all'interno di un chiostro assolato. Atmosfere sospese che entrambi gli artisti colgono in momenti particolari di luce, attenti a rendere tensioni e silenzi dove grandi architetture limitano e filtrano la potenza del sole mediterraneo. Quelle di Luigi e Salvatore Marchesi sono, pur nella specificità di ciascuna personalità artistica, stupende pagine
d'arte e, insieme, di costume, spesso documenti sopravvissuti a ricordarci monumenti oggi scomparsi o deturpati irrimediabilmente. E attraverso la prospettiva e la luce zio e nipote raggiungono livelli che trovano pochi
confronti nella pittura di interni dell'Ottocento......
Salvatore Marchesi (1852 - 1926), ad undici anni è già allievo di Guido Carmignani al Corso di Paesaggio all'Accademia di Parma; subito entra nel circuito degli artisti affermati: la consacrazione avviene quando alcune sue opere sono esposte nella Pinacoteca Pubblica di Parma. Nel 1871 affianca il Dalla Rosa all'Università di Roma nell'insegnamento di Geometria proiettica
e descrittiva: gli studi di prospettiva lo portano alla pubblicazione anche di due trattati sull'argomento. Espone intanto a Brera, a Firenze e a Bologna ma anche a Parigi. Sue opere vengono acquistate dalla Real casa e entrano nel patrimonio delle principali gallerie d'arte moderna e musei (Roma, Milano, Torino, Piacenza, Brescia, Trieste, Parma, Agrigento,
Palermo.). Dal 1886 insegna all'Accademia di Belle Arti di Palermo e nel capoluogo siciliano resta per 36 anni, tornando a Parma solo nel 1922....."

Degna di menzione la Mostra Retrospettiva presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Parma

Bibliografia :
-Catalogo della mostra su Salvatore e Luigi Marchesi(Parma,Fondazione Cassa di Risp.,1998).

 
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