Serramendola-Murgobello - Siracusa territorio

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Serramendola-Murgobello

S
SERRAMENDOLA O MURGOBELLO
In vernacolo Serra mondila o Serrarne/ulula. Murgobello (riferito sempre alla stessa località, è toponimo ormai scomparso <8i>.
Attualmente terre poste fra il vallone Fontanelle e le località S. Filippo Neri e Orecchie di Lepre <82).
Circa l'origine del toponimo Serramendola, premetto che esso probabilmente è stato dato dopo il XVII secolo, in seguito ad un impianto intensivo di mandorli in qualche ristretta area della zona. Ci chiarisce su ciò il notaio Polizzi < s3> "Pezzo di terra chiamato delle mandule con tutti gli alberi di diversa sorte" ed ancora "La chiusa dietro il giardino di Campo e le terre dove ci sono le mandule".
Per quanto in un altro contratto, (effettuato il primo novembre
(81) Ardi. St. Sii.. Dagli ani del notaio Falbo (voi. 1 1358. 3 oli. 1682): Francesco Carrubba promette a Francesco De Michele " di coltivare tutte le vigne esistenti nel luogo sito e po¬sto nel territorio di questa città e nel feudo Cifalino e in contrada come si dice tlelle Mentitile o ili Murgabello . limitato dai suoi confini, tranne quella pertinenza di vigne
vocata dello sperone ",
(82) Un tempo la località doveva essere più ampia. Ciò lo deduco da un documento di acqui¬sto di terre che il duca di Floridia fece dai padri Gesuiti di Siracusa nel 1689 "li suoi con¬fini sono, pei ponente confina con il luogo di S. Agostino, per levante con il luogo di Bellomo. pei tramontana con la via reale di Floridia. pei mezzogiorno per la via reale ..." (Altre terre precedentemente date (anno 1602) in concessione perpetua al Barone di ("arancino " nel feudo Cifalino e contrada Senamendula" erano patrimonio dei Gesuiti.
(83) Arch. St. di Sii. Notaio Polizzi. vol.1 1655 del 13ott.l699.
dello stesso anno) sempre il notaio Polizzi specifichi il nome della contrada come Serramendula <84>, cioè un piccolo altipiano di mandorli.
Si evince già, dalla documentazione prodotta qui, che in quel pe¬riodo il toponimo in oggetto non era ancora attestato tanto è vero che si parla anche di "terre di mandule" e per specificare meglio si cita il toponimo Murgobello, sicuramente precedente nome della contrada.
Ma come mai è stato dato alla contrada il nome della coltivazio¬ne impiantata? Per capire ciò bisogna ricordare che il mandorlo, per quanto abbastanza diffuso nella nostra area, ha avuto sempre alterne fortune nella commercializzazione, legato com'è al consumo nazionale ed internazionale dei suoi semi sia in pasticceria (per confezionare confetti, torroni, bibite) sia in farmacia e dermocosmesi (per l'uso che si fa dell'olio) « ss».
I nostri proprietari terrieri usavano consociare questa pianta al¬l'ulivo ed al carrubo oppure solevano impiantare un mandorleto rado, insieme ad ulivi, ai margini del terreno; tutto ciò per lasciare la parte centrale alla coltura di cereali e leguminose.
Fino ai giorni nostri è difficile vedere impiantati man¬dorleti specializzati, per quanto sia accertato che essi sono più redditizi delle colture miste.
Nel XVII secolo, pensare ad impiantare un mandorleto specializ¬zato, poteva considerarsi un fatto raro, tale da caratterizzare la contrada e soppiantare il toponimo preesistente.
(84) Arch. St. Sir. voi. 1 1655: "vignale di terre scapole, casaleni. alberi di diversa sorte, domestici, con comodità di pozzo, di pile ed atri situato nel territorio di questa città nel feudo di Cifalino e contrada Serramendule".
(85) Un tempo si utilizzava la buccia coriacea dei frutti come combustibile per produrre nei forni. (corcare) la calce viva, partendo dai sassi calcarei reperibili nei valloni: come sottopro¬dotto si otteneva una fine carbonella che si utilizzava in casa accendendola nei bracieri ( nuzziliddu de' condii ). Si utilizzava pure il mallo, che incenerito, dava la soda pei usi dome¬stici (si usava nella produzione di sapone) ed industriali. (La soda nel secolo scorso era lino dei prodotti che veniva esportato maggiormente in Inghilterra: esso si estraeva pure dalle ceneri della salsola. che ne contengono fino al 40%).
Murgobcllo. toponimo scomparso, è senza dubbio riferito a que¬sti luoghi, fìssi un tempo si dovevano presentare a prateria <86) e dovevano essere piuttosto acquitrinosi nel periodo invernale. Proprio a Serramendola il terreno, patrimonio dei gesuiti, di are 13, veniva chiamalo "luogo del Margio". Ciò rafforza ulteriormente le mie deduzioni.
Margio è toponimo siciliano antico che compare già in un di¬ploma del 1094 (riporato dal Vigo) "dividit per medium lo margio quod pantanum vel terra silvestris latine nuncupatur".
Per Margio un tempo si intendeva, più che altro, un luogo panta¬noso con acqua stagnante nel periodo invernale e asciutto nel periodo estivo. A Pantelleria con Marga si intende tuttora una piccola estensione di terreno coltivata a vigneto e circondata da muretti a secco (87).
11 vocabolo deriva dall'arabo Marga(h) che, secondo il Freytag <x8) significa prato, maremma e secondo Kazimirski <89) prateria.
(86) Cìli stralci di contratti del notaio Polizzi riportati nelle ultime pagine, così come l'ultimo che riporto qui. riguardano "gabelle a bonifica".
Archivio di Stato di Siracusa: volume 1 1657 del 17/11/1701. Suor Margherita Pizzuti, abba- dessa del monastero del Monte delle Vergini concede a gabella al sacerdote Pietro Angelino un luogo chiamato "do cozzo dell'abbadia" posto nel territorio di questa città e nel feudo del Cifalino e contrada chiamata del Murgobello".
(87) Gli arabismi nelle lingue neolatine con speciale riguardo all'Italia. Brescia. 1972.
(88) Lexicon arabico-latinum. Halis Saxonum. 1830-34.
(89) Dictionnaire arahe-francais. nuova ed. Parigi. 1960.

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