Cugno Lupo
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CUGNO LUPO
In vernacolo Cugnu Lupa. Località posta fra la cava di Lencino ed il limite territoriale di Siracusa con Floridia (contrada Rajana).
Il toponimo fa riferimento inequivocabilmente ai lupi. Questi animali carnivori affini ai cani si presentano con collo robusto, coda pendente, pelame misto color grigio, nero e fulvo.
I lupi, nella nostra provincia, sono ormai scomparsi; ma fino all'inizio del nostro secolo ve ne erano nei boschi e nelle cave (65). Il Ferrara (1887) così scrisse "I nostri boschi (di Sicilia) ne sono così pieni che i pastori ed il Governo danno premi a chi ne uccide". I pastori temevano i lupi a causa delle razzie di pecore che questi animali facevano. A protezione degli ovili venivano aperti fossati mentre sul recinto si mettevano fascine di piante spinose e sassi appuntiti così come se ne vedono ancora nell'area collinare iblea.
II cugno lupo è attraversato, in lungo, da una mulattiera congiun¬gente la piana di Monasteri con gli altipiani di Bibbia. Questa mulattiera sembra una strada a fondo naturale alternativa alle vie greche e romane.
Nel periodo medievale furono trascurate molte opere di ripri¬stino viario per cui molti tracciati artificiali delle zone pianeggianti scomparvero. Ciò non avvenne nelle zone rocciose delle colline dove il sistema stradale era costituito da "carrate" nel calcare, a causa del secolare attrito delle ruote.
Il deterioramento delle nostre antiche strade avvenne a causa della riduzione dell'uso del carro e del prevalere dell'uso delle "redine", ossia di carovane di bestie da soma, che permettevano il trasporto a
(65) Molli sono i toponimi siciliani e calabresi che si riferiscono a lupi. Alcuni sono già citati in antichi documenti dell'anno 1190: Handq al-l(u)b (vallonem lupi) riportato dal Cusa in Diplo¬mi greci ed arabi in Sicilia (p.205. r.6/181): come pure Kudiya al-l(u)bub (monticulum lupo- rum) in ("usa (p.231 r. 5/195).
basio delle derrate, in file formate perfino da otto muli o asini guidati da un bordonaro.
"La redimi livellava progressivamente le esigenze di tutti gli iti-nerari, dalle grandi strade romane alle trazzere ed ai percorsi più modesti, ma pur sempre accessibili alle redine e lettighe con muli. Proliferavano i percorsi alternativi con una serie di varianti non concepibili in un sistema rigidamente centralizzato, ma che si molti¬plicavano invece continuamente in un clima fluido, tra insicurezza ed esigenze particolaristiche, quando si era costretti ad intraprendere percorsi alternativi, per evitare un ponte crollato o l'inondazione di una fiumara o una zona bassa, impaludatasi per l'abbandono delle opere di bonifica, oppure un posto di controllo daziario o di riscossione del pedaggio o un passo temuto per le imboscate dei briganti" (66).