Ponte di ferro
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PONTE DI FERRO
In vernacolo Ponti i ferru, Ponti i ferra. E' attualmente così
chiamato il ponte della strada statale 124 (al km 407 circa) che
attraversa l'Anapo e per esso tutta l'area circostante viene così denominata.
Si deve comunque specificare che da quando furono costruiti gli alvei artificiali e contigui del Mammajabica, del Ciane e dell'Arrapo si attraversano tre ponti, fin dagli anni '50, costruiti in calcestruzzo. Ai nostri giorni si suole indicare il tutto come se fosse un unico ponte e denominarlo "di ferro" <ii9) in quanto precedentemente e contigui agli attuali vi erano i ponti costruiti con traverse di ferro così come se ne vedono attualmente lungo le linee ferroviarie.
11 sopracitato ponte veniva chiamato, fino al secolo scorso, anche Ponte della Stoppa per il fatto che in quei luoghi, nei mesi di Luglio e di Agosto, avveniva la macerazione e l'estrazione delle fibre della canapa e del lino < 120). In vernacolo Ponti 'a Stappa.
Altro toponimo popolare, oramai estinto, è Undici Ponti, in vernacolo Unnici Ponti, in quanto nel periodo dell'esistenza dei tre ponti in ferro vi era il manto stradale rialzato rispetto al generale livello della strada per cui per poter permettere l'accesso furono costruiti altri otto piccoli ponti.
(119) Anche ili documenti pubblici si può rilevare come ogni ponte della zona venisse comunemente chiamato di ferro specificando poi quale di esso fosse. All'articolo 2 de) nuovo regolamento speciale per l'industria della macerazione della canapa e delle piante tessili in genere, approva¬to dal Prefetto del tempo e dalla Giunta comunale nell'anno 1902:"La macerazione della cana¬pa e del lino è permessa nelle acque dell'Anapo dalla foce a risalire fino ad un punto che non disti meno di 50 metri dal ponte di ferro della provinciale Siracusa-Noto" ed ancora "E" per¬messa la macerazione alla foce del Ciane, da occupare anche il tratto del corso dell'acqua che dalla foce va a monte fino ad un punto che non disti meno di 50 metri dal ponte in ferro della provinciale per Avola".
( 120) "L'estrazione della canapa e del lino non si effettuava nello stesso punto della macerazione, bensì all'imboccatura del fiume e propriamente dove le acque si mescolavano a quelle del ma¬re. Sul fiume, le cataste erano guidate da un uomo che stando in piedi su quelle come su una barca, con una pertica in mano che poggiava ora a destra ora a sinistra, li conduceva dalla fo¬ce fin oltre il ponte, e viceversa. Macerate le canape, si sfasciavano le cataste e si sciacquavano le manelle ben bene esponendole poi diritte al sole ed all'aria lungo la spiaggia. Qui i raggi del sole, i venti e l'aria del mare asciugavano le dette manelle che poi venivano lavorate" (dalla te¬si di laurea di F. Scottoli. La bonifica idraulica ed agraria delle paludi Lisimelie 1886-1950). La produzione della canapa e del lino, nella nostra provincia, dava lina certa mole di lavoro. Bisogna ricordare che. prima del 1880, si avevano nel circondario circa 600 ettari di terreno coltivato a canapa e 206 seminati a lino. Inoltre nel capoluogo i lavoratori addetti alla canapa ed al lino erano 1356 e nella provincia 6473.
Dalle notizie degli eruditi sappiamo che in questa zona, fra il 1500 ed il 1700. esisteva un ponte di legno. C. Camillani visitando Siracusa nel febbraio del 1584 annotò "(Anapo) laonde vicino alla sua foce viene attraversato da un ponte di legname mirabilmente accomodato" informazione che poi ci viene confermata dal Mirabella nel 1700 "questo ponte che ai presenti è di nuova e bellissima fabrica, prima, perchè era fabbricato di legname, si dicea il Ponte delle l'avole". Dell'esistenza di un ponte che attraversava l'Anapo in vicinanza della foce abbiamo notizia fin dal periodo greco. Tucidide nel lib. VI ci informa che in quei secoli furono edificati più ponti, fra i quali restò famoso il più vicino al mare per la battaglia ivi vinta dagli ateniesi contro le milizie siracusane "dopo aver disfatto gli ateniesi quel ponte".
Plutarco in Nicia "si in castris tunc existens Nicia Pontibus dcjectis pugnandi videatur occasionem eflugere velie".