Casale
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CASALE E LUOGO DI CASALE
In vernacolo Casali e Loca ciò'casali. Aree che si trovano nei dintorni della masseria S. Francesco sulla strada comunale detta di
(108) I.a calta papiro venne usata comunemente fino al X secolo. Poi poco a poco venne surrogata con carta di cotone, facilmente deperibile. Nel XIII sec. si arrivò al punto che l'imperatore Federico, con lui provvedimento del 1224. dichiarò nulli quei documenti di un certo valore che non fossero scritti in pergamena (Costituzioni, lib.I. titolo 80).
In un diploma della città di Palermo, del 1329. si legge l'approvazione della spesa di due once d'oro per copiare in pergamena il volume delle Consuetudini della città, le quali "culli scriptae sint in cartis de papiro erant. quodammodo quasi deletae et minus honorifice factae".
( 109) Da alcuni atti dotali si rileva la produzione di una tela (burdo). detta siracusana, buona per fare materassi che nell'Italia meridionale veniva utilizzata allo stesso modo del burdo di Alessandria di Egitto. La presenza del papiro nei due luoghi fa supporre l'ipotesi esposta. Da un documento del Codice Barese (anno 1266) "Mataracium unum de burdo de Alexandria, coopertoria duo. unum de burdo (tela) ed aiium fuscum (giunco)". Notaio Taglienti (atto del 16 gennaio 1486) "Materacium unum siracusanum cum butana" ed ancora altri atti, riportati da Salomone Marino in "Le pompe nuziali ed il corredo della donna siciliana nei secoli XIV. XV. e XVI": atto del 1506 "Mataracia quatur siracusana facili et butana nova": atto del 1475 "Materatia tria di burdo siracusano".
Tivoli.
Questi toponimi derivano dal siciliano Casali che indica gene-, ralmente gruppi di case, nella tradizione siciliana almeno una dozzina di "fuochi". Difficilmente si riuscirà ad individuare tracce di questo casale, tra l'altro sconosciuto nella denominazione, in quanto la zona è stata sconvolta da un fiorire di villette di campagna, quasi tutte costruite in abusivismo edilizio. In Sicilia molti luoghi portano tali denominazioni.
Alle sponde odo l'acqua colomba Anapo mio; nella memoria geme al suo cordoglio uno stormire altissimo ...
(Anapo di S. Quasimodo)