Mortellito
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MORTELLITO
In vernacolo Murtidclitu, Murtiddita. Ai riveli rusticani del 1816 Mortellito di Monasteri.
E' un'ampia località posta a limite con gli ex feudi di Floridia e Cifalino.
Il toponimo fa riferimento ad un mirteto cioè a spazi di macchia mediterranea dove prevale la gariga a Mirto oppure a luogo dove si coltiva il mirto (68).
Il toponimo siciliano Mortellitu è stato già rinvenuto in un docu-mento del XIV secolo, per quanto dell'esistenza di un mirthetum nelle terre siracusane si legge in un documento federiciano del 31 marzo 1240 (69>: "dummodo venatio nostraque est ibi prope explantatione vinearum ipsarum non recepiat lesionem et mirthetum vicinum venationi ipsi non destruatur prò eis". Da questa lettura ho buoni motivi per pensare che il menzionato mirteto debba trovarsi in queste terre di monasteri, altre volte dichiarate di regio sollazzo.
Che in quei luoghi si sia avuto, persistente nei secoli, un incolto (70) a mirteto è probabile, data la natura argillosa del terreno ed il fatto che il mirto nei secoli scorsi produceva reddito.
Le foglie di mortella venivano utilizzate per la concia delle pel¬li (nello stile degli arabi dell'ovest) come pure foglie e fiori venivano raccolti e venduti per la produzione dell'acqua angelica di uso cosmetico.
(68) Murtidda. in italiano Mirto o Mortella, deriva dal latino medievale Mortella, diminuitivo di Minta. Nel Rollo della chiesa di Monreale (anno 1182) trovasi scritto Mertu. In spagnolo dicesi Murtilla. Questi vocaboli derivano dal greco Myrtos.
Raccorda con Fontana Mortilla.
(69) Huillard-Brèholles. Historia diplomatica Federici Secundi. Parigi 1852. 61.
(70) C he nel XVII secolo vi fossero in questa località delle aree incolte lo si evince da un atto di concessione di terre "colte ed incolte di detto feudo in contrada Mortellito" eseguito presso il notaio Di Giovanni di Siracusa in data 8 agosto 1626 (presso Arch. di Stato di Siracusa, voi. 10422).
Sull'utilÌ7,7.o del mirto riporto qui alcuni frammenti di atti del notaio Citella di Palermo: Pietro de Baldancia si impegna con Roberto de Nicosia, conciatore, e soci a trasportare con i suoi quattro somari "mirtham suam trituratam sive paratam, a primo tempore in quo eam parare inceperint" fino all'otto settembre, dal paratore Jatini fino a Palermo (febbraio 1287). Filippo Pipitone si impegna con Roberto de Nicosia, conciatore, a lavorare "tam in metenda quam in scotulanda inirtha" nella stagione del raccolto, con il salario di tari 12 al mese (gennaio 1287).
Riporto altresì un atto di gabella da parte del Monastero di San Benedetto di Siracusa sulle terre del feudo di Belfronte <7i> a tale Pietro Verna a dimostrazione dell'utilizzo della mortella a scopo commerciale fino al XVIII sec.: "tanto l'erba quanto le piante selvaggie e domestiche ed effetto di pascolare ogni genere di bestiame nel quale predetto feudo detto gabelloto possa e voglia seminare anche le foglie del mortellito o cistinco ed anche di ciaramidaro ... Parimenti detto gabelloto si possa raccogliere la pampina del mirto o mortellazza o cistinco esistente in detto fego, anzi quelle il suddetto gabelloto possa e liberamente vendere, gabellare a conto proprio, come possa pure il gabelloto far per conto proprio il ciaramidaro esistente nello stesso fego oppure quello gabellare a qualunque persona a lui ben vista per quel prezzo e gabella come gli piacerà e detti prezzi e gabella così di detti mirti, cistinco e ciaramidaro se li possa appropriare per essere già il prezzo di essi incluso in dette onze 107 di gabella che detto gabelloto dovrà pagare al predetto monastero ..."
(71) Allo stipulato in data 29 maggio 1720 dal notaio Polizzi di Siracusa (presso Arch. di Stato di Siracusa, voi. 11674).
(50) Nella Martin» • Habitat rupestri, in T.C.M.. 1986.
Ascolta della terra il muto cauto, tra i sacri sassi, fuso ad echi di muse e venti d'oriente ... alle ossa degli avi ci conduce
(Enza Giuffrida)