Stefanizzi Fernando - a-carabinierieroi

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Stefanizzi Fernando

S
Fernando Stefanizzi (Muro Leccese, 1º febbraio 1957 – San Damiano d'Asti, 8 febbraio 1988), carabiniere, i Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Medaglia  d'oro al valore dell'Arma

    

con la seguente motivazione

«Nel corso di servizio antirapina, interveniva intrepidamente in aiuto del proprio Comandante di Stazione sopraffatto da due rapinatori armati all'interno di ufficio postale. Pur conscio di esporsi a gravissimo rischio, tentava di bloccare i malviventi senza ricorrere all'uso delle armi per salvaguardare l'incolumità del superiore. Fatto segno a repentina azione di fuoco da parte di uno dei criminali, benché mortalmente ferito, raccoglieva le residue energie in un estremo tentativo di reazione armata. Fulgido esempio di insigne coraggio, nobile altruismo ed elevate virtù militari. D.P.R. 4 maggio 1989»

Giancarlo Barbonetti sulla rivista "il Carabiniere Luglio 2021 n.7

Si erano verificate più rapine ai danni di Uffici Postali. Conseguentemente, l'Arma aveva predisposto numerosi servizi di prevenzione, articolati su pattuglie in abiti borghesi e in uniforme, automontate e appiedate. In particolare, quell'8 febbraio, veniva predisposto un accurato servizio antirapina, strutturato su quattro coppie di militari, tre automontate e una appiedata, in abiti borghesi. Quest'ultima, composta dal Comandante della Stazione, Maresciallo Capo Giuseppe Mancuso, e dal dipendente Carabiniere Scelto Fernando Stefanizzi, si trovava, alle ore 12.40, in piazza Libertà, chiusa al traffico perché giorno di mercato, confusa tra la folla, quando i due militari notarono un individuo sospetto introdursi nell'Ufficio Postale. Subito il Maresciallo, dopo aver disposto che Stefanizzi rimanesse vicino alla porta pronto ad intervenire, seguì il soggetto all'interno, sorprendendolo mentre, minacciando il direttore, stava riempiendo una sacca con denaro contante. Il sottufficiale intimava al rapinatore di arrendersi e di gettare la pistola, nel contempo avvicinandosi al malintenzionato per disarmarlo. Dietro di lui un complice, però, entrato nel locale pubblico tempo prima, lo aggrediva alle spalle colpendolo alla testa con il calcio di una pistola. Il Maresciallo Mancuso, pur stordito, ingaggiava una colluttazione con i rapinatori, purtroppo soccombendo e dovendo cedere la propria arma. In quel momento interveniva il Carabiniere Stefanizzi il quale, impugnando la pistola e accovacciandosi sulle ginocchia, apriva la porta: senza alcuno scrupolo, uno dei due criminali aprì immediatamente il fuoco, ferendo mortalmente il militare che, da terra, riusciva ad esplodere cinque colpi con l'arma di ordinanza, attingendo a sua volta un malvivente. I due rapinatori fuggivano quindi dall'Ufficio tenendo come ostaggio il Maresciallo Mancuso che, a sua volta, tentava una nuova reazione, costringendoli ad abbandonare la sacca contenente la refurtiva, ammontante a due milioni e mezzo di lire. I tre salivano su un'autovettura con targa rubata che riusciva ad allontanarsi nonostante due vigili urbani ed un gioielliere fossero intervenuti armati per impedire la fuga; nella concitazione, anche un passante veniva attinto da un colpo di rimbalzo (prognosi di settanta giorni). Il Carabiniere Stefanizzi, subito soccorso, decedeva durante il trasporto in ospedale a causa della potente emorragia provocata dalla ferita. Il Maresciallo, dopo oltre un'ora, veniva rilasciato alla periferia di Chieri (To), dolorante per più contusioni al capo e al volto. Le indagini dell'Arma consentivano di individuare in breve tempo i responsabili dell'omicidio: già il 13 febbraio era sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria un pregiudicato che, al tempo della rapina, si trovava in permesso perché detenuto quale responsabile di omicidio a scopo di rapina; dopo ulteriori accertamenti e riscontri, anche il secondo criminale, pregiudicato per varie rapine, fu assicurato alla Giustizia. Ad ambedue furono comminate severe pene. Il Maresciallo Capo Mancuso, impavido nell'affrontare i rapinatori, fermo e sprezzante del pericolo, continuando a lottare anche dopo essere stato stordito, coraggioso nel costringere i malfattori ad abbandonare la refurtiva, stoico ed attaccato al dovere per essersi messo subito a disposizione per le indagini nonostante le ferite, sarà insignito della Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Fernando Stefanizzi era nato a Muro Leccese (LE) il 1° febbraio 1957. Assolti gli obblighi scolastici ed esercitata l'attività di fornaio in gioventù, ancora minorenne, il 23 maggio 1974, ottenne l'arruolamento nell'Arma e frequentò il Corso Allievi presso il Battaglione di Chieti, conseguendo la nomina a Carabiniere il 15 novembre 1974. Destinato alla Legione di Alessandria, prestò servizio alla Stazione di Bagnolo Piemonte (CN), ove nel 1980 conseguì la qualifica di "Scelto", fino all'aprile 1981, quando, per matrimonio, fu trasferito prima alla Stazione di Mornese (AL) e subito dopo a quella di Oviglio (AL). Il 26 luglio 1982 sposò infani la Signora Vincenza Cannata, di Bagnolo; dall'unione nacquero Emanuela (1982) e Daniele (1986); in particolare, la piccola Emanuela, che aveva soltanto sei anni alla morte del padre, riuscirà a realizzare il suo sogno, cullato quando ancora nelle file dell'Arma non c'erano donne, ricalcando le orme del valoroso genitore, arruolandosi nella Benemerita e operando prevalentemente in Liguria. Il 9 luglio 1981 il Caduto raggiunse infine la sede di San Damiano d'Asti. Il riconoscimento della dedizione e della generosità dimostrate lanciandosi in soccorso del superiore senza esitare, del coraggio e del senso del dovere espressi in maniera eccelsa nell'affrontare un nemico superiore in numero, del valore e della capacità operativa manifestata continuando a sparare benché fosse in fin di vita, si è concretizzato presto nella concessione al Carabiniere Scelto Stefanizzi della Medaglia d'Oro al Valor Militare "alla memoria".
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