Friscia Francesco generale
GIRIFALCO - MONTE COVELLO- MONUMENTO ALLE VITTIME DELLA SCIAGURA
a Lui sono intitolate le sezioni di Nicolosi e Siculiana
STORIA
GIRIFALCO -31 ottobre 1977
In località Rimitello di Monte Covello, dove si erge imponente un'opera monumentale realizzata dai professori Filippo Eduardo e Vincenzo Lamantea a ricordo della sciagura aerea in cui 30 anni addietro persero la vita 6 carabinieri, come ogni anno, alla presenza del comandante interregionale, generale di divisione Giuseppe Barracco, del comandante regionale della Guardia di finanza Riccardo Piccini, del comandante militare regionale della Calabria Pasquale Martinelli, del comandante della Compagnia carabinieri di Girifalco Marco Porcedda, dell'arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace monsignor Antonio Ciliberti, dei familiari delle vittime e delle associazioni, i carabinieri della Regione Calabria, hanno commemorato i caduti con una cerimonia alla quale hanno partecipato, tra gli altri, l'amministrazione comunale di Girifalco, rappresentato dal vice sindaco Michelangelo Iannone, autorità militari, civili e religiose.
Trent'anni fa persero la vita il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Enrico Mino, il colonnello Francesco Friscia, comandante della Legione dei carabinieri di Catanzaro, il tenente colonnello Luigi Vilardo, il comandante del Centro elicotteri di Pratica di mare, tenente colonnello Francesco Sirimarco, il tenente Francesco Cerasoli, della Base elicotteri di Vibo Valentia ed il brigadiere Costantino Di Fede, del Centro elicotteri di Pratica di Mare. Come ha ricordato il Comandante provinciale dei carabinieri Claudio D'Angelo, l'elicottero sul quale il 31 ottobre del 1977 viaggiava il generale Mino, che si trovava in Calabria per valutare di persona i luoghi nei quali si muovevano le cosche della 'ndrangheta, a quei tempi particolarmente interessate ai sequestri di persona (Mino, infatti, riteneva necessaria la creazione di nuovi strutture specializzate nella prevenzione e nella neutralizzazione di questa attività criminosa) e i suoi collaboratori doveva effettuare una ricognizione nelle zone di Rosarno, Taurianova e Reggio Calabria. Nonostante le pessime condizioni atmosferiche - le testimonianze dell'epoca riferiscono che sulla zona di Monte Covello gravava una fitta nebbia - l'elicottero, nonostante la scarsa visibilità, proseguì lungo la rotta fissata.
Erano passate da poco le ore 15 quando il contatto fra l'elicottero e la base si interruppe e presa forma il sospetto di una sciagura che a tarda sera venne confermata: l'elicottero si era schiantato alle pendici di Monte Covello, in località Rimitello. Nessuno degli occupanti era scampato alla morte. Gli investigatori avviarono le indagini e compivano ogni necessario rilievo utile a chiarire in seguito la dinamica di una tragedia che in un primo tempo aveva fatto pensare ad un inquietante attentato. Si interessò anche il Parlamento e furono sollevati dubbi ed interrogativi ma si giunse alle conclusioni che l'elicottero si era abbattuto sulle pendici di Monte Covello a causa delle avverse condizioni atmosferiche.